Dire qualcosa sul digiuno è un'ispirazione divina e
anche il tempo dell'anno ci invita a farlo. E` un'osservanza questa, una virtù
dell'animo, un vantaggio dello spirito a spese della carne, e non può essere
oggetto di offerta a Dio da parte degli angeli. In cielo vi è ogni abbondanza e
sazietà eterna. Lì non manca nulla perché in Dio si appaga ogni desiderio. Lì
il pane degli angeli è Dio, che si è fatto uomo perché anche l'uomo potesse
cibarsene
Qui tutte le anime, che sono vestite di un corpo
terreno, riempiono il ventre dei frutti della terra, là gli spiriti razionali,
che governano corpi celesti, riempiono di Dio le loro menti. Tanto qui che lì
vi è un cibo. Ma questo cibo nostro nel momento stesso che ristora viene meno;
diminuisce nella misura in cui riempie. Quello invece rimane integro anche
quando riempie. Bisogna aver fame di quel cibo. Lo prescrive Cristo quando
dice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno
saziati
Nel corso della vita terrena compete agli uomini aver
fame e sete di giustizia, ma esserne appagati appartiene all'altra vita. Gli
angeli si saziano di questo pane, di questo cibo. Gli uomini invece ne hanno
fame, sono tutti protesi nel desiderio di esso. Questo protendersi nel desiderio
dilata l'anima, ne aumenta la capacità. Fatti più capaci, a suo tempo saranno
appagati. Che dire allora? Che su questa terra non ricevono alcun appagamento
quelli che hanno fame e sete di giustizia? Sì che ricevono qualcosa, ma un
conto è la refezione del viandante, un altro la perfezione dei beati. Ascolta
l'Apostolo, che ha fame e sete, e certamente di giustizia, la più che se ne può
raggiungere in questa vita, la più che se ne può praticare. Nessuno oserebbe
confrontarsi con lui nonché ritenersi superiore. Dice dunque: Non che io
abbia già acquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione
E considerate chi è che parla: il " Vaso di
elezione ", l'estremo lembo, per così dire, del vestito del
Salvatore, una estrema frangia che tuttavia sana chi la tocca, come la donna
che pativa perdite di sangue, perché aveva fede
E` l'ultimo e il più piccolo degli Apostoli, come egli
stesso dice: Io sono l'ultimo degli Apostoli, e: Io sono l'infimo
degli Apostoli, e ancora: Non sono degno neppure di essere chiamato
apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Ma per grazia di Dio sono
quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana, anzi ho faticato più di
tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio con me
Ascoltando queste parole, ti sembra di ascoltare uno
che è ripieno di grazia, al colmo della perfezione. Ma se l'hai ascoltato
quando è sazio, ascolta di che cosa ha ancora fame. Dice: Non che io abbia
già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione, e: Fratelli,
io non ritengo di aver raggiunto la méta, ma una cosa sì: dimentico del passato
e proteso verso il futuro corro verso la méta, per arrivare al premio che Dio
ci chiama a ricevere in Cristo Gesù
Dice di non essere ancora perfetto, di non avere ancora
ricevuto, di non avere ancora raggiunto. Ma dice di essere proteso in avanti;
di correre verso il premio della chiamata superna. E` in viaggio; ha fame, vuol
essere saziato, si affretta, desidera giungere, brucia: nulla gli tarda
quanto essere sciolto dal corpo per essere con Cristo.
O Signore, cosa sei per me? E cosa sono io per te, perché
tu mi comandi di amarti?
Oh, dimmi, per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di' all'anima mia: io sono la tua salvezza. Dillo, che io l'oda.
Le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile e di' all'anima mia: io sono la tua salvezza.
Rincorrendo questa voce io ti raggiungerò, ma tu non celarmi il tuo volto. Che io possa anche morire per vederlo, per non morire in eterno...
Oh, dimmi, per la tua misericordia, Signore Dio mio, cosa sei per me. Di' all'anima mia: io sono la tua salvezza. Dillo, che io l'oda.
Le orecchie del mio cuore stanno davanti alla tua bocca, Signore. Aprile e di' all'anima mia: io sono la tua salvezza.
Rincorrendo questa voce io ti raggiungerò, ma tu non celarmi il tuo volto. Che io possa anche morire per vederlo, per non morire in eterno...
- Confessioni I, 4 -
"Se senti vacillare
la tua fede per la violenza della tempesta, calmati: Dio ti guarda.
Se ogni
cosa che passa cade nel nulla senza più ritornare, calmati: Dio rimane.
Se il
tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza, calmati: Dio perdona.
Se la
morte ti spaventa e temi il mistero e l'ombra del sonno notturno, calmati: Dio
risveglia"...
- Sant' Agostino -
Cos’è la speranza per un cristiano? – papa Francesco
Si dice che è la più umile delle tre virtù, perché si nasconde nella vita.
La fede si vede, si sente, si sa cosa è.
La carità si fa, si sa cosa è.Ma cosa è la speranza?... essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi. …
I primi cristiani, la dipingevano come un’ancora: la speranza era un’ancora, un’ancora fissa nella riva dell’Aldilà. E la nostra vita è proprio camminare verso quest’ancora.
Mi viene a me la domanda: dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo ancorati proprio là nella riva di quell’oceano tanto lontano o siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamo fatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, i nostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamenti ecclesiastici, non ecclesiali, eh?
Siamo ancorati lì? Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza. San Paolo, indica poi un’altra icona della speranza, quella del parto. …Penso a Maria, una ragazza giovane, quando, dopo che lei ha sentito che era mamma è cambiato il suo atteggiamento e va, aiuta e canta quel cantico di lode. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non è mai (solo) donna: è mamma. E la speranza ha qualcosa di questo. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là."
papa Francesco, 29 ottobre 2013
La fede si vede, si sente, si sa cosa è.
La carità si fa, si sa cosa è.Ma cosa è la speranza?... essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che riempirà la nostra bocca di sorrisi. …
I primi cristiani, la dipingevano come un’ancora: la speranza era un’ancora, un’ancora fissa nella riva dell’Aldilà. E la nostra vita è proprio camminare verso quest’ancora.
Mi viene a me la domanda: dove siamo ancorati noi, ognuno di noi? Siamo ancorati proprio là nella riva di quell’oceano tanto lontano o siamo ancorati in una laguna artificiale che abbiamo fatto noi, con le nostre regole, i nostri comportamenti, i nostri orari, i nostri clericalismi, i nostri atteggiamenti ecclesiastici, non ecclesiali, eh?
Siamo ancorati lì? Tutto comodo, tutto sicuro, eh? Quella non è speranza. San Paolo, indica poi un’altra icona della speranza, quella del parto. …Penso a Maria, una ragazza giovane, quando, dopo che lei ha sentito che era mamma è cambiato il suo atteggiamento e va, aiuta e canta quel cantico di lode. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non è mai (solo) donna: è mamma. E la speranza ha qualcosa di questo. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là."
papa Francesco, 29 ottobre 2013
"Gli astrologi pretendono che vi sia nel cielo la causa inevitabile del peccato: sono Venere o Saturno o Marte che ci hanno fatto compiere questa o quella azione, volendo che sia senza colpa l'uomo, che è carne e sangue e verminosa superbia, e la colpa ricada su colui che ha creato e regge il cielo e le stelle"
- Sant'Agostino, Confessioni, IV, 3 -
Évangéliaire,
Paris 1961, p. 118
Signore, insegnaci
a pregare
Signore, insegnaci
a sostenere il tuo silenzio,
quando l'ombra si aggira
e il fuoco scema.
a sostenere il tuo silenzio,
quando l'ombra si aggira
e il fuoco scema.
Signore, insegnaci
a consumare l'attesa,
per trarne
l'alba che ci attende.
a consumare l'attesa,
per trarne
l'alba che ci attende.
Signore, insegnaci
ad ascoltarti,
tu che vieni alle nostre labbra
quando preghiamo.
ad ascoltarti,
tu che vieni alle nostre labbra
quando preghiamo.
Signore, insegnaci
a parlarti.
Il fuoco sia nella nostra lingua
di fronte alla notte.
a parlarti.
Il fuoco sia nella nostra lingua
di fronte alla notte.
Signore, insegnaci
a chiamarti Padre nostro:
una preghiera
che ha il gusto del pane.
a chiamarti Padre nostro:
una preghiera
che ha il gusto del pane.
Una preghiera
che sia la nostra dimora.
che sia la nostra dimora.
Pierre Emmanuel
Évangéliaire,
Paris 1961, p. 118
Buona giornata a tutti. :-)