C'è nella storia, una continuità secondo ragione, che è il futurum.
E' la continuità di ciò che si incastra armonicamente, secondo la logica del prima e del poi. Secondo le categorie di causa ed effetto. Secondo gli schemi dei bilanci, in cui, alle voci di uscita, si cercano i riscontri corrispondenti nelle voci di entrata: finche tutto non quadra.
E c'è una continuità secondo lo Spirito, che è l'adventus.
E' il totalmente nuovo, il futuro che viene come mutamento imprevedibile, il sopraggiungere gaudioso e repentino di ciò che non si aveva neppure il coraggio di attendere.
In un canto che viene eseguito nelle nostre chiese e che è tratto dai salmi si dice: "Grandi cose ha fatto il Signore per noi: ha fatto germogliare i fiori tra le rocce!". Ecco, adventus è questo germogliare dei fiori carichi di rugiada tra le rocce del deserto battute dal sole meridiano.
Promuovere l'avvento, allora, è optare per l'inedito, accogliere la diversità come gemma di un fiore nuovo. Cantare, accennandolo appena, il ritornello di una canzone che non è stata ancora scritta, ma che si sa rimarrà per sempre in testa all'hit-parade della storia.
Mettere al centro delle attenzioni pastorali il povero, è avvento. E' avvento, per una madre, amare il figlio handicappato più di ogni altro. E' avvento, per una coppia felice e con figli, mettere in forse la propria tranquillità, avventurandosi in operazioni di "affidamento", con tutte le incertezze che tale ulteriore fecondità si porta dietro, anzi, si porta avanti.
E' avvento, per un giovane, affidare il futuro alla non garanzia di un volontariato, alla non copertura di un impegno sociale in terre lontane, alla gratuità e "inutilità" della preghiera perché la sua testimonianza sia forte in questi tempi di confusione.
E' avvento, per una comunità, condividere l'esistenza del terzo mondiale e sfidare i benpensanti che si chiudono davanti al diverso, per non permettere infiltrazioni inquinanti al proprio patrimonio culturale e religioso.
E' avvento, per una congregazione religiosa o per un presbitero Diocesano, allentare le cautele della circospezione mondana per tutelarsi il sostentamento, facendo affidamento sulla "insostenibile leggerezza" della Provvidenza di Dio.
Per Antonella, mia amica, è avvento abbandonare le lusinghe della carriera sportiva e, dopo aver frequentato l'Isef, farsi suora di clausura.
Per Karol Tarantelli è avvento perdonare l'assassino di suo marito.
Per Madre Teresa di Calcutta avvento è abbandonare la clausura e "farsi prossimo" sulle strade del mondo.
"Ecco come è avvenuta la nascita di Gesù": per promuovere l'avvento, Dio è partito dal futuro.
- don Tonino Bello -
"Il bene comune deve rimanere
sempre il fine ultimo della politica.
E poi significa mettere al centro la persona, adottandola come misura di ogni
impegno; come principio architettonico di ogni scelta; come criterio
assiologico supremo.
La persona, non il calcolo di parte.
La persona, non le astuzie di potere.
La persona, non le mosse egemoniche.
La persona, non il prestigio delle fazioni".
- don Tonino Bello -
"Tutta la vita cristiana è un rispondere
all'amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di
stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci
sollecita. E il «sì» della fede segna l’inizio di una luminosa storia di
amicizia con il Signore, che riempie e dà senso pieno a tutta la nostra
esistenza. Dio però non si accontenta che noi accogliamo il suo amore gratuito.
Egli non si limita ad amarci, ma vuole attiraci a Sé, trasformarci in modo così
profondo da portarci a dire con san Paolo: non sono più io che vivo, ma Cristo
vive in me (cfr Gal 2,20).
Quando noi lasciamo spazio all’amore
di Dio, siamo resi simili a Lui, partecipi della sua stessa carità. Aprirci al
suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui,
in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente «operosa per
mezzo della carità» (Gal 5,6) ed Egli prende dimora in noi (cfr 1 Gv
4,12)"
- Papa Benedetto XVI -
Seguo il Rito Ambrosiano ed oggi è la prima domenica di Avvento.
A Milano si è conservata l’esigenza di
un tempo più prolungato e più intenso per prepararsi al Natale. Probabilmente
all’uomo d’oggi, distratto da tante cose superflue, indotto ad accorgersi che
sta arrivando il Natale solo perché vede accendersi per le strade dello
shopping mille luminarie, anche questi dettagli dell’antico calendario
liturgico, con il termine “avvento”, forse un pò arcano e velatamente
esoterico, rammenta che sta arrivando (tra sei domeniche per gli ambrosiani)
non qualcosa (una festa come tante altre), ma Qualcuno.
Buon Avvento a tutti. :-)
Nessun commento:
Posta un commento