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martedì 16 maggio 2023

La casa di Maria – Michele Zanzucchi

Un forte seleucida domina la valle che conduce a Efeso. E’ chiamata la “fortezza delle capre” perché, per toglierla ai genovesi, gli ottomani sarebbero arrivati alla vetta impervia seguendo delle capre, rivestiti di pelli di quegli stessi animali. Ecco poi la cittadina di Selcuk, ventimila anime, situata all’ombra della grande fortezza di Ayasoluk e della sottostante basilica di San Giovanni, che tanti considerano la prova più eclatante della veridicità della presenza dell’apostolo in questa città. La basilica del Vi secolo, di cui restano gli immensi basamenti e alcune strutture murarie superiori, è senza dubbio il maggior edificio di tradizione bizantina della città.

Meryem Ana Evi, o Meryemana, “Madre Maria”, è la casa nella quale la tradizione dice che abbia abitato la Vergine Maria fuggita da Gerusalemme assieme a Giovanni. Per giungere al luogo del santuario, bisogna percorrere una scoscesa strada asfaltata costruita con i proventi delle candele e delle offerte della gente. Sì, perché nella casetta ogni anno transitano più di un milione di pellegrini, in massima parte musulmani. Scolaresche intere, confraternite, associazioni, famiglie, villaggi: ogni gruppo e ogni modo è buono per visitare la casa: nell’ascesa costeggio gruppi di fedeli che percorrono i sette chilometri di salita a piedi. Da prima dell’anno Mille, i musulmani festeggiano qui la festa del 15 agosto.
Una quantità di miracoli sarebbe avvenuta nella casetta – leucemie guarite, piaghe sparite nel giro di una notte, handicap scomparsi… -, che non vengono pubblicizzati per ovvi motivi di prudenza, in questa terra in cui alla religione non è consentito avere una vita ufficiale. La mia guida afferma di avere lei stessa un giorno seguito un anziano musulmano che per una mezz’ora sembrava voler catturare con il suo prominente e rumoroso naso ogni profumo proveniente dalla casetta e dai suoi dintorni. Alla richiesta di una spiegazione di quello strano comportamento, l’uomo le aveva detto di essere venuto in pellegrinaggio chiedendo di riavere l’olfatto, completamente scomparso da dieci anni. L’aveva riottenuto. Come lui, molti musulmani vengono per ringraziare delle piccole o grandi grazie ricevute da Meryem, annodando piccoli fazzoletti bianchi a una grata sistemata apposta sotto la casetta per evitare che tutto il recinto del santuario sia tappezzato di tali fazzoletti.
Qui è salito Giovanni Paolo II nel 1979, appena un anno dopo la sua elezione al soglio pontificio, così come poi ha fatto nel 2006 il suo successore Benedetto XVI. Ora la casetta è custodita da un cappuccino e da due suorine vestite d’azzurro. C’è raccoglimento. Nulla di eclatante, nulla di roboante, come si addice a tutto quello che è mariano. Le candeline di cera gialla si consumano nello spazio di qualche decina di minuti. Eppure, più che nei santuari mariani più accreditati – da Lourdes a Fatima a Loreto -, qui si respira la normalità di una donna che ha dato al mondo il figlio di Dio, divenendo essa stessa Madre di Dio, Théotokos, come ha stabilito un concilio avvenuto proprio nella città sottostante di Efeso. Sembra evidente come proprio Meryem-Maria sarà la via che riavvicinerà musulmani e cristiani, che colmerà il pauroso fossato che li separa quest’oggi.
(Zanzucchi Michele)
Fonte: “Cristiani nelle terre del Corano. Viaggio nei paesi musulmani del Mediterraneo” di Michele Zanzucchi, pagg.171,172, Editrice Città Nuova 2007

Era domenica il 20 agosto 2006. La temperatura era caldissima in tutta la Turchia e spirava un forte vento secco. In tutta la Turchia venivano segnalati numerosi incendi e anche la zona di Izmir, completamente immersa dai boschi,  non è stata risparmiata e le fiamme si stavano propagando velocemente per tutta la collina. Poi … come per incanto …. Le fiamme si fermarono a un metro di distanza da una casetta costruita con semplici mattoni. Due locali identificati come il soggiorno e la camera da letto della Vergine, che qui avrebbe concluso la sua vita terrena. Attualmente è un santuario, meta di pellegrini sia cristiani che musulmani, provenienti da tutto il mondo.

Il frate cappuccino italiano padre Adriano Franchini, residente a Meryem Ana Evi (la Casa di Maria) e superiore della Custodia di Turchia, testimonia: "Sì, abbiamo passato momenti poco simpatici “ racconta - dopo il primo avviso di sgombro mi sono preoccupato di portare l'auto in una posizione di sicurezza per poter scappare, ho cercato gli ospiti che avevamo e poi volevo tornare alla casa per prendere alcune cose, ma non c'è stato niente da fare; non ci si poteva più avvicinare: vedevamo il fumo e  le fiamme alte e vicine. Temevamo che se il vento cambiava direzione saremmo rimasti intrappolati; è incredibile la velocità con la quale si propaga ed avanza il fuoco tra i pini".

"Siamo dovuti scappare in fretta - continua - tra crisi di pianto e disperate ricerche dei propri cari, ma tutti hanno potuto mettersi in salvo. Ritrovatici giù a Selcuk (cittadina ai piedi della collina), le prime notizie che ci arrivavano dagli elicotteri, finalmente giunti, erano veramente brutte: sta bruciando tutto. Non si salverà niente! Poi verso sera la constatazione che l'incendio era stato veramente devastante in una grande area e tutto attorno a Meryem Ana ed alle nostre case, ma il santuario e le case erano intatte!"

Il francescano non parla di miracolo, ma ammette comunque la straordinarietà dell'accaduto. "Anche nella nostra casa il fuoco è arrivato da tre lati fino al muretto di confine; un albero bruciato è caduto sopra il tetto ma le fiamme non hanno attecchito all'abitazione; anche la palma che è ad un metro dalla casa è bruciata per le scintille! L'incendio, attorno al santuario, è arrivato fino alle panche, dove si celebra la messa all'aperto e lì si è fermato. La gente che vede la devastazione tutto attorno parla di miracolo. Certo è una scena che ha dell'incredibile".

Nessuno pellegrino è rimasto ferito! 



“Da qui ad Efeso, città benedetta dalla presenza di Maria Santissima, che sappiamo essere amata e venerata anche dai musulmani- eleviamo al Signore una speciale preghiera per la pace tra i popoli”.

Questa invocazione alla pace tra i popoli e la piena comunione e concordia tra i cristiani è il cuore dell’omelia che il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto in occasione del suo pellegrinaggio al santuario mariano di Meryemana presso Efeso il 29 novembre 2006.

Al suo apparire nella bianca veste talare, uno scroscio di applausi e di urla “viva il Papa” da parte dei pellegrini, scalda emotivamente l’atmosfera. Il Santo Padre, dopo aver incensato l’altare, dalla sede inizia la S. Messa in lingua turca. I temi toccati nell’omelia sono la pace, il cammino nell’unità delle Chiesa, la speranza per la Chiesa locale di Turchia.

(dal sito https://www.hzmeryemanaevi.com)



Buona giornata a tutti :-)







giovedì 9 febbraio 2017

9 febbraio Beata Anna Katharina Emmerick Mistica, religiosa


Anna Catharina Emmerick nacque l’8 settembre 1774 a Flamske bei Coestfeld (Westfalia, Germania) comunità di contadini; i suoi genitori Bernardo Emmerick e Anna Hillers, erano di umile condizione ma buoni cattolici.
Da bambina faceva la pastorella e in questo periodo avvertì la vocazione a farsi religiosa, ma incontrando l’opposizione del padre; durante la sua giovinezza Dio la colmò di grandi doni, come fenomeni di estasi e visioni.
Ma questo non le giovò, in quanto fu rifiutata da varie comunità; nel 1802 a 28 anni, grazie all’interessamento dell’amica Clara Soentgen, una giovane della borghesia, ottenne alla fine di entrare nel monastero delle Canonichesse Regolari di S. Agostino di Agnetenberg presso Dülmen.
La vita nel monastero fu per lei molto dura, perché non della stessa condizione sociale delle altre e questo le veniva fatto pesare, come pure le si rimproverava di essere stata accolta dietro insistenti pressioni. 
A ciò si aggiunse che soffrì di varie infermità, per le conseguenze di un incidente patito nel 1805, fu costretta a stare quasi continuamente nella sua stanza, dal 1806 al 1812.
Quando era una contadina riusciva a tenere nascosti i fenomeni mistici che si manifestavano in lei, ma nel monastero, un ambiente più ristretto, ciò non le riusciva, pertanto alcune suore o per zelo o per ignoranza la fecero oggetto di insinuazioni maligne e sospetti di ogni genere.
Nel 1811 il convento fu soppresso dalle leggi francesi di Napoleone Bonaparte e le suore disperse; Anna Caterina Emmerick nel 1812 si mise allora al servizio di un sacerdote, emigrato a Dülmen proveniente dalla diocesi francese di Amiens, don Giovanni Martino Lambert.
Ed in casa del sacerdote verso la fine di quell’anno, i fenomeni sempre presenti prima, si moltiplicarono e negli ultimi giorni di dicembre 1812 ricevette le stigmate; per due mesi riuscì a tenerle nascoste, ma il 28 febbraio 1813 non poté lasciare più il letto, che diventò il suo strumento di espiazione per i peccati degli uomini, unendo le sue sofferenze a quelle della Passione di Gesù.

Fu sottoposta ad un’indagine sulle stigmate, sulle sofferenze della Passione e sui fenomeni mistici che si manifestavano in lei, indagine che confermò la sua assoluta innocenza e il carattere soprannaturale dei fenomeni.
Devotissima dell'eucaristia, traeva la sua forza da essa; si verificò in lei, come in altre mistiche, il fenomeno del digiuno eucaristico: poca acqua e l'ostia consacrata furono sufficienti a tenerla in vita per molti anni.
Ebbe visioni riguardanti la vita di Gesù e di Maria, ma soprattutto della Passione di Cristo.
È diventato difficile sapere quali visioni furono effettivamente sue, perché un suo contemporaneo, il poeta e scrittore Clemente Brentano (1778-1842) le pubblicò facendo delle aggiunte e abbellimenti al suo racconto, creando così una grande confusione, che pesò fortemente sul futuro processo di beatificazione. 
Anna Caterina Emmerick morì a Dülmen il 9 febbraio 1824, diventando una delle Serve di Dio più conosciute in Europa. 
Per l’appartenenza da suora all’Ordine delle Canonichesse Regolari, i monaci Canonici Regolari di sant’Agostino promossero la sua causa di beatificazione, che subì varie battute di arresto, interventi di vescovi e dello stesso papa Leone XIII, coinvolgimenti nelle vicende politiche della Germania, ecc., finché il 4 maggio 1981 ci fu il decreto sull’introduzione della causa. 
Finalmente questa venerabile suora, mistica, veggente, stigmatizzata del secolo XVIII, è giunta alla fine di un lungo processo di canonizzazione, durato più di 135 anni, san Giovanni Paolo II, papa l’ha scritta nell’albo dei Beati il 3 ottobre 2004. 
Sia Anna Caterina che il poeta Brentano non erano mai stati in Terra Santa, eppure Anna Caterina ha descritto con sorprendente precisione della casa di Efeso dove vissero San Giovanni e la Madonna.
Alcuni archeologi austriaci, fra cui Il ricercatore francese Julien Dubiet presero sul serio le visioni della monaca agostiniana e, tracciando una mappa topografica basata sulle sue indicazioni, riportarono alla luce, in Turchia a 9 km da Efeso, alcuni resti (mura perimetrali e focolare) di una casa che identificarono come l'antica abitazione nella quale la  Vergine Maria e San Giovanni Evangelista vissero dopo la morte di Gesù.
L’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell'antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la beata Emmerich. La validità delle visioni di Caterina e del relativo ritrovamento, venne confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni esperti austriaci.
 Gli archeologi ebbero modo di appurare che l’edificio - almeno nelle sue fondamenta - risaliva al I secolo d.C.
Meryem Ana è visitato ogni anno da migliaia di pellegrini. 
La chiesa cattolica non si è mai ufficialmente pronunciata ma il sito è stato meta dei pellegrinaggi dei papi Paolo VI (26 luglio 1967), Giovanni Paolo II (30 novembre 1979) e Benedetto XVI (29 novembre 2006).


Nella foto io e mio marito in visita a Mary Ana. La casa è su una collina e, ai tempi di Maria il mare era visibile ad occhio nudo, ora è distante una trentina di chilometri.

Mi piace immaginare Maria, al tramonto, seduta proprio lì, dove siamo seduti noi, guardare il tramonto sul mare.


"Anche se rimanesse un solo cattolico, la Chiesa vincerebbe di nuovo, perché non si fonda sui consigli e sull'intelligenza umani."

- Beata Caterina Emmerick -
Flamske (Germania), 8 settembre 1774 – Dülmen, 9 febbraio 1824



Buona giornata a tutti. :-)


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