C’era una volta un re che rispondeva al
nobile nome di Enrico il Saggio.
Aveva tre figlie che si chiamavano Alba, Bettina e Carlotta. In segreto, il re preferiva Carlotta. Tuttavia, dovendo designare una sola di esse per la successione al trono, le fece chiamare tutte e tre e domandò loro: “Mie care figlie, come mi amate?”.
Aveva tre figlie che si chiamavano Alba, Bettina e Carlotta. In segreto, il re preferiva Carlotta. Tuttavia, dovendo designare una sola di esse per la successione al trono, le fece chiamare tutte e tre e domandò loro: “Mie care figlie, come mi amate?”.
La più grande rispose: “Padre, io ti amo come
la luce del giorno, come il sole che dona la vita alle piante. Sei tu la mia
luce!”.
Soddisfatto, il re fece sedere Alba alla sua
destra, poi chiamò la seconda figlia.
Bettina dichiarò: “Padre, io ti amo come il
più grande tesoro del mondo, la tua saggezza vale più dell’oro e delle pietre
preziose. Sei tu la mia ricchezza!”.
Lusingato e cullato da questo filiale elogio,
il re fece sedere Bettina alla sua sinistra.
Poi chiamò Carlotta. “E tu, piccola mia, come
mi ami?”, chiese teneramente.
La ragazza lo guardò fisso negli occhi e
rispose senza esitare: “Padre, io ti amo come il sale da cucina!”.
Il re rimase interdetto: “Che cosa hai
detto?”.
“Padre, io ti amo come il sale da cucina”.
La collera del re tuonò terribile:
“Insolente! Come osi, tu, luce dei miei occhi, trattarmi così? Vattene! Sei esiliata e diseredata!”.
La povera Carlotta, piangendo tutte le sue
lacrime, lasciò il castello e il regno di suo padre. Trovò un posto nelle
cucine del re vicino e, siccome era bella, buona e brava, divenne in breve la
capocuoca del re.
Un giorno arrivò al palazzo il re Enrico.
Tutti dicevano che era triste e solo. Aveva avuto tre figlie ma la prima era
fuggita con un chitarrista californiano, la seconda era andata in Australia ad
allevare canguri e la più piccola l’aveva cacciata via lui…
Carlotta riconobbe subito suo padre. Si mise
ai fornelli e preparò i suoi piatti migliori. Ma invece del sale usò in tutti
lo zucchero.
Il pranzo divenne il festival delle smorfie:
tutti assaggiavano e sputavano poco educatamente nel tovagliolo.
Il re, rosso di collera, fece chiamare la
cuoca.
La dolce Carlotta arrivò e soavemente disse:
“Tempo fa, mio padre mi cacciò perchè‚ avevo detto che lo amavo come il sale di
cucina che dà gusto a tutti i cibi. Così, per non dargli un
altro dispiacere, ho sostituito il sale importuno con lo zucchero”.
Il re Enrico si alzò con le lacrime agli
occhi: “E il sale della saggezza che parla per bocca tua, figlia mia. Perdonami
e accetta la mia corona”.
Si fece una gran festa e tutti versarono
lacrime di gioia: erano tutte salate, assicurano le cronache del tempo.
Voi
siete il sale della terra (Matteo 5,13)
- don Bruno Ferrero -
da: "Solo il vento lo sa", Editore Elledici
Tutti nella vita
abbiamo bisogno di qualcuno
che si preoccupi per
noi.
Abbiamo tutti bisogno
di una
"Buonanotte" piena d'amore.
di un
"Buongiorno" speciale
Abbiamo tutti bisogno
di una carezza
che ci faccia sentire speciali
e di un abbraccio
che ci faccia sentire al sicuro.
che ci faccia sentire speciali
e di un abbraccio
che ci faccia sentire al sicuro.
- Silvia Nelli -
"Incredibile come il dolore dell’anima
non venga capito.
Se ti becchi una pallottola o una scheggia
si mettono subito a strillare
" presto-barellieri-il-plasma",
se ti rompi una gamba te la ingessano,
se hai la gola infiammata
ti danno le medicine.
Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato
che non ti riesce aprir bocca, invece,
non se ne accorgono neanche.
Eppure il dolore dell’anima è una malattia
molto più grave della gamba rotta
e della gola infiammata,
le sue ferite sono assai più profonde
e pericolose
di quelle procurate da una pallottola
o da una scheggia.
Sono ferite che non guariscono, quelle,
ferite che ad ogni pretesto
ricominciano a sanguinare."
se ti rompi una gamba te la ingessano,
se hai la gola infiammata
ti danno le medicine.
Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato
che non ti riesce aprir bocca, invece,
non se ne accorgono neanche.
Eppure il dolore dell’anima è una malattia
molto più grave della gamba rotta
e della gola infiammata,
le sue ferite sono assai più profonde
e pericolose
di quelle procurate da una pallottola
o da una scheggia.
Sono ferite che non guariscono, quelle,
ferite che ad ogni pretesto
ricominciano a sanguinare."
- Oriana Fallaci -
da: "Insciallah", editore Rizzoli, 1990
Buona giornata a tutti. -)