C'era una volta un uomo piccolo come la punta
di un ago.
Anzi, più piccolo ancora. Era piccolo, ma aveva una voglia matta di crescere!
Pensa: dopo appena 15 giorni da quando aveva incominciato a vivere, era già 125 mila volte più grande. Incredibile!! Eppure proprio vero.
L'uomo abitava in una strana casa che girava per la città, correva, si piegava fino a terra; di notte, poi, si coricava e al mattino si alzava.
La casa era interessante e tiepida, ma aveva un grande difetto: era tutta buia come un sacco chiuso. Là dentro non si poteva vedere niente: né formiche, né cavalli, né automobili.
"Basta, disse finalmente un giorno l'uomo, dopo nove mesi; basta: voglio uscire, voglio uscire…".
Si mise a spingere…ed eccolo fuori!
"Oh, finalmente posso correre, giocare, fare il bagno, nuotare…Altro che la casa di prima! Questa sì che è stupenda: qui c'è il sole, ci sono le piante, i fiori, la neve…".
Per ottant'anni l'uomo, tutte le mattine, alzava le braccia e diceva: "che bella questa terra!".
Era felice e contento. Però un giorno incominciò a diventare triste.
Vedeva che il sole tramontava e veniva la notte; le piante perdevano le foglie e diventavano brutte; i fiori diventavano fieno e la neve, fango. Allora si mise a sognare un'altra casa dove vi fossero tanti alberi verdi, i fiori rossi, la neve bianca e il sole splendente.
Mentre pensava, morì.
Tutti si misero a piangere..
Lui, invece, rideva! Vien da non credere, eppure lui rideva, rideva…
Sfido io! Appena morto, gli si spalancarono le porte di una casa dove c'erano cose che non ti puoi immaginare.
Un Papà buono - un vero Amore! - lo abbracciò; una Mamma bella - una vera meraviglia! - lo baciò. Lo baciò e lo prese per mano: "Vieni a giocare con noi! Vedi, qui tutto è nuovo: la terra è nuova, le stelle sono nuove. Vieni!".
L'uomo non capiva più niente. "Ma non sono morto, io?".
"No, no, gli gridarono milioni e milioni di voci: sei vivo, vivo per sempre!".
Pazzo di gioia, l'uomo si mise a correre, a far capriole nei prati che non finivano mai, in mezzo ai fiori che non appassivano mai.
Qui son proprio a casa mia, gridava, a casa mia!".
Così finisce la storia delle tre case.
Storia vera: storia mia e storia tua.
Pensa: dopo appena 15 giorni da quando aveva incominciato a vivere, era già 125 mila volte più grande. Incredibile!! Eppure proprio vero.
L'uomo abitava in una strana casa che girava per la città, correva, si piegava fino a terra; di notte, poi, si coricava e al mattino si alzava.
La casa era interessante e tiepida, ma aveva un grande difetto: era tutta buia come un sacco chiuso. Là dentro non si poteva vedere niente: né formiche, né cavalli, né automobili.
"Basta, disse finalmente un giorno l'uomo, dopo nove mesi; basta: voglio uscire, voglio uscire…".
Si mise a spingere…ed eccolo fuori!
"Oh, finalmente posso correre, giocare, fare il bagno, nuotare…Altro che la casa di prima! Questa sì che è stupenda: qui c'è il sole, ci sono le piante, i fiori, la neve…".
Per ottant'anni l'uomo, tutte le mattine, alzava le braccia e diceva: "che bella questa terra!".
Era felice e contento. Però un giorno incominciò a diventare triste.
Vedeva che il sole tramontava e veniva la notte; le piante perdevano le foglie e diventavano brutte; i fiori diventavano fieno e la neve, fango. Allora si mise a sognare un'altra casa dove vi fossero tanti alberi verdi, i fiori rossi, la neve bianca e il sole splendente.
Mentre pensava, morì.
Tutti si misero a piangere..
Lui, invece, rideva! Vien da non credere, eppure lui rideva, rideva…
Sfido io! Appena morto, gli si spalancarono le porte di una casa dove c'erano cose che non ti puoi immaginare.
Un Papà buono - un vero Amore! - lo abbracciò; una Mamma bella - una vera meraviglia! - lo baciò. Lo baciò e lo prese per mano: "Vieni a giocare con noi! Vedi, qui tutto è nuovo: la terra è nuova, le stelle sono nuove. Vieni!".
L'uomo non capiva più niente. "Ma non sono morto, io?".
"No, no, gli gridarono milioni e milioni di voci: sei vivo, vivo per sempre!".
Pazzo di gioia, l'uomo si mise a correre, a far capriole nei prati che non finivano mai, in mezzo ai fiori che non appassivano mai.
Qui son proprio a casa mia, gridava, a casa mia!".
Così finisce la storia delle tre case.
Storia vera: storia mia e storia tua.
Storia di tutti gli uomini che camminano su questa terra e, di tanto in tanto,
guardano al cielo dove invece di piangere, tutti sono nella gioia accanto a
Gesù, Maria e tutti i santi.
- don Luigi Trapelli -
- don Luigi Trapelli -
"La tomba di Pietro, come tutte
le tombe, ci parla dell'inevitabilità della morte, ma ci parla anche della
resurrezione.
Ci dice che Dio e' più forte della morte e che chi entra nella
morte con Cristo, entra con lui nella vita.
Si voleva essere seppelliti nelle
vicinanze di Pietro, giacere nelle vicinanze dei martiri, per essere in buona
compagnia tanto nella morte che nella resurrezione. Ci si legava ai santi e ci
si legava così alla potenza salvifica di Gesù Cristo stesso.
La comunione dei
santi abbraccia vita e morte: a essa ci si aggrappa proprio nel momento in cui
si muore per non cadere nel vuoto; per essere da loro innalzati nella vera
vita; per non trovarsi da soli davanti al Giudizio, ma in loro compagnia e per
poter così sostenere, insieme con loro, l'ora del giudizio.
Per questo il cimitero, il luogo del
lutto e della transitorietà, è divenuto un luogo di speranza.
Chi si fa
seppellire qui, dice dunque: io credo in te, Cristo, il Risorto.
Io mi aggrappo
a te. Non vengo da solo, nella solitudine mortale di coloro che non poterono
amare; vengo nella comunione dei santi, che anche nella morte non mi abbandona.
Questa trasformazione di un luogo di lutto in un luogo di speranza si coglie
anche nell'aspetto esteriore di questo cimitero, come dei cimiteri cristiani in
genere: lo adornano fiori e alberi; lo abbelliscono i segni dell'amore e dei
legami d'affetto.
È come un giardino, un piccolo paradiso di pace in un mondo
senza pace, e per questo un segno di vita nuova.
Il cimitero come luogo di speranza:
questa è un'idea cristiana.
È la fede dei martiri concretamente applicata, fede
nella resurrezione. Ma bisogna aggiungere che la speranza non toglie il lutto.
La fede è umana ed è sincera. Ci dona un nuovo orizzonte, lo sguardo grande e
consolante nella vastità della vita eterna. Ma ci lascia nello stesso luogo in
cui già siamo.
Non abbiamo bisogno di rimuovere il nostro dolore, lo
accogliamo, e mediante lo sguardo sull'eternità esso a poco a poco si trasforma
e purifica anche noi, ci rende capaci di vedere l'oggi e il domani.
Era molto
umano che la liturgia un tempo omettesse l'alleluia nella celebrazione delle
esequie, concedendo lo spazio dovuto al dolore e al lutto. Non possiamo tanto
facilmente scavalcare il momento presente della nostra vita, possiamo imparare
a scoprire la speranza nell'oscurità.
Il cimitero ci invita a vivere in
maniera da non uscire mai dalla comunione dei santi.
Ci invita a cercare e
essere nella vita quel che non cessa di essere nella morte e
nell'eternità."
- cardinale Joseph Ratzinger -
da "Immagini di
speranza", 1999
Cimitero Monumentale, Milano (Italy)
Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo
dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire
quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si é ormai assorbiti
dall'incanto di Dio e dai riflessi
della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo,
quanto piccole e fuggevoli,al confronto!
Mi é rimasto
un profondo affetto per te;
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Ora l'amore che mi stringe
profondamente a te,
é gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo
nella serena ed esaltante attesa,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti
di sconforto e di stanchezza,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte,
dove ci disseteremo insieme
nel trasporto più intenso,
alla fonte inesauribile
dell'amore e della felicità.
Non piangere più
se veramente mi ami!
- Padre Giacomo Perico -