2. Riconciliazione con se stessi
Il primo e nello stesso tempo il più difficile compito della nostra «umanizzazione» consiste nel riconciliarci con noi stessi.
La condizione per realizzare questo compito è la fiducia di essere accolti da Dio incondizionatamente.
La pacificazione con me stesso ha diversi aspetti.
Anzitutto mi devo rappacificare con la storia della mia vita. Sono diventato così come sono.
Non posso far sì che la mia nascita ritorni nuovamente al punto di partenza. Non posso far finta che le mie ferite non siano avvenute.
Far la pace con se stessi significa dire di sì alle ferite e alle offese che abbiamo ricevuto nel corso della vita.
Molte persone rimangono per tutta la vita dei querelanti. Accusano i genitori di averli feriti. Rifiutano di prendersi la responsabilità della propria vita.
Ma in questo modo non riescono mai a trovare la pace con se stessi. Preferiscono soffrire invece di rappacificarsi con se stessi e con la storia della propria vita.
Fa parte della riconciliazione con la propria storia di vita anche la riconciliazione con il proprio corpo, così come esso è diventato.
Incontro molti cristiani che mi assicurano di sentirsi bene accolti da Dio, ma questa fede nell’accettazione da parte di Dio non va tanto in profondità nel loro cuore, così che possano accogliere se stessi anche nel proprio corpo.
Sono così fortemente condizionati dalle immagini esterne di come dovrebbe essere il loro corpo, che respingono se stessi come sono realmente cresciuti. Non riescono ad accettare il proprio volto, perché sarebbe troppo banale, non abbastanza bello, non corrisponde ai canoni attuali della bellezza.
Si arrabbiano perché sono troppo grassi, tentano di nascondere le gambe e preferirebbero non mostrarsi mai così come sono.
Talvolta questo odio verso il proprio corpo si manifesta nell’anoressia o nella bulimia.
Ildegarda di Bingen sostiene che l’anima dovrebbe rallegrarsi di abitare nel nostro corpo. Ma molti cristiani non hanno interiorizzato questo atteggiamento di santa Ildegarda.
Si vergognano – come si racconta del filosofo greco Plotino – di essere nel loro corpo.
Ci vuole un amore umile per il proprio corpo.
Devo coscientemente accettarlo volentieri, affinché la mia anima vi si senta a suo agio. Un altro aspetto della riconciliazione con se stessi esige la pacificazione con i propri lati oscuri. Lo psicoterapeuta svizzero Karl Gustav Jung ha coniato il concetto di «ombra». Intende con ciò tutto quello che abbiamo escluso dalla nostra sfera cosciente. Jung concepisce la persona umana come un essere «polarizzato».
Abbiamo sempre due poli: amore e aggressività, ragione e sentimento, disciplina e indisciplina, virilità e femminilità.
Ogni volta che accentuiamo troppo uno dei poli, l’altro cade nell’ombra e di là agisce distruttivamente sulla nostra vita.
Quando reprimiamo i nostri sentimenti, spesso finiscono per esternarsi in un sentimentalismo, in cui siamo sopraffatti dalle emozioni e non sappiamo più come trattare con esse.
San Benedetto esige dal monaco l’umiltà, humilitas. Questa virtù consiste nel discendere nel regno delle nostre ombre, nell’accettare la condizione terrena e nel pacificarsi con i nostri lati oscuri.
Tale pacificazione non significa semplicemente lasciarli sfogare.
Devo soltanto prenderli sul serio: vogliono che si presti loro attenzione e allora sono soddisfatti. Invece quanto più li si combatte, tanto più intervengono in modo sgradevole, spesso in reazioni spropositate oppure in sogni che procurano ansia. Ancora più difficile è riconciliarsi con le nostre colpe.
Possiamo perdonarci solo perché Dio ci ha perdonato.
Ma è necessario far scorrere la fede nel perdono divino anche in tutti i sensi di colpa e i rimproveri che ci facciamo per i nostri sbagli.
Molti affermano di credere nel perdono da parte di Dio, ma continuano a rinfacciarsi di aver fatto questo o quell’errore.
Non riescono a perdonare se stessi per il fatto di aver commesso certe colpe. Spesso i sensi di colpa li dilaniano anche su cose di cui non hanno colpa alcuna.
Una donna continuava a rimuginare sensi di colpa per il fatto di non essere stata presente nell’istante in cui la madre era morta, benché per molti anni si fosse presa cura di lei.
Far pace con le proprie colpe e con i sensi di colpa richiede che mi distacchi dall’illusione di poter andare in giro per tutta la vita con una veste candida. Che lo voglia o no, mi macchio di qualche colpa.
Dobbiamo per forza ricorrere al perdono di Dio, per poter perdonare a noi stessi. Ma spesso in noi c’è un giudice spietato, il nostro Super-io, che continuamente ci giudica quando non obbediamo alle norme che abbiamo appreso dai nostri genitori.
Riconciliazione significa gettare giù dal trono questo giudice spietato e credere alla misericordia di Dio.
Su questo punto ci può aiutare la meditazione sulle parole della Prima Lettera di Giovanni: «Se anche il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1Gv 3,20).
La riconciliazione con me stesso non avviene mai una volta per sempre.
È un processo che dura per tutta la vita: in me scopro continuamente aspetti che non posso accettare bene. Quindi sono di nuovo sfidato a dire di sì a quello che vorrei ben volentieri far finta di non vedere.
Si richiede una grande umiltà per guardare i propri lati oscuri e metterli davanti a Dio, perché disturbano l’immagine di noi stessi che ci siamo costruiti e perché ci mettono a confronto con la nostra vera realtà.
Ma è la verità che ci farà liberi, come Gesù ci ha già promesso (Gv 8,32).
(.....continua)
- Anselm Grün -
scrittore, terapeuta, monaco dell’abbazia benedettina di Münsterschwarzach (Germania)
- Anselm Grün -
Chi non riesce a dire di no si ammala.
Molti vivono al di sopra delle proprie forze oppure al di sopra delle loro relazioni.
Ma, a un certo punto, si rendono conto di aver perduto il proprio centro.
Solo chi conosce i propri limiti e i propri confini può anche oltrepassarli ogni volta per andare incontro all'altra persona e incontrarla davvero.
Da: “Il senso del limite - Impulsi spirituali per riuscire a incontrarci”,Grün Anselm, Robben , Ramona,Queriniana Edizioni - 9/2015
Chi ha gli occhi purificati da Dio può salire dalla bellezza del mondo a quella di Dio. E vede la bellezza del mondo nella luce della bellezza di Dio.
- Anselm Grün -
da: Bellezza
Siamo tutti sulla stessa barca sotto l'incessante diluvio del tempo.
- Carlo Cassola -
Buona giornata a tutti. :-)