Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va,
sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì
piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua
labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira
- Dante Alighieri -
Dante e Beatrice
Uno dei più grandi amori della letteratura
di ogni tempo fu l’amore tra Dante Alighieri e Beatrice, identificata forse in
Beatrice di Folco Portinari, detta Bice, che andò sposa a Simone de' Bardi.
Questo amore nacque da un semplice sguardo, vissuto nel cuore e nelle parole
del poeta, che soffrì la lontananza e superò la morte nella grandiosa opera la
“Divina Commedia”.
Inizialmente, Dante l'amò secondo i canoni dell'amor cortese
e ne descrisse la bellezza del volto.
L’origine del
fascino di Beatrice erano gli occhi: verdi, scintillanti, che davano all’intero
volto una straordinaria luminosità.
Il suo sorriso, poi, era fresco, spontaneo,
appena velato di tristezza.
Aveva una voce sottile e straordinariamente
armoniosa.
Sulle labbra le fioriva un dolcissimo sorriso e quando posava gli
occhi sull’interlocutore, lo sguardo infondeva una serenità che incantava.
Il
nostro poeta ne era affascinato. Dante aveva incontrato Beatrice nella casa del
padre a nove anni e a diciotto si erano salutati per strada, ma presto la
perse: Bice giovanissima morì.
La sua Beatrice, la sua amata, però poteva
sopravvivere nella sua poesia. Poteva raccontare di lei e di questo amore e
delle poesie che aveva scritto per la donna che le aveva ispirate.
Un racconto
del privilegio che Dio gli aveva concesso. Intitolò l’opera “Vita Nova”, vita
rinnovata dal vero amore.
Il fuoco dell’amore bruciava e Beatrice divenne in
Dante una visione poetica, sublime, elevata sopra ogni creatura, che nel suo
viaggio di pellegrino nel regno dei morti riuscì a raggiungere.
Beatrice gli
apparve sfolgorante tra alberi in fiore e con sul capo la corona di alloro.
Che dentro a li occhi suoi ardeva un riso Tal, ch'io
pensai di toccar cò miei lo fondo De la mia gloria e del mio paradiso.
- Dante Alighieri -
Composta lunedì 10 febbraio 2014
dal libro "La Divina
Commedia" di Dante
Alighieri
L'amore è più forte della vita e tanto vicino alla
morte.
- Dante Alighieri -
dal libro "La Divina
Commedia" di Dante
Alighieri
Quel ch'ella par quando un poco sorride, non si po'
dicer né tenere a mente, sì è novo miracolo e gentile.
- Dante Alighieri -
L'amor che move il
sole e l'altre stelle.
- Dante Alighieri -