I due grandi pericoli di una comunità sono gli "amici" e i "nemici".
Fonte: “La comunità luogo del perdono e della festa” di Jean Vanier
Molto presto la gente che si somiglia si mette insieme; fa molto piacere stare accanto a qualcuno che ci piace, che ha le nostre stesse idee, lo stesso modo di concepire la vita, lo stesso tipo di umorismo.
Ci si nutre l'uno dell'altro; ci si lusinga:
"sei meraviglioso", "anche tu sei meraviglioso", "noi siamo meravigliosi perché siamo i furbi, gli intelligenti."
Le amicizie umane possono cadere molto in fretta in un club di mediocri in cui ci si chiude gli uni sugli altri; ci si lusinga a vicenda e ci si fa credere di essere intelligenti.
Allora l' amicizia non è più un incoraggiamento ad andare oltre, a servire meglio i nostri fratelli e sorelle, a essere più fedeli al dono che ci è stato dato, più attenti allo Spirito, e a continuare a camminare attraverso il deserto verso la terra promessa della liberazione.
L'amicizia diventa soffocante e costituisce un ostacolo che impedisce di andare verso gli altri, attenti ai loro bisogni.
"sei meraviglioso", "anche tu sei meraviglioso", "noi siamo meravigliosi perché siamo i furbi, gli intelligenti."
Le amicizie umane possono cadere molto in fretta in un club di mediocri in cui ci si chiude gli uni sugli altri; ci si lusinga a vicenda e ci si fa credere di essere intelligenti.
Allora l' amicizia non è più un incoraggiamento ad andare oltre, a servire meglio i nostri fratelli e sorelle, a essere più fedeli al dono che ci è stato dato, più attenti allo Spirito, e a continuare a camminare attraverso il deserto verso la terra promessa della liberazione.
L'amicizia diventa soffocante e costituisce un ostacolo che impedisce di andare verso gli altri, attenti ai loro bisogni.
Alla lunga, certe amicizie si trasformano in una dipendenza affettiva che è una forma di schiavitù.
(Jean Vanier)
19 giugno 1997, Papa Giovanni Paolo II, nel corso di una
solenne e suggestiva cerimonia in Vaticano, alla quale erano presenti portatori
di handicap mentale con i loro assistenti, ha consegnato personalmente a Jean
Vanier il Premio Paolo VI 1997, indetto nell'ambito della difesa dei diritti
umani e dello sviluppo dei popoli.
Vanier fondatore delle Comunità dell'Arche e il
movimento Foi et Lumière: "In una società che emargina i deboli e minaccia
la loro vita in nome d'una pretesa libertà, la pedagogia della condivisione
della vita delle persone portatrici di handicap mentale, vissuta con estrema
semplicità e povertà da Jean Vanier e dagli assistenti delle Comunità
dell'Arche, costituisce nel contempo una affermazione ideale ed un concreto
riconoscimento del valore unico e irripetibile di ogni persona umana”.
Buona giornata a tutti. :-)