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martedì 4 febbraio 2020

La lamentela è contagiosa

Lo psicologo dottor Travis Bradberry, autore di “Intelligenza emotiva 2.0”, sostiene che i neuroni possono favorire le lamentele e portarci a una lamentela automatica. Quando facciamo qualcosa, i neuroni si ramificano per migliorare il flusso di informazioni la prossima volta che si verificherà quel comportamento. Il lavoro dei neuroni opera quindi come se stessimo costruendo un ponte. Non ha senso costruirlo ogni volta che attraversiamo un fiume. È meglio farlo una volta per tutte e fatto bene.

Succede questo quando ci lamentiamo o ascoltiamo delle lamentele. Per noi è molto più facile farlo di nuovo, e la lamentela diventa quindi qualcosa di automatico. Diventa la prima opzione, quello che faremo preferibilmente piuttosto che pensare in positivo. Lamentarsi diventerà il nostro comportamento predeterminato, e distruggerà la nostra chimica cerebrale come un virus difficile da controllare.

La lamentela è contagiosa come un virus. Ne sono responsabili i cosiddetti “neuroni specchio”, che sono la base della nostra capacità di provare empatia. Per questo, più si è empatici, più si sarà influenzati dallo stato d’animo di un’altra persona. Ascoltare lamentele è come la salute del fumatore passivo: non serve fumare per risentire dei gravi effetti del contatto con il tabacco.

Lamentele positive e lamentele negative?

Non per questo bisogna chiudersi in una bolla di egoismo e isolarsi dalle persone che soffrono.

Una cosa è ascoltare la sofferenza di una persona che ha davvero un problema, o le correzioni che può farci una persona che crede che abbiamo bisogno di sostegno in un aspetto della nostra vita, un’altra è ascoltare come una persona descrive costantemente il mondo a tinte fosche, come esprime incessantemente il suo pessimismo vitale.


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Parlare di difficoltà alla ricerca di una soluzione ha senso. E state tranquilli, perché ascoltare i problemi di un amico non vi priverà di alcuna parte importante del vostro ippocampo. Ve lo garantiamo. Di fatto, è molto positivo per stabilire rapporti e legami più solidi con le persone con cui condividiamo la vita.

Ciò non toglie che sia importante far capire a chi si lamenta costantemente che questa visione pessimista è negativa per la sua salute mentale. È bene evitare di lamentarsi e anche non trovarsi con chi vuole avere a che fare con voi solo per raccontarvi problemi o criticare continuamente il vostro comportamento.

L’immunità al virus della lamentela

Come proteggersi da un circolo vizioso di lamentele? Il dottor Travis Bradberry consiglia di sviluppare un atteggiamento di gratitudine. Il segreto è trovare per ogni pensiero negativo un pensiero positivo, cercando l’equilibrio.

Ad esempio, “Fa caldo, è un incubo, ma sono felice perché posso comprare un ventilatore che a questo mondo non tutti si possono permettere”.




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Un altro esempio: “Devo fare ancora una volta la dichiarazione dei redditi. La odio e non so come farla, ma sarebbe peggio se non avessi un lavoro e dovessi scrivere uno 0 in ogni casella”.

È proibito nascondere i pensieri negativi sotto al tappeto. Se la paura è forte e si ripete, a volte vale la pena di lavorare con un terapeuta, perché ignorare in modo irresponsabile la sofferenza mentale può provocare una depressione profonda. I problemi seri, poi, vanno semplicemente risolti, ed è importante chiedere aiuto.

Se le vostre lamentele sono però un riflesso con cui analizzate ogni elemento anche banale della realtà, il metodo di praticare la gratitudine è quello che fa per voi. Potete usarlo per ottenere felicità senza cercarla e migliorare seriamente la vostra salute fisica e mentale.


Buona giornata a tutti. :-)


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giovedì 23 gennaio 2020

La lamentela è contagiosa come un virus

Indubbio che la lamentela di qualcuno ci provochi stress. Basta osservare a che stadio può portarci una persona che si lamenta in nostra presenza. 
Non ci vuole molto perché iniziamo a preoccuparci, a deprimerci o ad avere paura, perché anche se quella persona parla del maltempo, della politica o dello stato economico del Paese abbiamo rapidamente la sensazione che tutto vada male e che si debba fare qualcosa per difendersi da quella situazione.

Gli scienziati dicono che il nostro cervello interpreta automaticamente la lamentela come una minaccia, scatenando come risposta una serie di processi fisiologici che sarebbero indispensabili in una situazione d’emergenza.

L’asse ipotalamico-ipofisiario-adrenale attivato in queste situazioni provoca un’esplosione immediata di cortisolo. In circostanze brillantemente predette dalla natura, la tensione provocata dal cortisolo ci aiuterebbe a lottare contro il nemico o a fuggire, il che a sua volta porterebbe a una corrispondente riduzione della tensione. 
Quando però il cervello riceve segnali sulla nostra situazione negativa e non facciamo nulla (dopo tutto, siamo ancora seduti ad ascoltare la storia di insoddisfazione di qualcuno), ci troviamo in una situazione terribile.



I nostri neuroni muoiono, il che porta a una serie di conseguenze dolorose. 
La corteccia prefrontale, responsabile del controllo delle emozioni e del decision making, e l’ippocampo, noto per il fatto di ricordare, imparare ed essere collegato all’intelligenza, corrono un grande pericolo. Per questo, agli studenti di Filologia si ripete che se stressano troppi gli alunni non insegneranno loro niente. 
Ascoltare lamentele può essere ugualmente pericoloso, perché riduce significativamente l’ippocampo, che è proprio l’area del cervello che soffre nelle persone malate di Alzheimer.



La lamentela è contagiosa

Lo psicologo dottor Travis Bradberry, autore di “Intelligenza emotiva 2.0”, sostiene che i neuroni possono favorire le lamentele e portarci a una lamentela automatica. Quando facciamo qualcosa, i neuroni si ramificano per migliorare il flusso di informazioni la prossima volta che si verificherà quel comportamento. Il lavoro dei neuroni opera quindi come se stessimo costruendo un ponte. Non ha senso costruirlo ogni volta che attraversiamo un fiume. È meglio farlo una volta per tutte e fatto bene.

Succede questo quando ci lamentiamo o ascoltiamo delle lamentele. Per noi è molto più facile farlo di nuovo, e la lamentela diventa quindi qualcosa di automatico. Diventa la prima opzione, quello che faremo preferibilmente piuttosto che pensare in positivo. 

Lamentarsi diventerà il nostro comportamento predeterminato, e distruggerà la nostra chimica cerebrale come un virus difficile da controllare.



La lamentela è contagiosa come un virus. 
Ne sono responsabili i cosiddetti “neuroni specchio”, che sono la base della nostra capacità di provare empatia. 
Per questo, più si è empatici, più si sarà influenzati dallo stato d’animo di un’altra persona. Ascoltare lamentele è come la salute del fumatore passivo: non serve fumare per risentire dei gravi effetti del contatto con il tabacco.

Lamentele positive e lamentele negative?

Non per questo bisogna chiudersi in una bolla di egoismo e isolarsi dalle persone che soffrono.

Una cosa è ascoltare la sofferenza di una persona che ha davvero un problema, o le correzioni che può farci una persona che crede che abbiamo bisogno di sostegno in un aspetto della nostra vita, un’altra è ascoltare come una persona descrive costantemente il mondo a tinte fosche, come esprime incessantemente il suo pessimismo vitale.

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Parlare di difficoltà alla ricerca di una soluzione ha senso. E state tranquilli, perché ascoltare i problemi di un amico non vi priverà di alcuna parte importante del vostro ippocampo. Ve lo garantiamo. Di fatto, è molto positivo per stabilire rapporti e legami più solidi con le persone con cui condividiamo la vita.

Ciò non toglie che sia importante far capire a chi si lamenta costantemente che questa visione pessimista è negativa per la sua salute mentale. 

È bene evitare di lamentarsi e anche non trovarsi con chi vuole avere a che fare con voi solo per raccontarvi problemi o criticare continuamente il vostro comportamento.

L’immunità al virus della lamentela

Come proteggersi da un circolo vizioso di lamentele? Il dottor Travis Bradberry consiglia di sviluppare un atteggiamento di gratitudine. Il segreto è trovare per ogni pensiero negativo un pensiero positivo, cercando l’equilibrio.

Ad esempio, “Fa caldo, è un incubo, ma sono felice perché posso comprare un ventilatore che a questo mondo non tutti si possono permettere”.



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Un altro esempio: “Devo fare ancora una volta la dichiarazione dei redditi. La odio e non so come farla, ma sarebbe peggio se non avessi un lavoro e dovessi scrivere uno zero in ogni casella”.

È proibito nascondere i pensieri negativi sotto al tappeto. Se la paura è forte e si ripete, a volte vale la pena di lavorare con un terapeuta, perché ignorare in modo irresponsabile la sofferenza mentale può provocare una depressione profonda. I problemi seri, poi, vanno semplicemente risolti, ed è importante chiedere aiuto.

Se le vostre lamentele sono però un riflesso con cui analizzate ogni elemento anche banale della realtà, il metodo di praticare la gratitudine è quello che fa per voi. 
Potete usarlo per ottenere felicità senza cercarla e migliorare seriamente la vostra salute fisica e mentale.


Buona giornata a tutti. :-)


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