Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù.
Sulle grandi arterie, oltre alle frecce giganti collocate agli incroci, ce ne sono ogni tanto delle altre, di piccole dimensioni, che indicano snodi secondari.
Ora, per noi che corriamo distratti sulle corsie preferenziali di un cristianesimo fin troppo accomodante e troppo poco coerente, quali sono le frecce stradali che invitano a rallentare la corsa per imboccare l’unica carreggiata credibile, quella che conduce sulla vetta del Golgota?
Ve ne indico tre. Ma bisogna fare attenzione, perché si vedono appena.
La freccia dell’accoglienza.
E’ una deviazione difficile, che richiede abilità di manovra, ma che porta diritto al cuore del Crocifisso.
Accogliere il fratello come un dono. Non come un rivale. Un pretenzioso che vuole scavalcarmi. Un possibile concorrente da tenere sotto controllo perché non mi faccia le scarpe.
Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, compreso il bagaglio più difficile da far passare alla dogana del nostro egoismo: la sua carta d’identità!
Sì, perché non ci vuole molto ad accettare il prossimo senza nome, o senza contorni, o senza fisionomia. Ma occorre una gran fatica per accettare quello che è iscritto all’anagrafe del mio quartiere o che abita di fronte a casa mia.
Coraggio!
Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi.
Del prossimo in carne e ossa con cui confrontarsi, non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi.
La freccia della riconciliazione.
Ci indica il cavalcavia sul quale sono fermi, a fare autostop, i nostri nemici.
E noi dobbiamo assolutamente frenare.
Per dare un passaggio al fratello che abbiamo ostracizzato dai nostri affetti. Per stringere la mano alla gente con cui abbiamo rotto il dialogo.
Per porgere aiuto al prossimo col quale abbiamo categoricamente deciso di archiviare ogni tipo di rapporto.
È sulla rampa del perdono che vengono collaudati il motore e la carrozzeria della nostra esistenza cristiana. E su questa scarpata che siamo chiamati a vincere la pendenza del nostro egoismo e a misurare la nostra fedeltà al mistero della croce.
La freccia della comunione.
Al Golgota si va in corteo, come ci andò Gesù. Non da soli. Pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe qualcosa. Non il cristallo di una virtù che, al limite, con una confessione si può anche ricomporre. Ma il tessuto di una comunione che, una volta lacerata, richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture.
Il Signore ci conceda la grazia di discernere, al momento giusto, sulla circonvallazione del Calvario, le frecce che segnalano il percorso della Via Crucis. Che è l’unico percorso di salvezza.
- don Tonino Bello -
Fonte: Alla finestra della speranza di don Tonino Bello
Pentimento non è auto compassione o rimorso,
ma conversione, incentrare la nostra vita sulla Trinità. Non è guardare
indietro con disgusto, ma avanti con speranza.
Non significa guardare in basso ai nostri
errori, ma in alto all'amore di Dio.
Non significa guardare ciò che non siamo
riusciti a essere, ma ciò che - per grazia divina - possiamo diventare.
- K. Ware -
Agenda Missionaria
"Se
vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l'aria, che non siete pratici,
prendetelo come un complimento.
Non
fate riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull'utopia.
Se dentro vi canta un
grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente
si chiederà: Ma cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di
costoro?".
- don Tonino Bello -
- don Tonino Bello -
Buona giornata a tutti. :-)