Anche Gesù va in chiesa la
domenica, a Nazaret, il suo paese. Naturalmente la chiesa degli ebrei si chiama
sinagoga e invece della domenica il giorno dedicato al Signore è il sabato.
Ed
è una cosa abituale per Gesù: secondo il suo solito dice l'evangelista Luca.
Quel giorno, Gesù si alza per
fare la lettura: una brano delle profezie di Isaia che parla del Messia. Dopo
la lettura, Gesù si siede. E fa la predica. La predica da seduti era una
abitudine tipicamente
palestinese.
La predica di Gesù è come sempre fulminante: un colpo di frusta
sugli ascoltatori, perché dopo aver letto la profezia di Isaia dice:
"Oggi si è compiuta questa
Scrittura che voi avete ascoltato".
Gesù non dice esplicitamente:
"Questa Scrittura parla di me e voi potete constatarlo", come del
resto non dice mai di essere il Cristo o il Messia. Fornisce ai suoi
ascoltatori degli indizi, ma lascia libera la loro intelligenza di accettare o
no il segno che ha offerto.
Gesù li invita a riconoscere la novità che ha fatto
irruzione in mezzo a loro.
Gesù fa una cosa che è diventata
di moda: fa la "lectio divina" di Isaia 61, cioè riferisce a se
stesso quel testo. Fare "lectio divina" di un testo biblico infatti
significa trovare che cosa dice di Gesù quel testo e poi che cosa dice a noi.
Ricordiamo quello che spiegò Gesù
risorto ai due discepoli: "Sono queste le parole che io vi dissi quando
ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me
nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".
Su di me!
Tutta la Bibbia
parla di lui.
"Oggi si è compiuta questa
Scrittura che voi avete ascoltato". Lo Spirito del Signore è su di lui.
Gesù davanti alla gente è un laico, non è "consacrato" dagli uomini,
ma dallo Spirito, che lo ha mandato a portare ai poveri la bella notizia, il
Vangelo.
Gesù si presenta non come uno dei
profeti, né come un grande "saggio", ma come il
"Salvatore", il Liberatore annunciato dalle Scritture, il tanto
aspettato Messia.
È straordinario: Gesù legge la
Bibbia!
Non ne avrebbe certo bisogno. Lo fa per noi, per farci capire quanto
sia grande il dono che ci è stato fatto e che non sappiamo apprezzare.
Un dono
che si carica di polvere in un angolo della nostra casa, un libro che non
abbiamo mai veramente letto, parole che passano su di noi e non ascoltiamo
quasi mai veramente.
Per il suo compleanno, una
principessa ricevette dal fidanzato un pesante pacchetto dall'insolita forma
tondeggiante.
Impaziente per la curiosità, lo
aprì e trovò... una palla di cannone. Delusa e furiosa, scagliò a terra il nero
proiettile di bronzo.
Cadendo, l'involucro esteriore
della palla si aprì e apparve una palla più piccola d'argento. La principessa
la raccolse subito. Rigirandola fra le mani, fece una leggera pressione sulla
sua superficie. La sfera d'argento si aprì a sua volta e apparve un astuccio
d'oro.
Questa volta la principessa aprì
l'astuccio con estrema facilità. All'interno, su una morbida coltre di velluto
nero, spiccava un magnifico anello, tempestato di splendidi brillanti che
facevano corona a due semplici parole: ti amo.
Molta gente pensa: la Bibbia non
mi attira. Contiene troppe pagine austere e incomprensibili. Ma chi fa lo
sforzo di rompere il primo "involucro", con attenzione e preghiera,
scopre ogni volta nuove e sorprendenti bellezze. E soprattutto verrà presto
colpito dalla chiarezza del messaggio divino inciso nella Bibbia: Dio ti ama.
La prima lettura ci presenta la
reazione del popolo alla lettura pubblica del libro della Bibbia:
tutto il popolo piangeva, mentre
ascoltava le parole della legge.
Noi non abbiamo reazioni di
questo tipo alla lettura della Parola di Dio. Forse perché non prestiamo
attenzione più di tanto alla lettura e all'omelia.
Sappiamo dal seguito della storia
che le parole di Gesù provocarono un violento rifiuto da parte dei suoi
compaesani, tanto che cercarono di buttarlo giù dalla collina su cui era
costruito il paese.
L'incontro con la Parola di Dio
richiede una reazione.
Se rispondiamo dicendo "eccomi", come Maria,
Mosé, i profeti, allora anche le storie delle nostre vite saranno trasformate.
Intorno al 269, un ricco egiziano di nome Antonio andò una domenica in chiesa:
"Accadde che si stesse leggendo il Vangelo e sentì che cosa il Signore
aveva detto al ricco: "Se vuoi essere perfetto, vai, vendi ciò che
possiedi e dallo ai poveri e riceverai un tesoro in cielo; poi vieni e
seguimi". Come se questo ricordo dei santi gli fosse stato mandato da Dio,
e come se quel passo fosse stato letto appositamente per lui, Antonio uscì
immediatamente e diede agli abitanti del villaggio i possedimenti ereditati dai
suoi antenati. consistevano in circa centoventi ettari di terra rigogliosa e
fertile, così che non fossero di intralcio a lui e a sua sorella".
Quando Antonio sente quel passo è
"come se quel passo fosse stato letto proprio per lui".
Mille anni
dopo, Francesco d'Assisi stava felicemente vivendo la vita scapestrata di
giovane ricco. I suoi sogni e le sue fantasie erano modellati dai canti
romantici dei trovatori. Poi ha sentito le stesse parole che avevano sconvolto
sant'Antonio. Si è sentito interpellato personalmente da quelle parole, che
hanno trasformato il modo di percepire la sua individualità.
Può accadere anche a noi.
Sentiamo le parole delle letture tratte dalla Bibbia e ci sentiamo interpellati
personalmente. Non possiamo immaginare che il lezionario sia stato progettato
così che noi potessimo ricevere queste parole come se oggi fossero rivolte a
noi.
Non è come se il nostro cellulare
improvvisamente si fosse connesso con Dio. È una cosa molto più radicale. In
questa storia dell'innamoramento di Dio con l'umanità scopriamo chi siamo. Le
parole della Bibbia sembrano rivolte direttamente a noi, perché toccano il
senso più profondo della nostra esistenza e della nostra individualità.
Dobbiamo spesso lottare con le
scritture per spezzarne il guscio duro e scoprire all'interno il messaggio
nutriente. Il compito principale del predicatore è aiutarci a scoprire in ogni
testo, la Buona Novella, una fonte di gioia.
Sant'Agostino diceva del
predicare: "Il filo del discorso diventa vivo attraverso la gioia
autentica che riceviamo da quello di cui stiamo parlando".
Quando le letture sono terminate
diciamo: "Rendiamo grazie a Dio" e dopo il Vangelo diciamo:
"Lode a te, o Cristo". Letteralmente, eucaristia significa
"rendere grazie" e il nostro primo rendimento di grazie è per la
Parola di Dio.
Perciò, quando andiamo in chiesa
e ascoltiamo le letture, non speriamo di imparare fatti nuovi sulla vita di
Gesù, ma di incontrarlo. In ogni Messa ci sono due comunioni: quella con la
parola e quella con il corpo e sangue di Gesù.
Una studentessa piuttosto
irrequieta aveva avuto una brutta "overdose" all'Università. Invece
di essere consegnata alla polizia fu accompagnata dagli amici in una comunità
di accoglienza.
Quando la situazione lo permise,
il prete che guidava la comunità, un uomo colto e preparato, professore di
teologia e di psicologia. la invitò nel suo ufficio.
Così ricorda: "Ogni sua
parola era intercalata da una bestemmia. Devo ammettere che in quel momento mi
chiesi se mangiasse con la stessa bocca con cui parlava. Cominciò col
raccontarmi del suo "brutto viaggio". Disse che una montagna la stava
per schiacciare e che i suoi "amici" dovevano tenerla giù".
I colloqui, nonostante tutto,
continuarono.
"Ero semplicemente e
completamente sconvolto dalle cose che mi descriveva ad ogni nostra
seduta" riferisce il prete, che cercava di cambiare la ragazza con i
ragionamenti più sottili e convincenti.
Quando per gli studenti
iniziarono le vacanze estive, finirono gli incontri tra il professore e la
ragazza. Alla ripresa autunnale, la ragazza non si fece vedere.
Il prete domandò alla sua
migliore amica dove fosse. "Oh", disse l'amica, "si è
convertita. Adesso vive in una comunità cristiana da qualche parte nel Nord, e
scrive lettere come una suora".
Il prete rimase di stucco: non se
lo sarebbe proprio aspettato.
Passarono diversi mesi e un
giorno, la ragazza tornò per vedere la famiglia e gli amici. Andò anche
nell'ufficio del prete e per prima cosa lo abbracciò. Era evidentemente molto
cambiata. Il prete le chiese come fosse avvenuta la sua conversione e
soprattutto se era stato grazie ai loro colloqui, ma lei rispose: "Oh, no.
Lei mi ha trattata con i guanti di velluto. Il cuoco della pizzeria in cui ho
lavorato quest'estate, invece, ha usato dei modi diversi. Più di una volta mi
ha detto, con il suo forte accento:
"Certo che sembri proprio
triste, ragazza. Perché non permetti a Gesù Cristo di entrare nella tua vita?
Lascia che Gesù esca dalle pagine della Bibbia per entrare nella tua
vita!"
La ragazza sorrise e continuò:
"Io gli rispondevo: "Taglia con queste fesserie", ma, a sua
insaputa, cominciai a leggere la Bibbia tutte le sere.. E, una di quelle sere,
Gesù Cristo uscì veramente da quelle pagine per entrare nella mia vita".
Il prete professore con tutti
suoi gradi accademici era stato completamente superato dal cuoco di una
pizzeria.
È la migliore delle ricette:
lascia che Gesù esca dalle pagine della Bibbia per entrare nella tua vita!
Senza perdere tempo.
Oggi, dice Gesù.
Oggi: parola chiave nella mia
vita di ogni giorno.
In questi oggi si adempie la
Scrittura.
In questo oggi il Cristo entra
nella sinagoga delle mie convinzioni per proclamare un lieto messaggio alle
povertà del mio pensiero, ai sentimenti prigionieri di quel desiderio infranto
sulle rovine di un grigio quotidiano trascinato di ora in ora, al mio sguardo
offuscato dal mio orizzonte troppo ravvicinato.
Un anno di grazia, di ritorno, di
benedizione.
Signore,
che il mio oggi sia il tuo,
perché nessuna tua Parola
possa
cadere invano nella mia vita
ma tutte possano realizzarsi
come chicchi di grano
nel solco gelido del passato,
capaci di germogliare
ai primi venti di
primavera.
- Don Bruno FERRERO, sdb -
Buona giornata a tutti. :-)
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