«Con te voglio parlare. E di che posso parlare se non
di te?
C'è cosa che non sia dall'eternità presso di te, che non abbia patria nel tuo spirito e nel tuo cuore la sua prima sorgente? E perciò tutto quanto io posso dire è sempre un parlare di te. E tuttavia in questo parlare, sommesso e timido, tu intendi sempre un parlare di me, sebbene di te solo io vorrei far parola.
Perché, che posso dire di te, se non che sei il mio Dio, Dio della mia origine e del mio tramonto, Dio del mio gaudio e della mia afflizione, Dio della mia vita? [...]
Dio della mia vita! Ma che ho poi detto chiamandoti Dio mio, Dio della mia vita? Senso della mia vita? Meta del mio cammino? Santità delle mie opere? Giudizio dei miei peccati? Amarezza delle mie ore amare e il più segreto dei miei gaudii? Mia forza, che prostri nell'impotenza quella forza che viene da me? Datore di essere di vita e di grazia? Vicino e lontano? Incomprensibile? Dio dei miei fratelli, Dio dei miei padri?
C'è nome ch'io non ti debba dare?[...]
Ma perché sto affatto a parlare di te?
E tu mi tormenti con la tua infinità e io non la posso misurare!
Perché tu mi spingi nelle tue vie, che menano solo nell'oscurità della tua notte, che a te solo è luce. Solo il tangibile e il finito è reale per noi e raggiungibile; e puoi tu essere per me una realtà, vicina, se io riconosco l'infinito in te?
Perché hai lasciato il tuo segno di fuoco nella mia anima col battesimo e m'hai acceso la luce della fede? Oscura luce che m'alletta nella tua notte, fuori dalla sicura chiarità del mio piccolo nido.
E mi hai fatto tuo prete, che io viva presso a te la mia vita, per gli uomini, presso a te dove mi manca il respiro di queste mie piccole cose![...]
Tu, Dio della mia vita, infinità della mia finitudine.
Ma che m'hai messo nell'anima, come m'hai creato, che io, di te e di me, so solo che tu sei l'eterno mistero della mia vita? Terribile mistero dell'uomo, che appartiene a te, mio Dio, che sei l'incomprensibile!
Incomprensibile nel tuo essere e più ancora nelle tue vie e nei tuoi giudizi. Poiché se quanto fai di me è frutto della tua libertà, insondabile abisso di grazia che non ha nessun perché, se la mia creazione e tutta la mia vita è tua libera elezione e le mie vie sono in fondo le tue vie, imperscrutabili, allora Signore non ti può comprendere nessun perché del mio spirito, allora tu resti l'incomprensibile anche quando io ti veda faccia a faccia.
Ma se tu non fossi l'incomprensibile, mi saresti soggetto; ti avrei concepito e compreso e tu apparterresti a me, non io a te.
E sarebbe l'inferno, la sorte dei dannati, che io finito, con il mio definito essere, appartenessi a me stesso; fossi ridotto in eterno a far la ronda nel carcere della mia finitudine»
C'è cosa che non sia dall'eternità presso di te, che non abbia patria nel tuo spirito e nel tuo cuore la sua prima sorgente? E perciò tutto quanto io posso dire è sempre un parlare di te. E tuttavia in questo parlare, sommesso e timido, tu intendi sempre un parlare di me, sebbene di te solo io vorrei far parola.
Perché, che posso dire di te, se non che sei il mio Dio, Dio della mia origine e del mio tramonto, Dio del mio gaudio e della mia afflizione, Dio della mia vita? [...]
Dio della mia vita! Ma che ho poi detto chiamandoti Dio mio, Dio della mia vita? Senso della mia vita? Meta del mio cammino? Santità delle mie opere? Giudizio dei miei peccati? Amarezza delle mie ore amare e il più segreto dei miei gaudii? Mia forza, che prostri nell'impotenza quella forza che viene da me? Datore di essere di vita e di grazia? Vicino e lontano? Incomprensibile? Dio dei miei fratelli, Dio dei miei padri?
C'è nome ch'io non ti debba dare?[...]
Ma perché sto affatto a parlare di te?
E tu mi tormenti con la tua infinità e io non la posso misurare!
Perché tu mi spingi nelle tue vie, che menano solo nell'oscurità della tua notte, che a te solo è luce. Solo il tangibile e il finito è reale per noi e raggiungibile; e puoi tu essere per me una realtà, vicina, se io riconosco l'infinito in te?
Perché hai lasciato il tuo segno di fuoco nella mia anima col battesimo e m'hai acceso la luce della fede? Oscura luce che m'alletta nella tua notte, fuori dalla sicura chiarità del mio piccolo nido.
E mi hai fatto tuo prete, che io viva presso a te la mia vita, per gli uomini, presso a te dove mi manca il respiro di queste mie piccole cose![...]
Tu, Dio della mia vita, infinità della mia finitudine.
Ma che m'hai messo nell'anima, come m'hai creato, che io, di te e di me, so solo che tu sei l'eterno mistero della mia vita? Terribile mistero dell'uomo, che appartiene a te, mio Dio, che sei l'incomprensibile!
Incomprensibile nel tuo essere e più ancora nelle tue vie e nei tuoi giudizi. Poiché se quanto fai di me è frutto della tua libertà, insondabile abisso di grazia che non ha nessun perché, se la mia creazione e tutta la mia vita è tua libera elezione e le mie vie sono in fondo le tue vie, imperscrutabili, allora Signore non ti può comprendere nessun perché del mio spirito, allora tu resti l'incomprensibile anche quando io ti veda faccia a faccia.
Ma se tu non fossi l'incomprensibile, mi saresti soggetto; ti avrei concepito e compreso e tu apparterresti a me, non io a te.
E sarebbe l'inferno, la sorte dei dannati, che io finito, con il mio definito essere, appartenessi a me stesso; fossi ridotto in eterno a far la ronda nel carcere della mia finitudine»
Karl Rahner
(da: Tu sei il silenzio)
La vespa e il ragno
Quando Davide, re d’Israele, era un giovane pastore, un giorno vide un ragno che divorava una vespa, e disse:
“ Signore, a cosa serve quest’ insetto che hai creato? Il ragno tesse e tesse, ma con la sua tela non ci si può neanche fare un vestito.” E il Signore gli rispose:
“Davide, non disprezzare le mie creature, perché verrà il giorno in qui avrai bisogno di loro.”
E infatti accadde che Davide, per sfuggire a re Saul dovette nascondersi in una grotta. Ma l’inseguitore l’avrebbe trovato, se non fosse stato per un ragno inviato dal Signore, e in fretta e furia chiuse la bocca della caverna con un’immensa ragnatela.
“Qui non può essere entrato” disse infatti re Saul, quando passò davanti alla grotta “ altrimenti avrebbe rotto la tela di ragno”.
E se ne andò.
Allora Davide prese il ragno sulla mano, lo baciò e gli disse:
“Benedetto te e chi ti ha creato”.
Quando Davide, re d’Israele, era un giovane pastore, un giorno vide un ragno che divorava una vespa, e disse:
“ Signore, a cosa serve quest’ insetto che hai creato? Il ragno tesse e tesse, ma con la sua tela non ci si può neanche fare un vestito.” E il Signore gli rispose:
“Davide, non disprezzare le mie creature, perché verrà il giorno in qui avrai bisogno di loro.”
E infatti accadde che Davide, per sfuggire a re Saul dovette nascondersi in una grotta. Ma l’inseguitore l’avrebbe trovato, se non fosse stato per un ragno inviato dal Signore, e in fretta e furia chiuse la bocca della caverna con un’immensa ragnatela.
“Qui non può essere entrato” disse infatti re Saul, quando passò davanti alla grotta “ altrimenti avrebbe rotto la tela di ragno”.
E se ne andò.
Allora Davide prese il ragno sulla mano, lo baciò e gli disse:
“Benedetto te e chi ti ha creato”.
Ecco quanto è importante il lavoro e quanto è
importante il nostro impegno nelle attività quotidiane, nelle parole di Papa
Benedetto XVI:
"Il brano degli Atti degli Apostoli [6,1-6] ci ricorda l’importanza del lavoro - senza dubbio viene creato un vero e proprio ministero -, dell’impegno nelle attività quotidiane che vanno svolte con responsabilità e dedizione, ma anche il nostro bisogno di Dio, della sua guida, della sua luce che ci danno forza e speranza. Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo che, alla fine, lascia insoddisfatti. C’è una bella invocazione della tradizione cristiana da recitarsi prima di ogni attività, che dice così:
«Actiones nostras, quæsumus, Domine, aspirando præveni et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur»
cioè:
«Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare ed agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento».
Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola."
"Il brano degli Atti degli Apostoli [6,1-6] ci ricorda l’importanza del lavoro - senza dubbio viene creato un vero e proprio ministero -, dell’impegno nelle attività quotidiane che vanno svolte con responsabilità e dedizione, ma anche il nostro bisogno di Dio, della sua guida, della sua luce che ci danno forza e speranza. Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo che, alla fine, lascia insoddisfatti. C’è una bella invocazione della tradizione cristiana da recitarsi prima di ogni attività, che dice così:
«Actiones nostras, quæsumus, Domine, aspirando præveni et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra oratio et operatio a te semper incipiat, et per te coepta finiatur»
cioè:
«Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare ed agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento».
Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola."
Benedetto XVI, Udienza Generale 26 aprile 2012
Anima di Cristo
(indulgenza parziale)
Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, ascoltami,
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, ascoltami,
nascondimi entro le tue Piaghe,
non permettere che io mi separi da Te.
Difendimi dal nemico maligno.
Nell’ora della mia morte, chiamami.
Fa’ che io venga a Te per lodarti
Difendimi dal nemico maligno.
Nell’ora della mia morte, chiamami.
Fa’ che io venga a Te per lodarti
con tutti i tuoi Santi nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata a tutti. :-)
Nessun commento:
Posta un commento