Come voi certamente già sapete, Gesù e
san Pietro, di tanto in tanto, ritornano sulla terra per concedersi qualche
giorno in mezzo agli uomini e, ma questo è un segreto, perché amano più di ogni
altro il nostro pianeta.
Ed ecco che una bella mattina si
trovavano a spasso per le campagne della Navarra quando Gesù vide qualcosa in
mezzo all'erba.
Osservando più da vicino si accorse
che si trattava di un ferro di cavallo, forse un po' arrugginito ma sempre
valido. Si rivolse quindi a Pietro pregandolo di chinarsi a raccoglierlo. «Non
si sa mai» disse Gesù: «non è detto che non possa servirci».
Pietro, sempre polemico e anche un po'
pigro, si domandò quale utilità potesse mai avere per loro quel vecchio ferro;
il Maestro a volte gli pareva davvero bizzarro con quelle sue strampalate
richieste.
Con fare noncurante gli diede un
leggero calcetto togliendolo dal bordo del sentiero. Gesù fece finta di nulla
ma, mentre Pietro era tutto infervorato in una discussione su importanti
questioni morali, si chinò e raccolse il ferro.
Camminarono quindi fino a raggiungere
un villaggio dove contavano di fermarsi a riposare un poco.
Mentre Pietro gironzolava curioso,
Gesù adocchiò una bottega di maniscalco al quale pensò di offrire il ferro
appena raccolto in cambio di qualche soldo. Con quelle poche monete comprò da
un ambulante una manciata di succose ciliegie mature che subito ripose nella
sua tasca.
Poco più tardi i due viaggiatori si
ritrovarono vicino a una fontanella e si sedettero sul muretto di pietra da cui
l'acqua trasbordava fresca e rilucente. Pietro, come sempre, aveva una buona
scorta di pettegolezzi raccolti ascoltando gli abitanti del piccolo borgo e
Gesù stava divertito ad ascoltarlo.
Venne l'ora di riprendere il cammino e
i due forestieri si lasciarono alle spalle il villaggio, intenzionati a
raggiungere un monastero di cui avevano tanto sentito parlare da un ospite del
Paradiso e dove avevano quindi deciso di passare la notte.
La giornata era caldissima, anzi
torrida. Tutto pareva d'oro: il sole, il cielo, i campi colmi di spighe mature
e persino l'erba ricordavano il biondo metallo.
Pietro cominciò a provare
un'incredibile arsura e, come spesso accade, quel pensiero gli riempì talmente
la mente che null'altro pareva avere ormai interesse per lui.
«Cosa c'è, Pietro? Qualcosa non va?»
chiese Gesù sollecito.
«Niente, Signore, sto meditando»
rispose pronto Pietro, che non voleva confessare quella sua debolezza tutta
umana.
Proseguirono in silenzio, Gesù davanti
e Pietro dietro di lui, finché dalla tasca di Gesù scivolò a terra un succoso
frutto rosso. C'era forse un buchino in quella tasca? Neanche a farlo apposta,
rotolò proprio davanti ai piedi di Pietro che, senza proferire parola, lo
raccolse come una vera manna piovuta dal cielo.
Che frescura, che nettare, che delizia
gustare quel frutto e spremerne il succo nel palato riarso! Quando, dopo pochi
passi, un'altra ciliegia cadde a terra, a Pietro non parve vero. Si chinò in
fretta, sbirciando appena davanti a sé per controllare che il Maestro non lo
vedesse, ma Gesù camminava tranquillo e silenzioso come se nulla fosse.
Una ciliegia dopo l'altra, la tasca si
svuotò e Pietro fece una gran scorpacciata di gustose ciliegie, riuscendo a
togliersi la sete e riprendendo la sua baldanza.
A un tratto il Signore si voltò verso
di lui.
«Fermiamoci sotto l'ombra di
quest'albero: potremo riposarci un po'. Fa così caldo!»
Solo in quel momento Pietro cominciò a
chiedersi che cosa avrebbe detto se Gesù avesse voluto mangiarsi qualche
ciliegia. Che sciocco era stato, si era lasciato prendere dal desiderio di liberarsi
dalla sete e dalla golosità per quei frutti squisiti, e ora... come
giustificarsi?
Cercò di liberare la gola che pareva
aver eretto una barriera contro qualsiasi parola avesse voluto uscire, e
bofonchiò qualcosa come... «Sì... d'accordo... sediamoci qui... già, fa
caldo... ma tu non hai sete?». Si sentiva così vulnerabile, come un umano
qualsiasi colto in flagrante nell'atto di commettere un misfatto.
«Siediti qui, amico mio». Il dolce
richiamo del Maestro lo fece sentire ancora più in colpa. Quante volte questo
copione era già stato recitato e perché non riusciva a sconfiggere quel suo
limite che lo faceva agire d'impulso, senza mai dargli il tempo di riflettere?
Era un incorreggibile zuccone!
«Ascolta, Pietro». Gesù iniziava
sempre così con il suo amico, perché sapeva bene in quale stato d'animo si
trovasse. «Quante volte ti sei chinato di nascosto per raccogliere le ciliegie
che cadevano dalla mia tasca? Non sarebbe stato più saggio ubbidire alla mia
richiesta e chinarti una sola volta per raccogliere il ferro di cavallo?
Avresti potuto venderlo tu al villaggio e ci saremmo goduti in santa pace quelle buone ciliegie. Ma non devi rammaricarti: tu sei fatto così e un giorno, quando sarà il momento, imparerai da solo che fidarti di me conviene sempre».
Avresti potuto venderlo tu al villaggio e ci saremmo goduti in santa pace quelle buone ciliegie. Ma non devi rammaricarti: tu sei fatto così e un giorno, quando sarà il momento, imparerai da solo che fidarti di me conviene sempre».
Dette queste parole, Gesù batté tre
volte le mani e un bel cesto di ciliegie comparve lì sul prato.
«Dai, non fare quella faccia:
gustiamoci insieme questi meravigliosi frutti. Dopo tanto cammino ce li siamo
meritati.»
- Antica leggenda armena -
da:
"Leggende Cristiane. Storie straordinarie di santi, martiri, eremiti
e pellegrini", a cura di Roberta Bellinzaghi, © 2004 -
Edizioni Piemme S.p.A.
Buona giornata a tutti. :-)