domenica 11 giugno 2023

2 giugno 2002 Corpus Domini - card. Carlo Maria Martini

Penso al 2 giugno del 2002, quando il Cardinale Martini in occasione della processione del Corpus Domini ha ricordato i suoi 23 anni trascorsi tra noi, ( il giorno del suo ingresso fece lo stesso percorso della processione eucaristica )
Milano, 2 giugno 2002

In questa processione abbiamo ripetuto lo stesso percorso del 10 febbraio 1980, quando, procedendo a piedi dal Castello verso il Duomo, davo inizio al mio ministero episcopale a Milano.
È perciò per me motivo di grande commozione l'avere ripercorso 22 anni dopo lo stesso itinerario. Durante il tragitto, mentre portavo tra le mie mani il Signore presente nell'Eucaristia, pensavo a tutti quelli che allora c'erano e oggi non ci sono più. Pensavo a tutti quelli che allora erano bambini e adolescenti e ora sono adulti, a quelli che allora erano adulti ed ora sono anziani, come lo sono io.
Anche per me infatti sono passati tanti anni, sono maturate tante esperienze, si sono succeduti tanti incontri, sono avvenute tante vicende. Ma su tutte e in tutte leggo ora la presenza amabile e il chiarore mite dell'Eucaristia.
Per questo siamo di nuovo qui in tanti a ringraziare il Signore e a ringraziarlo proprio perché lui non è cambiato. Lui è il Signore di ieri, di oggi e di sempre. La sua presenza nell'Eucaristia e nella Parola ci stimola oggi come allora, anzi con la forza ancora più grande che viene dalla memoria delle tantissime grazie ricevute.
Pure la pagina evangelica che è stata proclamata più volte in questa processione è la stessa di quella domenica 10 febbraio 1980, ripresa poi dal Papa nel documento sul terzo millennio (NMI) e da me nella ultima lettera pastorale "Sulla tua Parola". Allora come oggi ascoltavamo le parole di Pietro: Gesù sulla tua parola getterò le reti. Allora sentivo che, fidandomi della parola del Signore, le reti si sarebbero riempite, e mi pareva di poter pronunciare le parole ardite di Pietro, presenti nell'altra pagina evangelica letta durante la processione: Signore, se sei tu, comanda che venga a te camminando sulle acque!
E' davvero un camminare sulle acque il portare la responsabilità di arcivescovo di Milano, cioè qualcosa di umanamente troppo arduo, che si può attuare solo fidandosi del Signore, della sua grazia, espressa anche nella bontà e pazienza di tutti voi, nella dedizione di tutti i miei preti e dei miei più stretti collaboratori, nell'accoglienza e nella collaborazione di tutte le forze vive della città. Il Signore mi ha fatto sentire ogni giorno di più la mia fragilità e insieme la sua bontà, e della sua bontà voi siete stati strumento.
Ricordo l'altra pagina che veniva proclamata qui in Duomo all'inizio del mio ministero, dal libro del profeta Isaia: Ohimè che uomo dalle labbra impure io sono! Ma il Signore stesso mi prometteva di purificarmi con carboni ardenti, perché potessi proclamare la sua Parola.
Possiamo dunque dire che tutti questi anni sono stati ritmati e scanditi dalla parola di Dio e che la Parola ci ha portato al mistero dell'Eucaristia.
L'Eucaristia al centro della città
L'Eucaristia infatti è al centro della comunità e le comunità cristiane la attuano nella santa messa, che sta al centro della comunità e al centro della città.
Al centro di una città, la quale, come ha detto il Papa in un discorso del 13 maggio scorso ai sindaci di varie metropoli, " è molto più di un territorio, di un'aria economica produttiva, di una realtà politica. È soprattutto una comunità di persone, in particolare di famiglie con i loro figli. È un'esperienza umana viva, radicata storicamente e distinta culturalmente".
"La componente etica di una città - aggiunge il Papa - dovrebbe essere soprattutto basata sul concetto di solidarietà. In una città si affrontano una tale massa di problemi economici, sociali e culturali che non si possono risolvere senza la creazione di un nuovo stile di solidarietà umana. Per questo istituzioni e organizzazioni sociali a diverso livello… devono partecipare alla promozione di un movimento generale di solidarietà tra tutti i settori della popolazione, prestando un'attenzione speciale ai deboli e agli emarginati. Non è solo una questione di convenienza. È una necessità dell'ordine morale al quale tutti vanno educati". Tutti noi siamo chiamati a impegnarci per questa questione di coscienza, responsabili civili, religiosi e militari della città e cittadini.
"Lo scopo della solidarietà - dice ancora il Papa - dev'essere il progresso di un mondo più umano per tutti, un mondo al quale un individuo possa partecipare in modo positivo e fecondo e in cui il benessere di alcuni non sia più un ostacolo allo sviluppo degli altri, ma un aiuto".
L'Eucaristia al centro della città, che abbiamo proclamato con la nostra processione, è custode e promotrice di solidarietà. Come mi esprimevo alcuni anni fa in una lettera alla città dal titolo "Alzati, va' a Ninive la grande città! ", riferendomi anche a una riflessione di don Giuseppe Dossetti, l'Eucaristia che noi celebriamo è il sale, il lievito, la luce e l'anima della città. La Chiesa che si realizza nell'Eucaristia è come "una manifestazione anticipata della polis salvata. Polis tutta sui generis, che non governa e non ha potere, che non muove verso gli altri per quello che hanno di appetibile, ma unicamente per quello che sono in mysterio (cioè davanti al mistero di Dio, anche se poveri, incoscienti, in tutto inappetibili): cioè non incontra l'uomo dall'esterno e in superficie, ma lo incontra nel suo sé più intimo, più invisibile... creando e divulgando dovunque un'atmosfera di rispetto, di comprensione, di fiducia, di valorizzazione degli esclusi, di amore oblativo, indipendente da ogni condizione esterna mutevole".
Nell'ultimo capitolo del libro dell'Apocalisse è scritto che "in mezzo alla piazza della città…si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese: le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni " (Apocalisse 22,2). E' questo l'albero di cui ci nutriamo continuamente, l'albero dell'Eucaristia, albero che non verrà mai meno, pure nel cambio dei vescovi, perché l'Eucaristia è sempre la stessa, chiunque la celebri e da essa la città trarrà sempre il suo frutto ristoratore.
Affidiamo a Maria, che la Chiesa d'oriente chiama "albero dal bel frutto di cui si nutrono i fedeli", questa visione fiduciosa della città con al centro l'Eucaristia. E ciascuno di noi si senta spinto da tale visione a contribuire al bene della città con scioltezza e disinteresse. Il bene della città è troppo grande, troppo prezioso perché lo possiamo trascurare o in qualche modo dimenticare. L'Eucaristia celebrata in questo Duomo, centro spirituale della città, sarà sempre un segno di speranza e un pegno di futuro sereno e operoso.

- Card. Carlo Maria Martini - 


"Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Dentro le tue ferite nascondimi.
Non permettere che io
mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della mia morte chiamami.
Comandami di venire a te,
perché con i tuoi Santi io ti lodi.
nei secoli dei secoli. Amen."



Buona giornata a tutti :-)