sabato 31 gennaio 2015

L’abbraccio analfabeta - Carlo Molinaro -

Quando uno non ha abbracciato nessuno da giovane, per anni, per decenni, perché bloccato, per  l’educazione, per timidezza, per la solitudine, perché in famiglia non si usa o per altri motivi, quando finalmente abbraccia - perché, a un’età qualsiasi, succede che si sciolgano i nodi - allora lui mentre abbraccia, è come i sordomuti quando imparano col metodo vocale: fanno vibrare le corde e ci contano di emettere quel suono, ma non è che lo sentono: guardano l’altro e se l’altro ha capito sono felici: ci sono riusciti, con l’impegno e il puntiglio, a fare il suono.
Così l’analfabeta degli abbracci, quando finalmente si decide, non ha gesti spontanei, studia come muovere il braccio, la spalla, come stringere di più o di meno, è stupito e impaurito - benché felice - del contatto del corpo sul corpo. 
È felice, è più felice di altri che hanno sempre abbracciato, fin da piccoli: è felice, è una conquista: ma recita l’abbraccio, è in ansia che gli venga bene, in pratica lo mette in scena, e gli altri se ne accorgono, a volte se ne accorgono e credono che sia un abbraccio finto: invece è il più felice degli abbracci.
Lui ci è arrivato per strade difficili e quasi piange mentre riesce a fare ciò che per altri è una cosa normale.
Se incontri uno così, devi capire che non è finto, è il più vero dei veri: lui finge ciò che veramente fa perché non lo sa fare senza fingere.
E' un po’ come il poeta di Pessoa, ma è così vero che dopo l’ abbraccio riuscirebbe a volare per la gioia: però nessuno se ne accorge mai perché, come l’abbraccio, anche lo sguardo e gli altri gesti sono troppo incerti,
sgrammaticati, come di straniero, e si resta perplessi, diffidenti.

Sono persone che fanno fatica nelle cose più semplici, che mai ti aspetteresti. Poi da soli in casa cantano, ridono, scrivono versi.

- Carlo Molinaro - 
” L’abbraccio analfabeta”



Molte persone lottano per trovare l'equilibrio nella vita semplicemente perché non hanno mai avuto il coraggio di distinguere ciò che è veramente importante per loro da ciò che non lo è.

- Stephen Covey -


immagine Christian Schloe

"Mi manchi". Penso sia questa la frase più bella che ci si possa sentir dire. Perché il "ti amo" implica un’univocità. Io amo te. Punto. Te lo dico. Ora lo sai. Ti puoi intenerire, ma anche preoccupare, o infastidire, o rattristare perché tu non lo provi. Ma il "mi manchi" significa che hai lasciato un vuoto nella persona che te lo dice. E tu, solo tu, puoi riempire quel vuoto. Come un pezzo di puzzle. L’incastro perfetto che nessun altro può essere. "Mi manchi" è come "Per essere me interamente, ho bisogno che ci sia anche tu".

- Oriana Mantovani -

da "Buonanotte a chi"

Gaylord Ho's sculpture


Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.

- Alda Merini -





Buona giornata a tutti. :-)