mercoledì 7 giugno 2017

La libertà - Gustave Thibon

La parola libertà corrisponde a uno dei bisogni più profondi della natura umana. Ed è forse per questo che essa dà luogo a così tanta confusione e a tanti abusi.
Che cos’è la libertà? 
Non è l’indipendenza assoluta, poiché noi tutti dipendiamo da qualcuno o qualcosa: dall’aria che respiriamo, dal mestiere che facciamo, dagli esseri che ci circondano e dalla società umana tutta intera con la quale scambiamo quotidianamente dei servizi.
L’uomo si sente libero nella misura in cui può amare le cose e gli esseri da cui dipende: per esempio quando vive in ambiente a lui consono, quando esercita un mestiere che risponde alla propria vocazione interiore, quando sposa la donna di cui è innamorato ecc. 
Viceversa, sperimenta una sensazione di coercizione e schiavitù quando è vincolato, per via delle necessità dell’esistenza. a funzioni o a persone che gli ripugnano. 
Colui che non possiede la vocazione militare si sente schiavo in caserma; allo stesso modo, per chi non ama più la propria sposa i vincoli del matrimonio diventano delle catene.
Così, quando rivendichiamo la nostra libertà non è l’indipendenza assoluta che domandiamo: è la facoltà di passare da una dipendenza che rifiutiamo a una dipendenza che ci attrae.
Gli esempi di questo stato d’animo sono innumerevoli. Il bambino pigro che a scuola si annoia prova un vivo sentimento di liberazione quando gli viene permesso di giocare o di gironzolare. Tuttavia egli è schiavo di quell’istinto che lo spinge verso il gioco e il bighellonare.
La giovane « emancipata » che si ribella all’autorità dei genitori o alle regole della morale non reclama la libertà che per obbedire in maniera più servile agli idoli di una certa gioventù: la danza, il cinema, i flirt ecc.
Il teppista che rifiuta di obbedire alle leggi della società per entrare in una banda di malfattori si sottomette facilmente alle « leggi della malavita ».
Allo stesso modo, l’uomo che desidera disfarsi della propria donna allo scopo di sposare l’amante non è libero nei confronti della passione per la quale distrugge il focolare domestico.
Questi pochi esempi sono sufficienti a mostrare le schiavitù che ci minacciano sotto il nome e la maschera della libertà.
Essere libero significa poter fare ciò che si desidera. Occorre dunque vigilare sulla qualità e sull’orientamento dei nostri desideri. La libertà non è altro che la capacità di scegliere tra due obbedienze: se, nel negarci agli appelli che ci vengono dall’alto, rifiutiamo di essere servitori del vero e del bene, cadiamo sotto l’imperio delle passioni inferiori che ci rendono schiavi dell’errore e del male.
La parola libero in greco si dice autonomos: colui che obbedisce alla propria legge. 
Ma la legge dell’uomo, creata a immagine di Dio, vuol dire obbedire alla legge di Dio, equivale cioè ad amare e a servire. 

Ed è in questo senso che Seneca diceva: parere Deo libertas est. 
La libertà è obbedire a Dio.

- Gustave Thibon -
4 febbraio 1977
(Articolo originale: La liberté, « Itinéraires », n. 214, giugno 1977; traduzione redazionale)

© Copyright Henri de Lovinfosse, Waasmunster (Belgique)


"Non esiste per l'uomo indipendenza assoluta (un essere finito che non dipenda da nulla, sarebbe un essere separato da tutto, eliminato cioè dall' esistenza). Ma esiste una dipendenza morta che lo opprime e una dipendenza viva che lo fa sbocciare. 
La prima di queste dipendenze è schiavitù, la seconda è libertà...
Il fanciullo studioso corre liberamente alla scuola, il vero soldato si adatta amorosamente alla disciplina, gli sposi che si amano fioriscono nei "legami" del matrimonio. 
Ma la scuola, la caserma e la famiglia sono orribili prigioni per lo scolaro, il soldato o gli sposi senza vocazione. 
L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da nulla o da nessuno: è libero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che ama, ed è prigioniero nell'esatta misura in cui dipende da ciò che non può amare. 
Così il problema della libertà non si pone in termini di indipendenza, ma in termini di amore." 

- Gustave Thibon - 





Ave Maria,
Madre di ogni nostro desiderio di felicità.
Tu sei la terra che dice sì alla vita.
Tu sei l’umanità che da il suo consenso a Dio.
Tu sei la nuova Eva e la madre dei viventi.
Tu sei la fede che accoglie l’imprevedibile,
ascolta lo Spirito creatore e si meraviglia.
Tu sei la Madre delle oscurità della fede,
che custodisce tutti gli avvenimenti nel suo cuore, 
indaga e medita tutti i nostri “perché?”
e si fida dell’avvenire di Dio, suo Signore.
Ave Maria, 
Madre di tutte le nostre sofferenze.
Tu sei la donna ritta ai piedi dell’uomo crocifisso,
tu sei la madre di tutti quelli che piangono
l’innocente massacrato e il prigioniero torturato.
Ave Maria, 
Madre di tutte le nostre speranze.
Tu sei la stella radiosa di un popolo
in cammino verso Dio.
Tu sei l’annuncio dell’umanità trasfigurata,
tu sei la riuscita della creazione
che Dio ha fatto per la sua eternità.


- Michel Hubaut, ofm -





Buona giornata a tutti. :-)









Nessun commento: