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sabato 29 settembre 2018

29 settembre 1941, il massacro di Babij Jar - Evgenij Evtushenko

Menorah 1991 (a 50anni dalla strage)

Il 29 settembre 1941 a Babi Yar, nei dintorni di Kiev, le SS naziste con la collaborazione della polizia ucraina massacrarono a colpi di mitragliatrice 33.771 ebrei. 
Un terzo di loro erano bambini. 
Il massacro continuò fino al 3 ottobre e i corpi furono gettati gli uni sugli altri in una fossa. Alcune vittime respiravano ancora e fu loro dato il colpo di grazia con le granate. Nei tre anni successivi, nello stesso luogo e con lo stesso sistema, furono uccisi sessantamila persone tra rom, comunisti, prigionieri di guerra russi tra cui i marinai della flotta del Mar Nero catturati durante la conquista di Sebastopoli. Si calcola che alla fine i morti furono 100.000


Nell'agosto del 1943, alla vigilia della liberazione di Kiev da parte dell' Armata Rossa i nazisti impiegarono 327 prigionieri per esumare e bruciare i corpi.

Per molto tempo dopo la fine della seconda guerra mondiale  ci fu la volontà di "censurare" e "rimuovere" la memoria dei masacri compiuti a Babij Jar. 

monumento costruito "solo" nel 1976


Venti anni dopo, nel settembre 1961, un giovane poeta russo, Evgenij Evtushenko, sconvolto dalla scoperta del massacro degli ebrei di Kiev (taciuto dall'Unione Sovietica) scrisse "Babi Yar", la poesia che ispirò a Dimitrij Shostakovitch la sua celebre tredicesima sinfonia.

«Non c'è segno di ricordo a Babi Yar.
Le scogliere a picco sono là come tante pietre tombali.
Mi fa paura.
Mi sento vecchio,
vecchio come il popolo degli ebrei.
Mi sembra di essere un ebreo.
Attraverso a piedi l'antico Egitto.
Qui, io muoio, inchiodato ad una croce,
e ancora oggi porto le ferite dei chiodi.
Mi sembra di essere Dreyfus.
I borghesi sono delatori e giudici.
Sono imprigionato,
perseguitato, calunniato e ricoperto di sputi.
Signore che a stento frenano il riso,
vestite con incredibili abiti di trine ,
mi punzecchiano il viso con i loro ombrelli.
Poi mi sembra di essere un ragazzo di Białystok.
Il sangue ricopre il pavimento.
I brutti ceffi della taverna puzzano di vodka e cipolla.
Mi colpiscono al fianco con uno stivale.
Invano chiedo un po' di pietà a questi massacratori.
Alcuni commercianti di grano violentano mia madre.
Oh, mio popolo russo!
Lo so che sei internazionale
Ma alcuni, con la coscienza sporca,
troppo spesso hanno trasformato
questo tuo sacro nome
in un simbolo di malvagità.
Conosco la mia terra, la sua bontà.
Questi antisemiti sono spregevoli.
Senza esitazione si definiscono:
"Unione del popolo russo"!
Penso a me come se fossi Anna Frank,
traboccante di vita come un ramo all'inizio di aprile
Sono innamorato e non ho bisogno di parole vuote,
ma ho bisogno di guardarci l'uno nell'altro.
Quanto poco possiamo vedere o sentirci!
Le foglie ed il cielo ci sono negate,
ma ci sono molte cose che possiamo fare -
possiamo delicatamente abbracciarci l'uno all'altro
nell'oscurità della stanza!
"Stanno arrivando!"
"Non temere.
È il delicato suono della primavera
Dammi le tue labbra..."
"Stanno abbattendo la porta!"
"No, è il ghiaccio che si sta rompendo nei fiumi..."
Su Babi Yar si sente il fruscio dell'erba.
Gli alberi sono minacciosi, come giudici.
Ogni cosa grida nel silenzio e,
scoprendomi la testa,
sento lentamente i miei capelli diventare bianchi.
E io divento un urlo continuo,
sulle migliaia e migliaia di persone seppellite qua.
Io sono ognuno degli anziani fucilati qui.
Io sono ognuno dei bambini fucilati qui.
Niente dentro di me dimenticherà, mai!
Che suoni l'Internazionale fino a quando
l'ultimo antisemita sulla terra
sarà seppellito, per i secoli dei secoli.
Nel mio sangue non c'è sangue ebraico.
Nella loro follia, tutti gli antisemiti
dovrebbero ora odiarmi come se fossi un ebreo.
E per questo sono un vero russo!»


- Evgenij Evtushenko -



Per non dimenticare.