giovedì 24 ottobre 2019

Trasmettere la gioia del Vangelo

Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati» (Mt 5,4): sono nel pianto le persone che soffrono la solitudine, l'emarginazione, la perdita di una persona cara, la consapevolezza degli errori commessi; ma anche chi è malato, povero, deluso dalle sue relazioni familiari e sociali, ecc. Gesù promette consolazione, perché i suoi discepoli nei secoli hanno perpetuato l'azione misericordiosa del loro Signore: san Vincenzo de' Paoli, san Francesco d'Assisi, madre Teresa di Calcutta, ecc. 
Tanti cristiani nella vita quotidia­na offrono una mano tesa agli «afflitti» e un cuore aperto a chi cerca conforto. 
Abbiamo molte esperienze attorno a noi: raccogliamone qualcuna affinché ci permetta di avere uno sguardo più positivo sul mondo di oggi e la gioia del Vangelo.

Papa Francesco afferma nella Bolla per il Giubileo della Misericordia: «In questo Anno Santo, potremo fare l'esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate pe­riferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. 
Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell'indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l'olio della consolazione, fa­sciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l'attenzione dovuta. 
Non cadiamo nell'indifferenza che umilia, nell'abitudinarietà che anestetizza l'animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. 
Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiria­moli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell'amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l'ipocrisia e l'egoismo» (MV, n. 15).

2.      La Parola di Dio ci guida

Sono tre i testi più importanti proposti dalla Bibbia per la consolazione degli afflitti: il primo è Is 4,1-11 «Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio - parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata [...]. 
Come un pastore il Signore fa pascolare il suo gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri». 
Il profeta con immagini di inesprimibile te­nerezza invita a cercare consolazione nel Signore, che sempre si prende cura di noi. 
Anche se non si sostituisce a noi, Egli ci sostiene in ogni afflizione.
Il secondo testo è un inno alla sorgente della consolazione per il cristiano: Dio stesso per mezzo di Gesù e del suo Spirito. La consolazione per san Paolo consiste nella speranza che Cristo, il Messia atteso, porta con sé la pace e la gioia interiore. Tale consolazione non è solo atteggiamento passivo, ma anche conforto, incoraggiamento, esortazione condivisa con gli altri. 2 Cor 1, 3-7: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! 
Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. 
Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazio­ne e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sop­portare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. 
La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione».
Infine, il terzo testo è la Lettera di Giacomo, il quale ci invita a compiere gesti concreti di consolazione (Gc 2,15-17): «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti o sprovvisti di cibo quoti­diano e uno di voi dice loro: —Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi—ma non date loro il ne­cessario per il corpo, a che cosa serve? 
Così la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta».

3. Proposte di vita

Quante persone «tristi» ci sono attorno a noi? 
Persone che hanno perso il coniuge da poco, uomini e donne che sono in crisi matrimoniale, anziani che vivono nella solitudine, lavoratori che sono umiliati sul posto di lavoro, disoccupati e vittime di violenze, adole­scenti feriti negli affetti o in crisi esistenziale, ecc. 
È facile essere amici con quelli che stanno bene, più diffìcile stare accanto a chi soffre le delusioni e le sconfitte della vita. Dobbiamo coltivare in noi «gli stessi sentimenti di Gesù» che ha sempre accolto e consola­to i sofferenti e gli emarginati. 
Papa Francesco spesso ci ricorda che dobbiamo «uscire» per stare accanto a chi è nel pianto per manifestare a tutti la misericordia del Signore.
Nel quartiere o nel paese sicuramente ci sono organismi di volontariato che si occupano delle situazioni di disagio sociale: confrontiamoci con loro, invitiamoli a farci conoscere le loro iniziative, partecipiamo con il nostro contributo per quanto ci è possibile. 
A volte, anche vicini di casa patiscono le afflizioni della vita: se vogliamo diventare «buoni vicini» occupiamoci di loro, senza invadenza, andando loro incontro come il cuore ci suggerisce.
Nelle nostre parrocchie, stanno nascendo sempre più incontri non solo per anziani, ma anche per chi vivere la solitudine dello stato vedovile o per chi è divorziato, convivente, risposato. 
A tutti dobbiamo annunciare la misericordia di Dio, il Padre, e proporre un cammino di fede affinché la loro afflizione sia consolata e la loro presenza nella comuni­tà sia vissuta come partecipazione viva e doverosa per sentirsi amati da noi e da Dio.
«È vivo il desiderio di "includere persone disabili, immigrati, emarginati" e le loro fami­glie. 
Occorre acquisire la competenza necessaria per aiutare, sostenere, accompagnare e annunciare la speranza di una vita nuova e la dolcezza di un Gesù amico che non abban­dona. 
In ogni contesto ambientale (scuola, lavoro, università, ospedali, carceri, Social Me­dia) ed esistenziale (disagi psichici, crisi coniugali, problemi educativi) in cui si trovano. 
Confrontarsi con la malattia, il disagio fisico e psichico, la disabilità e la fragilità costringe a fare i conti con la realtà di un'esistenza che non fa sconti a nessuno. Lo stesso dicasi per molte famiglie che vivono varie forme di fragilità nel rapporto tra i coniugi e nel confron­to con i figli. 
Includere è il modo di testimoniare Gesù che si curva sugli ultimi».
Nei tempi più oscuri di violenze, attentati sanguinari, terrorismo, nascono iniziative di solidarietà con manifestazioni diverse. 
Mentre anche noi vi partecipiamo, non dimen­tichiamo i conflitti altrettanto violenti che accadono in Paesi lontani da noi, spesso di­menticati dalla cronaca quotidiana di giornali e televisioni. 
Dobbiamo essere solidali con tutti, non solo con i più vicini.

4. Preghiera

Maria, Madre della consolazione, è Colei alla quale, attraverso la preghiera, ci affidiamo per cercare consolazione nei momenti difficili. 
Visitando una persona anziana o in difficoltà proponiamo con franchezza di pregare insieme la Madonna. Possiamo recitare con lui/lei il santo Rosario di Lourdes per essere aiutati nella preghiera. Oppure, una preghiera spontanea. 
La preghiera più indicata può essere la Salve Regina:

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo, gementi e piangenti
in questa valle di lacrime.
Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Maria, Madre della Consolazione, prega per noi!


Buona giornata a tutti. :-)


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