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martedì 5 settembre 2023

Oggi ricordiamo Madre Teresa di Calcutta, santa

Padre del Cielo, ci hai dato un modello di vita 
nella Santa famiglia di Nazareth.


Aiutaci, Padre amabile, a fare della nostra famiglia
 
un’altra Nazareth, dove amore, pace e gioia regnino;
 
che sia profondamente contemplativa,
totalmente eucaristica e vibrante di gioia.

Aiutaci a rimanere insieme nella gioia e nel dolore
 
attraverso la preghiera in famiglia.

Insegnaci a vedere Gesù nei membri
 
della nostra famiglia,
 
specialmente a scoprire il Tuo Volto
 
nascosto nella loro povertà.

Che il Cuore Eucaristico di Gesù renda i nostri cuori
 
miti e umili come il Suo e aiutaci a fare
i nostri doveri nella famiglia in santità.
 

Fa che possiamo amarci l’un l’altro
come Dio ama ognuno di noi di più ogni giorno,
 
perdonarci scambievolmente
come Tu perdoni i nostri peccati.
 

Aiutaci, o Padre amabile, ad accettare tutto quello
che Tu ci dai e a donare tutto quello che Tu ci prendi,
 
con un grande sorriso.

Cuore Immacolato di Maria, causa della nostra gioia,
 
prega per noi.

San Giuseppe, prega per noi.
 

Santi Angeli Custodi, siate sempre con noi, guidateci
 
e proteggeteci. Amen.


La mia Comunità sono i poveri. La loro sicurezza è la mia. La loro salute è la mia salute. La mia casa è la casa dei poveri: non dei poveri, ma di quelli che tra i poveri sono i più poveri. Di quelli ai quali la gente cerca di non avvicinarsi per paura del contagio e dei sudiciume, perché sono coperti di microbi e di insetti. Di quelli che non vanno a pregare, perché non possono uscire di casa nudi. Che non mangiano più perché non hanno nemmeno più la forza di mangiare. Che cadono per le strade, sapendo che stanno per morire e accanto ai quali i vivi passano senza prestare loro attenzione. Di quelli che non piangono più, perché non hanno più lacrime. Degli intoccabili".

(Madre Teresa di Calcutta)



Mi guardò con due occhi limpidi e penetranti.
Poi mi chiese: «Quante ore preghi ogni giorno?». Rimasi sorpreso da una simile domanda e provai a difendermi dicendo: «Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?». Madre Teresa mi prese le mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettermi ciò che aveva nel cuore; poi mi confidò: «Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri!
Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega.
Pregando, Dio mi mette il Suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!»
Non ho più dimenticato questo incontro: il segreto di Madre Teresa sta tutto qui. Ci siamo rivisti tante altre volte (l'ultima il 22 maggio scorso), ma ogni azione e ogni decisione di Madre Teresa li ho trovati meravigliosamente coerenti con questa convinzione di fede:
«Pregando, Dio mi mette il Suo Amore nel cuore, e così …».
Nel 1979 ricevette il Premio Nobel per la Pace: lo accolse stupendosi e restando quietamente piccola nelle mani di Dio. Andò a ritirare il premio con la corona del Santo Rosario stretta tra le grosse mani, abituate alla fatica del lavoro e alla dolcezza della carezza: nessuno osò rimproverarla per il suo affetto verso la Madonna, neppure in
una terra rigidamente luterana!
Tornando da Oslo Madre Teresa fece tappa a Roma. Vari giornalisti si accalcarono nel cortile esterno della povera dimora delle Missionarie della Carità sul Monte Celio. Madre Teresa non si sottrasse ai giornalisti, ma li accolse come figli, mettendo nella mano di ciascuno una piccola medaglia dell'Immacolata. I giornalisti furono generosi in foto e domande; una domanda fu un po' birichina: «Madre, lei ha settanta anni! Quando lei morirà, il mondo sarà come prima. Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?» Madre Teresa avrebbe potuto reagire con un po' di santo sdegno ed invece fece un sorriso luminoso, come se le avessero dato un bacio affettuosissimo. E aggiunse: «Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l'amore di Dio.
Le pare poco?».
Il giornalista non riuscì a rispondere, mentre attorno alla Madre si era creato il silenzio dell'ascolto e della emozione. Madre Teresa riprese la parola e chiese al giornalista "sfacciatello":
«Cerchi di essere anche lei una goccia pulita e così saremo in due.
È sposato?». «Sì, Madre». «Lo dica anche a sua moglie e così saremo in tre. Ha dei figli?». «Tre figli, Madre». «Lo dica anche ai suoi figli e così saremo in sei …».
Non c'era bisogno di aggiungere altro: Madre Teresa aveva detto chiaramente che ognuno di noi ha in mano un piccolo, ma indispensabile capitale d'amore; è questo personale capitale d'amore che dobbiamo preoccuparci di investire: il resto è divagazione inutile o polemica sterile o maschera di disimpegno.
Nel 1988 venne a Porto Santo Stefano (GR), dove ero parroco: fu un dono immenso, inatteso, meraviglioso. Era il 18 maggio e il cielo, dopo una insolita burrasca, era tornato limpido e azzurro, confondendosi con il mare sorridente. Madre Teresa fissò come una bambina lo scenario unico del Monte Argentario e parlò così: «Come è bello questo luogo! In un luogo così bello, anche voi dovreste preoccuparvi di avere anime belle». Bastarono queste parole per far scattare una attenzione e una vibrazione del cuore di oltre ventimila persone. Madre Teresa, allora, con la coerenza della fede, aggiunse:
«La vita è il più grande dono di Dio. È per questo che è penoso vedere quanto accade oggi: la vita viene volontariamente distrutta dalle guerre, dalla violenza, dall'aborto. E noi siamo creati da Dio per cose più grandi: amare ed essere amati! Il più grande distruttore di pace nel mondo è l'aborto. Se una madre può uccidere il proprio figlio nella culla del suo grembo, chi potrà fermare me e te nell'ucciderci reciprocamente?».
Queste parole sembravano raggi luminosi lanciati nel cielo buio: ciascuno si sentiva scoperto e ogni briciola di egoismo bruciava e diventava salutare rimprovero. Al termine della Veglia di Preghiera accadde un fatto, che ho sempre vivo nella memoria, ricordandolo, ancora mi emoziono profondamente. Un ricco industriale mi aveva manifestato l'intenzione di regalare a Madre Teresa la sua villa per accogliere i malati di Aids ed aveva in mano le chiavi per consegnarle alla Madre. Riferii la proposta a Madre Teresa, che prontamente rispose: «Debbo pregare, debbo pensarci: non so se è cosa buona portare i malati di Aids in un luogo di grande turismo. E se fossero rifiutati? Soffrirebbero due volte!». Quale saggezza! Quale libertà interiore!
Però a tutti noi, uomini di poca fede, sembrava che Madre Teresa stesse per perdere una bella e rara occasione. Un distinto signore, che aveva assistito al dialogo, si sentì in dovere di consigliare: «Madre, intanto prenda la chiave e poi si vedrà…». Madre Teresa, senza alcuna esitazione, forse sentendosi ferita in ciò che aveva di più caro e di più prezioso, chiuse il discorso dicendo risolutamente: «No, signore! Perché ciò che non mi serve, mi pesa!»
Queste parole sono un capolavoro. Mi richiamarono alla memoria ciò che San Bonaventura scrisse riguardo a San Francesco: «Nessuno amò tanto la ricchezza, quanto Francesco amò la povertà!». Madre Teresa era così. Era un limpido fiume di fede che sbocciava in opere di carità: la fede, e soltanto la fede, stava alla sorgente del suo agire.
Nel 1991, sempre nel mese di maggio, venne a Massa Marittima (GR). Con mia grande sorpresa mi comunicò la decisione di aprire a Piombino una casa per le Suore Contemplative delle Missionarie della Carità: «Pregheranno davanti a Gesù nel Tabernacolo – mi disse – e così si diffonderà attorno la luce della bontà. Ci vogliono cuori puri per accogliere l'Amore! Cuori puri!».
Da Massa Marittima, in elicottero, andammo all'Isola d'Elba per un secondo incontro di preghiera. Durante il tragitto indicavo a Madre Teresa i vari luoghi della costa tirrenica, mentre lei inviava a tutti il regalo di un'Ave Maria. A un certo punto un uomo, che ci accompagnava nel volo, cadde in ginocchio accanto a me e, con voce tremante, mi disse: «Padre, io non so che cosa mi stia accadendo! Mi sembra che Dio, Dio stesso mi stia guardando attraverso gli occhi di quella donna».
Riferii subito alla Madre le parole appena ascoltate. Ella, con tranquillità disarmante, commentò: «Gli dica che Dio lo sta guardando da tanto tempo: era lui che non se ne accorgeva…! God is love: Dio è Amore!». E, rivolta all'uomo, gli strinse la mano con affetto e gli consegnò alcune medagliette della Madonna: sembravano baci, che portavano il profumo dell'amore di Dio. Madre Teresa era così: semplice, umile, limpida, evangelicamente trasparente.
Il 22 maggio scorso mi scrisse un messaggio per la VI Giornata Mondiale del Malato, che verrà celebrata a Loreto l'11 febbraio 1998. Il messaggio dice così: «Cari fratelli e sorelle che soffrite! Voi siete così vicini al cuore di Gesù Crocifisso che, senza staccarsi dalla Croce, egli può baciarvi e parteciparvi il Suo Amore. Siate Santi! Tutti per Gesù attraverso Maria». È il suo testamento: amare… amare! Lasciando però che sia Gesù, Volto e Presenza dell'Amore di Dio, a riempirci di Carità!
+ Cardinale Angelo Comastri
Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano


Buona giornata a tutti :-)





 

venerdì 8 luglio 2022

Aiutaci a diffondere la tua fragranza - Madre Teresa di Calcutta

 O Gesù, aiutaci a diffondere la tua fragranza
ovunque noi andiamo.
Infondi il tuo Spirito nella nostra anima
e riempila del tuo amore
affinché penetri nel nostro essere
in modo così completo che tutta la nostra vita
possa essere soltanto fragranza
e amore trasmesso tramite noi e visto in noi,
e ogni anima con cui veniamo a contatto
possa sentire la tua presenza
nella nostra anima, e poi guardare in su
e vedere non più me, ma Gesù.
Resta con noi,
e noi cominceremo a brillare della tua luce,
a brillare per essere una luce per gli altri.
La luce, o Gesù, sarà la tua, non verrà da noi,
sarà la tua luce che brillerà sugli altri attraverso noi.
Lascia che ti rivolgiamo le nostre preghiere
nel modo che più ami, spargendo la luce
su quelli che ci circondano.
Lasciaci predicare senza predicare,
non con le parole, ma con l'esempio.
Con la forza che attrae
e l'influsso di quel che facciamo.
Con la pienezza dell'amore
che abbiamo per te nel nostro cuore.
Amen.

- Madre Teresa di Calcutta - 




L'umiltà non consiste nel considerarsi inferiori agli altri... ma nel liberarsi della presunzione della propria importanza.
E' uno stato di semplicità naturale in armonia con la nostra vera natura che consente di godere la freschezza del momento presente.
L'umiltà è un modo di essere non di apparire.

- Matthieu Ricard -



Il frutto del silenzio è la preghiera.
Il frutto della preghiera è la fede.
Il frutto della fede è l'amore.
Il frutto dell'amore è il servizio.
Il frutto del servizio è la pace.

- Madre Teresa di Calcutta - 




Buona giornata a tutti. :-)


martedì 21 luglio 2020

La danza del bambino e sulla gioia – Madre Teresa di Calcutta

 C'è un episodio, nella vita di madre Teresa, che sconvolge molte convinzioni e lascia pensosi, forse uno degli episodi-chiave per capire questa figura. Lo raccontò lei stessa. 

«Durante una notte passata nella stazione di Howrah, a Calcutta, verso mezzanotte quando i treni sono tutti fermi per qualche ora, arrivò una poverissima famiglia che veniva di solito a dormire alla stazione. Erano una madre e quattro figli, dai cinque agli undici anni. La madre era una buffà, piccola cosa avvolta in un sari bianco di cotone, sottile per quella notte di novembre, con i capelli rasi a zero, stranamente per una donna. Aveva con sé dei recipienti di latta, qualche straccetto e dei pezzi di pane, tutto quanto possedeva per sé e per i suoi figli. Erano mendicanti. La stazione era la loro casa.
I bambini, tre ragazze e un bimbo che era il più piccolo, erano come la madre pieni di vivacità. A quell'ora, in piena notte, sedettero tutti su un marciapiede della stazione presso le rotaie, vicino ad altre innumerevoli famiglie e mendicanti solitari che già dormivano tutt'intorno, e fecero il loro pasto serale di pane secco, probabilmente quanto era avanzato a un rivenditore che verso sera lo aveva ceduto a un prezzo bassissimo. Ma non fu un pasto triste. Essi parlavano, ridevano e scherzavano. Sarebbe difficile trovare una riunione di famiglia più felice di quella.
Quando il breve pasto fu finito, andarono tutti a una pompa con grande allegria, si lavarono, bevettero e lavarono i loro recipienti di latta. Poi stesero con cura i loro stracci per dormire vicini, e un pezzo di lenzuolo per coprirsi tutti.
E fu allora che il ragazzino fece qualcosa di assolutamente meraviglioso: si mise a danzare.
Saltava e rideva fra i binari, rideva e cantava sommesso con incontenibile gioia.
Una simile danza, in una simile ora, in così assoluta miseria!».
Madre Teresa affermò tante volte che per noi occidentali, tristi nella nostra ricchezza, rintanati nelle nostre lussuose caverne, il povero è un «profeta». Pur nella miseria dove la nostra economia scaltra l'ha esiliato, egli ci insegna dei valori grandi che noi abbiamo dimenticato: l'amore per gli altri, la gioia che nasce dal gustare le piccole cose, l'amicizia, la capacità di entusiasmarsi per qualche cosa.
«Noi lo aiutiamo ad uscire dalla miseria. Ma lui ci regala qualcosa di più: ci insegna una maniera diversa di vivere: servirsi delle cose, ma non diventare prigionieri delle cose, credere che ci sono valori assai più importanti del denaro: l'amore, il calore della famiglia, il sorriso dei bambini, l'amicizia, la gioia...».

(Teresio Bosco, Madre Teresa di Calcutta, biografia)




Credo che nessuno di noi conosca la fame, ma un giorno me la insegnò una bambina. 
La trovai per strada, mi accorsi che aveva fame e le diedi un pezzo di pane, ma lei ne mangiava una briciola per volta. 
Io le dissi di mangiarlo serenamente, ma lei mi rispose: "Ho paura, perché quando finirà io avrò di nuovo fame". 

(Madre Teresa di Calcutta)




Un cuore gioioso è il normale risultato
di un cuore che arde d'amore.
La gioia non è semplicemente una questione di temperamento,
è sempre difficile mantenersi gioiosi:
una ragione di più per dover cercare di attingere
alla gioia e farla crescere nei nostri cuori.

La gioia è preghiera; la gioia è forza; la gioia è amore.
E più dona chi dona con gioia.
Ai bimbi e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli,
donate loro sempre un gaio sorriso;
donate loro non solo le vostre premure, ma anche il vostro cuore.
Può darsi che non si sia in grado di donare molto,
però possiamo sempre donare la gioia
che scaturisce da un cuore colmo d'amore.


Se nel vostro lavoro incontrate difficoltà e le accettate con gioia,
con un largo sorriso, in ciò, al pari di molte altre cose,
vedrete le vostre opere buone.
E il modo migliore per dimostrare la vostra gratitudine
consiste nell'accettare ogni cosa con gioia.
Se sarete colmi di gioia, la gioia risplenderà nei vostri occhi
e nel vostro aspetto, nella vostra conversazione e nel vostro appagamento.
Non sarete in grado di nasconderla poiché la gioia trabocca.

La gioia è assai contagiosa.
Cercate, perciò, di essere sempre
traboccanti di gioia dovunque andiate.


La gioia dev'essere uno dei cardini della nostra vita.
E' il pegno di una personalità generosa.
A volte è altresì un manto che avvolge
una vita di sacrificio e di donazione di sé.
Una persona che possiede questa dote spesso raggiunge alti vertici.
Splende come un sole in seno a una comunità.
... 
Che Dio vi renda in amore tutto l'amore che avete donato
o tutta la gioia e la pace che avete seminato attorno a voi,
da un capo all'altro del mondo
...
(Madre Teresa di Calcutta)



Buona giornata a tutti :-)




lunedì 13 luglio 2020

18 anni: che cosa fare della vita? – Teresa di Calcutta

Da bambina, madre Teresa si chiamava Agnes Gonscha Boyaxhiu. 
Viveva a Skopje, la città che molti anni dopo sa­rebbe stata distrutta dal terremoto. Quando Agnes nacque (nel 1910) Skopje apparteneva all'Albania, poi diventò jugo­slava.
Mentre frequentava le scuole in città, Agnes cominciò a far parte di un gruppo giovanile molto impegnato. Assistente del gruppo era un giovane padre gesuita. Proprio in quegli anni, i gesuiti di Skopje aprirono una missione vicino a Cal­cutta. In patria arrivarono lettere drammatiche, che descrive­vano lo stato di estremo abbandono della gente.
A 12 anni, Agnes sentì leggere quelle lettere nel suo circolo, e cominciò a pensare: « Mi piacerebbe partire per la missione di Calcut­ta ». 
Era l'inizio, semplicissimo, di una vocazione.
1928. Agnes ha diciotto anni.
Ha pensato e ripensato a « che cosa fare » della sua vita. L'idea delle missioni è pene­trata in lei sempre più a fondo. 
Ha pregato, perché la sua non sia un'illusione. Ha domandato al suo confessore: « Co­me posso sapere se Dio mi chiama? ». 
Si è sentita risponde­re: « Attraverso la gioia. Se il pensiero di dedicare la vita a Lui e ai fratelli suscita gioia e pace, una gioia profonda e rasserenante, esistono valide ragioni per ritenere che Dio chiami. La gioia profonda ha funzione di bussola, anche se indicasse la rotta che appare più dura, più difficile ».
Il pensiero di essere missionaria suscita in lei proprio una gioia tranquilla e profonda. Ottiene il permesso di papà e mamma, e domanda di entrare tra le « Suore di Loreto », che hanno la casa madre in Irlanda e molte missioni in India.
Dopo una breve sosta nella « Loreto Abbey » di Rath- farnham, nelle vicinanze di Dublino, fu inviata a Dajeeling, in India.
Divenne insegnante alla « St. Mary High School » di Calcutta. La scuola sorgeva nel quartiere più elegante ed era frequentata dalle ragazze più facoltose della città. Per alcuni anni, suor Teresa fu anche direttrice della scuola.

Dio chiama una seconda volta

1943. In piena guerra mondiale, sul Bengala si abbatte una carestia disastrosa. Due milioni di persone muoiono di fa­me nelle campagne desolate da una siccità eccezionale. Il pen­siero di quelle vittime, e dei tanti che muoiono per le strade di Calcutta ogni giorno, comincia a tormentare suor Teresa. Le pare assurdo continuare a insegnare a un piccolo numero di privilegiati, mentre tanti suoi fratelli muoiono a pochi metri o a pochi chilometri di distanza, nel più completo abbandono. Anche se non si è mai limitata a insegnare superfici e montagne, ma ha cercato di sensibilizzare le sue alunne al grave problema dei poveri e degli emarginati, le pare che in questa circostanza tragica occorra fare qualcosa di più, impegnarsi personalmente.
Un giorno intuisce che questo sentimento potrebbe es­sere una seconda chiamata di Dio. Per esserne sicura, si rivol­ge alla superiora della sua congregazione, poi all'arcivescovo di Calcutta, mons. Perier.
Espone il progetto di lasciare il convento e di vivere tra i poveri.
Riceve un secco rifiuto. Non ne è irritata. 
(continua)

 Fonte: “Madre Teresa di Calcutta”, Teresio Bosco,pagg. 7 e 8 - Ed. Elledici 1991



"Maria, madre di Gesù, dammi il tuo cuore, tanto bello, tanto puro, tanto immacolato, tanto pieno d'amore e d'umiltà, così che io possa.

"Ieri è trascorso. Domani deve ancora venire.
Noi abbiamo solo l’oggi.
Se aiutiamo i nostri figli
ad essere ciò che dovrebbero essere oggi,
avranno il coraggio necessario
per affrontare la vita con maggior amore."

- Madre Teresa di Calcutta -



Preghiera per coloro che non sanno pregare

Signore,
aiuta gli uomini e le donne
che vorrebbero pregare,
ma non sanno farlo.
Accetta il loro desiderio di pregare
come una preghiera.
Ascolta il loro silenzio
e incontrali lì nel loro deserto.
Tu hai già guidato la gente
fuori dal deserto,
e hai mostrato loro la terra promessa.
Tu, Signore di tutto l'universo,
Re dei Re.
Amen.


Buona giornata a tutti :-)

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sabato 27 giugno 2020

Signore, quando avrò fame – Madre Teresa di Calcutta

Signore, quando avrò fame,
dammi qualcuno che ha bisogno di mangiare;
Signore, quando avrò sete,
dammi qualcuno che ha bisogno di acqua;
Signore, quando avrò freddo,
dammi qualcuno che ha bisogno di calore.
Signore, quando soffrirò,
dammi qualcuno che ha bisogno di consolazione;
Signore, quando la mia croce sembrerà pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
Signore, quando mi sentirò povera,
mettimi al fianco di qualcuno più bisognoso.
Signore, quando vorrò che gli altri mi comprendano,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia comprensione.
Signore, rendimi degna, di servire i fratelli,
dà loro, attraverso le queste mani,
non solo il pane di tutti i giorni,
ma anche il nostro amore misericordioso,
immagine del tuo.


(Madre Teresa di Calcutta)



Una volta […] un giornalista voleva mettere Madre Teresa con le spalle al muro e cercare di strapparle una critica, un’accusa, una lamentela nei riguardi della Chiesa. Madre Teresa non cadeva nel tranello. Alla fine il giornalista, spazientito, le disse : “Possibile che una donna intelligente come lei non trovi una o due cose che vanno urgentemente cambiate nella Chiesa per poterla migliorare?”… La madre fece un sorriso e poi, allargando le braccia, disse: “Sì, ci sono due cose che vanno urgentemente cambiate, che vanno urgentemente migliorate. Sa quali sono?”. “Quali?” disse il giornalista, convinto finalmente di avere portato la Madre sul terreno corrosivo della critica. La Madre prontamente rispose: “Le due cose da cambiare urgentemente sono: io e lei!.
Se noi miglioriamo, migliorerà tutta la Chiesa”… 

- cardinale Angelo Comastri - 



Quando un povero muore di fame,
non è perchè Dio si sia dimenticato di lui.
Accade perchè nè io nè voi,
ci siamo preoccupati di offrirgli ciò di cui aveva bisogno.

Ci siamo rifiutati di agire
come strumenti di amore nelle mani di Dio,
per offrire al povero,
uomo o donna che sia, un pezzo di pane,
per procurargli una veste con cui ripararsi da freddo. 
Questo accade perchè non abbiamo riconosciuto Cristo
quando, ancora una volta, si è mostrato
sotto le sembianze del dolore
nel corpo di un fratello intirizzito dal freddo,
morente di fame,
quando si è rivolto a noi come un essere solo,
come un bambino perduto
alla ricerca di un luogo in cui ripararsi.


                                                             - Madre Teresa di Calcutta -


Buona giornata a tutti. :-)






domenica 20 ottobre 2019

Fame di Dio – Madre Teresa di Calcutta

Il mondo intero ha fame di Dio.
Siete voi sacerdoti che dovete spegnere questa fame.
La potrete saziare con la tenerezza e l'amore di Cristo.
Date al mondo questo Gesù che infiamma i vostri cuori.
Per le strade di Calcutta abbiamo raccolto oltre quarantaseimila malati.
La metà di loro è tornata a Dio in maniera molto semplice, amati e assistiti dalle Sorelle.

Mi ricordo di un uomo che un giorno venne da noi.
Andò dritto verso il reparto delle donne senza nemmeno dirmi una parola.
Si fermò a fianco di una Sorella che si stava occupando di una donna malata, ricoperta di sporcizia e di parassiti.
Guardò le mani, il volto e gli occhi della Sorella e si rese conto che era l'amore di Dio che dava forza alla Sorella per compiere il suo lavoro.
Quindi venne verso di me e mi disse:


«Ero venuto pieno di odio, ma me ne vado con Dio presente nel più intimo del mio cuore. Ho scoperto Dio nel volto di questa Sorella che si occupa di una povera malata come se si tratti dello stesso Cristo».

Questo è il vostro compito in quanto sacerdoti.

Che ogni essere umano sia Gesù per voi e che voi, a vostra volta, siate la sua presenza.
Siate santi e insegnate a tutti a esserlo.
Insegnateci la preghiera che purifica i nostri cuori e che ci aiuta a progredire nella fede.
Ricordateci l'importanza della meditazione, fonte di amore e di servizio.
Voi, che avete consacrato le vostre vite e i vostri cuori, dovete essere poveri, casti e santi per poter dire « questo è il mio corpo » nella consacrazione e per poter dare continuamente a noi questo pane di vita che ci sostenta e che ci invita a essere santi.



- Madre Teresa di Calcutta - 




Diceva della sua opera: "Sarà grande se sarà piccola, sarà ricca se sarà povera; avrà la protezione di Dio se non cercherà quella dell'uomo". 
E aggiungeva: "Scopo del vero sacerdote è accendere un piccolo fuochetto che, se la Provvidenza lo vorrà, farà estendere il suo calore e la sua luce ovunque e comunque".

- San Giovanni Calabria -









Umiliati amorosamente avanti a Dio ed agli uomini, perchè Iddio parla a chi tiene le orecchie basse.
Sii amante del silenzio, perchè il molto parlare non è mai senza colpa.
Tieniti in ritiro per quanto ti sarà possibile, perchè nel ritiro il Signore parla liberamente all'anima e l'anima è più in grado di ascoltare la sua voce.

Diminuisci le tue visite e sopportale cristianamente quando ti vengono fatte (Epist. III, p. 432).

- Padre Pio  da Pietrelcina - 



Esercitate la carità, esercitatela con entusiasmo: non fatevi chiamare due volte, siate solleciti. Interrompete qualsiasi occupazione, anche santissima e volate in aiuto dei poveri. 

- San Giuseppe Benedetto Cottolengo -





Vicino ad un uomo che soffre ci dovrebbe essere sempre un uomo che ama.

- san Giovanni Paolo II,papa -































Buona giornata a tutti. :-)


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