Girovagando per il mondo, a Gesù venne un'idea per mettere alla prova il suo amico Pietro.
«Ascolta, Pietro: ti piacerebbe avere un bel cavallo sul quale percorrere senza fatica lunghi tragitti?»
«Altrochè!» rispose Pietro di rimando. «Ho sempre sognato un destriero che obbedisca solo al mio richiamo e mi trasporti veloce come il vento».
Già si immaginava ergersi impettito su un gran cavallo bianco, poi guardò il Signore, forse un po' vergognandosi di quel pensiero che lui certamente aveva letto nella sua mente.
Già si immaginava ergersi impettito su un gran cavallo bianco, poi guardò il Signore, forse un po' vergognandosi di quel pensiero che lui certamente aveva letto nella sua mente.
«E allora, sai cosa ti propongo? Avrai quel cavallo se sarai capace di recitare tutto di fila un Padre nostro senza mai distrarti per un solo attimo.»
A Pietro non parve vero. Che ci voleva! Gli sembrava fin troppo facile come compito per un regalo così prezioso.
«Oh certo, non ci sono problemi, figurarsi, è dagli anni della nostra amicizia sulla terra che mi insegnasti questa preghiera e io da allora l'ho sempre recitata, e tu sai quanto tempo è passato!»
«Bene, Pietro, allora siamo d'accordo: tu reciterai il Padre nostro senza mai distrarre la tua mente e il cavallo sarà tuo» disse Gesù tutto serio.
A Pietro non parve vero e senza aspettare un solo istante cominciò la sua orazione. Si fosse almeno concentrato un po'!...
Macchè, via con il Padre nostro.
Macchè, via con il Padre nostro.
«Padre nostro che sei nei cieli, venga il tuo regno... acciderba con un cavallo attraverserei tutto un regno... sia fatta la tua volontà... tutto è sua volontà, forse anche il fatto che io abbia un cavallo..., come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano... anch'io darei ogni giorno la biada al mio cavallo. .. rimetti a noi i nostri debiti, così come noi li rimettiamo ai nostri debitori... non dovrei neppure fare un debito per avere questo cavallo.. .non ci indurre in tentazione...»
E qui Pietro si fermò, conscio solo in quel momento di quale tiro birbone gli aveva giocato la mente!
«Pietro, Pietro, dopo tanto tempo ancora non hai imparato che il cavallo più difficile da domare è proprio la nostra mente.»
«Perdona, Signore, ma è stato senza che io me ne accorgessi.
D'ora innanzi sarò molto più consapevole che non sempre io sono padrone della mia volontà, ma che la mente può in un attimo portarmi dove lei vuole.»
D'ora innanzi sarò molto più consapevole che non sempre io sono padrone della mia volontà, ma che la mente può in un attimo portarmi dove lei vuole.»
«Non c'è problema, Pietro» rispose Gesù. «Certo è che oggi tu ci hai rimesso un cavallo».
- Leggenda popolare apocrifa greco-romana -
da:
"Leggende Cristiane. Storie straordinarie di santi, martiri, eremiti
e pellegrini", a cura di Roberta Bellinzaghi, © 2004 -
Edizioni Piemme S.p.A.
Buona giornata a tutti. :-)