Un uomo si recò da un monaco di clausura.
Gli chiese: «Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?».
Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: «Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?».
L’uomo guardò nel pozzo. «Non vedo niente».
Dopo un po’ di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: «Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?».
L’uomo ubbidì e rispose: «Ora vedo me stesso: mi specchio nell’acqua».
Il monaco disse: «Vedi, quando io immergo il secchio, l’acqua è agitata. Ora invece l’acqua è tranquilla. È questa l’esperienza del silenzio: l’uomo vede se stesso!».
Scegliti un angolo tranquillo e lasciati cullare dal silenzio.
- don Bruno Ferrero -
Il canto del grillo - Piccole storie per l'anima
Il canto del grillo - Piccole storie per l'anima
La perdita della capacità di ascoltare è figlia della perdita della dimensione del silenzio.
L’ uomo moderno ha orrore del silenzio.
Il silenzio della mente è ormai un’ espressione priva di significato.
Abbiamo dimenticato l’ arte di quietare quell’ alveare dalle mille api ronzanti che si annida nella nostra mente.
Sottoposta a un incessante bombardamento di messaggi, la nostra mente è una fucina di pensieri che lavora senza turni di riposo.
Abbiamo perso la capacità di rallentare.
Un’ attività mentale frenetica e dispersiva che invece di arricchire lo spirito, ci affatica, ci confonde, seppellisce il nostro vero io sotto una cortina impermeabile di pensieri, immagini, fantasie e timori.
Questo lavorio mentale ha luogo senza sosta, sicché i pensieri si sovrappongono l’ uno all’ altro spesso in modo conflittuale.
Ci fanno agitare per un non nulla, costruiscono pregiudizi e preconcetti.
Corrono affannosamente ad anticipare il futuro e restano amaramente attaccati al passato.
Le esperienze passate sono sempre presenti per condizionarci, anche se non ce ne rendiamo conto.
Al nostro fianco cammina il nostro passato che c’ imprigiona dietro a celle prive di sbarre, ma da cui è difficile evadere.
Queste incrostazioni avvolgono l’ io profondo e gli impediscono di emergere, lo soffocano, stordito dal rumore del chiacchiericcio mentale.
Il silenzio della mente è ormai un’ espressione priva di significato.
Abbiamo dimenticato l’ arte di quietare quell’ alveare dalle mille api ronzanti che si annida nella nostra mente.
Sottoposta a un incessante bombardamento di messaggi, la nostra mente è una fucina di pensieri che lavora senza turni di riposo.
Abbiamo perso la capacità di rallentare.
Un’ attività mentale frenetica e dispersiva che invece di arricchire lo spirito, ci affatica, ci confonde, seppellisce il nostro vero io sotto una cortina impermeabile di pensieri, immagini, fantasie e timori.
Questo lavorio mentale ha luogo senza sosta, sicché i pensieri si sovrappongono l’ uno all’ altro spesso in modo conflittuale.
Ci fanno agitare per un non nulla, costruiscono pregiudizi e preconcetti.
Corrono affannosamente ad anticipare il futuro e restano amaramente attaccati al passato.
Le esperienze passate sono sempre presenti per condizionarci, anche se non ce ne rendiamo conto.
Al nostro fianco cammina il nostro passato che c’ imprigiona dietro a celle prive di sbarre, ma da cui è difficile evadere.
Queste incrostazioni avvolgono l’ io profondo e gli impediscono di emergere, lo soffocano, stordito dal rumore del chiacchiericcio mentale.
Plutarco I° secolo dopo Cristo
da: l'Arte di Ascoltare
Il silenzio non è mancanza di comunicazione; il silenzio fa parte del flusso di messaggi e informazioni che caratterizza la nuova cultura della comunicazione.
Il silenzio parla, il nostro silenzio può esprimere la vicinanza, la solidarietà e l'attenzione agli altri.
Il silenzio è un modo forte per esprimere il nostro rispetto e il nostro amore per gli altri. Nel silenzio ascoltiamo l'altro, diamo la priorità alla parola dell'altro. Il silenzio è un atteggiamento attivo. E' il nostro silenzio che permette e dà spazio all'altro per parlare.
Il silenzio rafforza il rapporto, il legame tra due persone. Nel silenzio riesco a capire chi è l'altro e proprio in questo trovo me stesso. Il silenzio mi permette di essere attento al contenuto della comunicazione. E' il silenzio che ci aiuta a vedere... In fondo è nel silenzio che riesco a dare il giusto significato alla comunicazione e non essere solamente sommerso dal volume della stessa comunicazione.
Arcivescovo Claudio Maria Celli
Buona giornata a tutti. :-)
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