venerdì 3 luglio 2020

L'uomo e la sua fragilità - card. Carlo Maria Martini

“Vorrei gridare ancora una volta che l’uomo è più grande del suo peccato, l’uomo è più dei suoi errori, l’uomo per quanto colpevole rimane uomo. 
Le sue fragilità, i drammi che lo abitano, le mostruosità che può aver commesso, offuscano, sbiadiscono, ma non cancellano la sua dignità che, anzi, la società è chiamata a ricostruire, a pulire, a educare, a medicare. 
Dice Gesù: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti ma i peccatori» (Mc 2,17). 
E se la società ha il dovere della giustizia, essa è mirata a recuperare tutto il possibile dell’umano che c’è in ogni uomo, tutto il bene rimasto in esso. 
Chi lascia l’uomo nella sua colpevolezza, chi lo scolpisce dentro di essa, non è molto diverso dal colpevole stesso”.

- Card. Carlo Maria Martini -
(Corriere della Sera, 29.1.2012)



“La fede è un affidarsi a Dio che vince l’angoscia: non è un bagaglio di nozioni che esige un faticoso indottrinamento, è il bene più grande e liberante per l’uomo.”

- Card. Carlo Maria Martini -


Che ricordo di lui serberà nel suo cuore, adesso che il cardinale ha lasciato la vita terrena?

Quello del pastore di Palestina che cammina davanti al gregge. 
Indica un orizzonte, ma nello stesso tempo non accelera oltre misura il passo, ha compassione della pecora ferita e di quella gravida. 
Il pensiero mi corre a un gesto, quello che fu dell’inizio, quel suo ingresso così inusuale. 
Camminava confuso tra la gente: non era processione, non era corteo, era cammino. Ci sembrò di capire: uomo del cammino e non del palco, uomo della strada e non delle parate. 
Niente cordoni, niente posti riservati, niente separatezze. 
Così è stata la visita di Dio: Gesù di Nazareth, uomo della strada, Dio della ferialità e della condivisione”. 

(Carlo Maria Martini: ha amato le nostre strade e pianto su questa città, intervista a don A. Casati, a cura di Zita Dazzi, La Repubblica, 2 settembre 2012)


Buona giornata a tutti. :-)