sabato 7 aprile 2012

Discorsi per la Notte Santa – Sant’Agostino

Fratelli, vegliamo, perché fino a questa notte, Cristo è rimasto nella tomba.
In questa notte, è sopravvenuta la risurrezione della sua carne.
Sulla croce, essa è stata esposta agli scherni ; oggi, è adorata dai cieli e dalla terra. Questa notte fa parte fin d'ora della nostra domenica. Occorreva che Cristo risuscitasse di notte, perché la sua risurrezione ha illuminato le nostre tenebre...
Come la nostra fede, rinsaldata dalla risurrezione di Cristo, caccia ogni sonno, così questa notte, illuminata dalle nostre veglie, si riempie di luce. Essa ci fa sperare, insieme con la Chiesa sparsa su tutta la terra, di non essere sorpresi nella notte (Mt 13, 33).

Su tanti popoli, radunati in nome di Cristo da questa festa ovunque solennissima, il sole è tramontato – eppure fa pur sempre giorno.
Le luci del cielo hanno lasciato il posto alle luci della terra ...
Colui che ci ha dato la gloria del suo nome (Sal 28, 2), ha anche illuminato questa notte.
Colui al quale diciamo : « Rischiara le mie tenebre » (Sal 18, 29), diffonde la sua luce nei nostri cuori.
Come i nostri occhi abbagliati contemplano queste fiaccole splendenti, così il nostro spirito illuminato ci fa vedere quanto sia luminosa questa notte – questa santa notte in cui il Signore ha inaugurato nella propria carne la vita che non conosce né sonno, né morte !

Sant'Agostino (354-430)

Fonte:  Discorsi per la Notte Santa
Cristo morto (1475-1478)
Andrea Mantegna
Pinacoteca di Brera, Milano, Italy

«Nonostante la morte sia spesso un tema quasi proibito nella nostra società, e vi sia il tentativo continuo di levare dalla nostra mente il solo pensiero della morte, essa riguarda ciascuno di noi. E davanti a questo mistero tutti, anche inconsciamente, cerchiamo qualcosa che ci inviti a sperare, un segnale che ci dia consolazione, che si apra qualche orizzonte, che offra ancora un futuro. La strada della morte, in realtà, è una via della speranza e percorrere i nostri cimiteri, come pure leggere le scritte sulle tombe è compiere un cammino segnato dalla speranza di eternità. Solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può anche vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio». (Papa Benedetto XVI)



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