«Abba Poemen diceva che vi sono tre
cose importanti:
“Temere il Signore, pregare senza posa e fare del bene al
prossimo”.
Ritirandosi nel deserto, i discepoli di Antonio non cercavano chi sa
quali distrazioni, ma la possibilità di dedicare ogni momento della vita alla
salvezza dell’anima e all’incontro con Dio.
Nella giornata dell’eremita vi era,
quindi, una sapiente alternanza di lavoro e di preghiera, per vincere la noia
che nasce fatalmente dalla ripetizione monotona degli stessi gesti.
Significativo, a questo riguardo, è l’apoftegma che apre la serie alfabetica
greca.
Un giorno Antonio fu preso dallo sconforto e chiese al Signore: “Che
posso fare nella mia afflizione?”.
Poco dopo, vide un altro eremita che stava seduto a lavorare e che di tanto in tanto si alzava in piedi a pregare e poi di nuovo si metteva seduto a intrecciare corde.
Poco dopo, vide un altro eremita che stava seduto a lavorare e che di tanto in tanto si alzava in piedi a pregare e poi di nuovo si metteva seduto a intrecciare corde.
Era un angelo mandato per guidarlo
e dargli forza.
E Antonio, udendo l’angelo che diceva: “Fa così e sarai salvo”, capì in qual modo organizzare la sua vita.
E Antonio, udendo l’angelo che diceva: “Fa così e sarai salvo”, capì in qual modo organizzare la sua vita.
Il consiglio dell’angelo fu
trasmesso da Antonio ai suoi discepoli e divenne pratica corrente: gli
anacoreti trascorrevano buona parte del tempo nella loro cella a intrecciare
corde, stuoie, panieri e a pregare.
Ma, quale che fosse il lavoro manuale, l’importante era lasciare lo spirito libero per le cose spirituali.
Ecco perché i padri accompagnavano talvolta il lavoro recitando brani delle Sacre Scritture.
Poteva essere sempre lo stesso versetto, ripetuto incessantemente, o qualche brano più lungo.
Molti anacoreti conoscevano a memoria interi libri della Bibbia.
Abba Daniele, per esempio, era capace di recitare diecimila versetti al giorno.
Ma, quale che fosse il lavoro manuale, l’importante era lasciare lo spirito libero per le cose spirituali.
Ecco perché i padri accompagnavano talvolta il lavoro recitando brani delle Sacre Scritture.
Poteva essere sempre lo stesso versetto, ripetuto incessantemente, o qualche brano più lungo.
Molti anacoreti conoscevano a memoria interi libri della Bibbia.
Abba Daniele, per esempio, era capace di recitare diecimila versetti al giorno.
Per molti anni due uomini erano
vissuti insieme senza mai litigare.
Un giorno, uno disse: “E se
litigassimo almeno una volta come fanno tutti?”. L'altro rispose: “Io non so
come si fa a litigare...
Il primo disse: "Ecco: io colloco
un mattone fra noi due e io dico che è mio e tu dici che è tuo. È così che
comincia un litigio.
Collocarono quindi il mattone fra di
loro.
Uno disse: “È mio”. L'altro disse:
“No, è mio”.
Riprese il primo: “Sì è tuo;
prendilo e vattene.
E si separarono senza riuscire a
litigare.
- Lucien Regnault -
da: Le sentenze dei padri del deserto
Buona giornata a tutti. :-)
Iscriviti al mio canale YouTube. Grazie!!!