Le grida si sentivano sino al limitare
della foresta.
Arroganza
C'era pure una musica assordante che infastidiva parecchio.
Martina la formica decise che ne aveva abbastanza e chiese il permesso di
smettere di lavorare per andare a vedere che cosa stava succedendo.
Non fu difficile per lei capire da
dove proveniva tutto quel rumore e anche indovinare chi poteva esserne il
responsabile.
Grugno, il cinghiale nero più
arrogante del Bosco, stava festeggiando il suo compleanno con altri animali di
cui, stando a quanto riferiva la Talpa Cesira - nota ai più per essere sempre
la prima a sapere tutte le novità - era meglio diffidare.
Spiedini, avanzi di cibo e bottiglie
di bibite erano rovesciati ovunque.
"Ma come ti permetti di fare
tutto questo baccano!" urlò la piccola formica con tutto il fiato che
aveva in gola.
Grugno, infastidito da quella brusca
interruzione, alzò un sopracciglio con fare superiore e ringhiò: "Piccolo,
insignificante animale che non sei altro! Come osi interrompere la MIA festa!
Non vedi che ho ospiti? Io non ho bisogno del permesso di nessuno per
divertirmi", e così dicendo scagliò con una zampa una lattina
vuota verso Martina.
La formichina la scansò per un pelo e
rispose: "Tu non hai rispetto per niente e nessuno ma ricorda che un po'
di umiltà sta bene anche in casa degli animali più grossi!" e così dicendo
se ne andò imprecando a bassa voce.
Passò il tempo, Martina continuò a
lavorare incessantemente con le sue colleghe per garantirsi un inverno
abbondante di cibo.
Un giorno venne a sapere (sempre dalla
solita Cesira la Talpa) che Grugno, durante una delle sue scorribande, si era
rotto una zampa.
Il cinghiale si diceva fosse a letto,
solo e impossibilitato a procurarsi il cibo, e data la scarsa simpatia che
nutriva tra gli animali del Bosco, non c'era da meravigliarsi che nessuno fosse
andato a trovarlo.
Martina pensò e ripensò, e infine
decise di preparare una bella teglia di maccheroni e di portarla a
Grugno.
Lo trovò mesto, dimesso e nei suoi
occhi tutta la superbia era sparita. Non appena si accorse della formichina una
lacrima scese silenziosa sulle sue ispide guance: "Io - cominciò - non
sono cattivo. Volevo dimostrare a tutti di essere il più forte e il più
importante fra gli animali del Bosco.
Ho mancato di rispetto a te, Martina,
e a tutti gli altri e ti chiedo scusa".
"Non solo ci hai deriso e
trattato male - replicò la formica - ma durante tutte quelle feste che hai
fatto hai sprecato un sacco di cibo che ti sarebbe potuto tornare utile in
questo momento. Ora mangia, rimettiti in forma e spero che questa lezione ti
sia servita a qualcosa".
E così dicendo pensò di averlo
redarguito abbastanza e con un mezzo sorriso gli porse la teglia, certa che a
volte la vita insegna più di mille discorsi.
Caro Dio,
liberami dal falso orgoglio;
liberami dall'arroganza
che accompagna un'immagine di sé gonfiata.
Preservami dall'alterigia,
da un ego sovraccarico
derivante da un io vuoto.
Fa' che impari a essere soddisfatto di
me stesso;
che non senta mai il bisogno
di sminuire qualcuno
per acquisire valore e importanza,
per sentirmi
stimato e degno.
- Rabbi Nachman
di Brazlav -
Buona giornata a tutti. :-)
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