Amare
Dio
Che cosa vuole dire Gesù quando afferma che
dobbiamo amare Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima, con tutti i nostri
pensieri e con tutte le nostre forze? (Mc 12,30).
Tutti conosciamo questi
comandamenti. Ma che cosa accade se amo Dio con tutto il cuore?
Nel suo
discorso di addio Gesù dice: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv
14,15).
Gesù definisce l’amore in termini di comportamento, di azione.
Osservare i comandamenti significa trattare se stessi, la propria vita, il
proprio tempo, la creazione e gli altri in modo corrispondente a Dio.
L’amore
di Dio si manifesta nel giusto trattamento delle realtà che lo riflettono,
della sua creazione, soprattutto della sua creazione più alta, l’uomo.
Noi rischiamo continuamente di scambiare le
realtà in cui Dio si riflette per Dio stesso, di perderci in esse al punto da
conferire loro un significato e valore assoluto.
Così diventano per noi degli
idoli.
Ciò sconvolge e sovverte ogni cosa.
Diventiamo schiavi, schiavi del
successo, del danaro, dei beni materiali, del riconoscimento, schiavi degli
uomini che adoriamo, che diventano tutto per noi.
Amare Dio con tutto il cuore
significa mettere Dio al primo posto, trattare tutto in modo rispondente alla
realtà, come ciò che ci è stato donato da Dio e non come Dio stesso.
Perciò,
amare Dio significa, in ultima analisi, relazionarci in modo rispondente alla realtà
con le persone e le cose, con il nostro tempo e la nostra vita.
Se la mia
salute diventa il sommo bene, ruoto esageratamente attorno a me stesso, tutte
le mie energie sono impegnate a evitare che qualcosa mi faccia male e così la
salute diventa per me un idolo. E io non mi tratto già più come dovrei.
Se amo
Dio, faccio attenzione anche alla mia salute, non mi distruggo con il voler
raggiungere a tutti i costi questo o quell’obiettivo, ma mi concedo anche
tempo libero e riposo. E tuttavia non ruoto attorno a me stesso e alla mia
salute.
Sono libero di svolgere anche un servizio, di accettare anche la
malattia dalle mani di Dio come qualcosa in cui egli mi parla, mi indica i miei
limiti, il mio disordine interiore, o semplicemente come qualcosa che egli nel
suo imperscrutabile disegno pretende da me, forse per espiare un po’ di male in
questo mondo.
L’amore di Dio si dimostra anche nel
comportamento verso la sua creazione. Se tratto il mondo che mi circonda come
dono di Dio, lo curo e custodisco, non lo saccheggio, non mi atteggio a suo
padrone.
Il Signore della creazione è Dio.
Nella mia relazione con la creazione
faccio sempre attenzione a incontrarvi qualcosa di Dio. La sua creazione è
impregnata del suo Spirito, essa riflette la sua gloria e la sua potenza.
Perciò, nella creazione incontro tangibilmente, nel senso più vero del termine,
Dio.
In essa tocco veramente un lembo di Dio, pieno di rispetto reverenziale e
sapendo che il mio amore per Dio, Signore della creazione, si manifesta nel
modo in cui amo la sua creazione.
Ma posso amare Dio solo nelle realtà che lo
riflettono, nei miei simili, nella creazione, in me stesso? Non esiste anche
una relazione diretta con Dio?
I salmi affermano che noi amiamo Dio meditando i
suoi comandamenti, osservando i suoi grandi interventi nella storia,
concordando con ciò che ha creato nella creazione e ha fatto nella storia.
L’amore di Dio si manifesta quindi nel tempo che gli dedichiamo. In questo
tempo ci intratteniamo consciamente con colui che sta dietro ogni creazione e
ogni storia e anche dietro la nostra vita.
Ora questo mistero che oltrepassa
ogni realtà visibile viene visto nella Bibbia come una persona, viene descritto
con tratti molto umani, come un Dio degno di amore, ma spesso anche come un Dio
incomprensibile, sulla cui azione bisogna riflettere a lungo, con il quale
bisogna combattere e lottare a lungo, prima di arrendersi e credere di potersi
affidare alle sue mani amorose.
Il mondo e gli uomini lasciano trasparire Dio
solo quando riserviamo del tempo unicamente a lui, lo ascoltiamo nel silenzio
per poterci avvicinare maggiormente a questo mistero, comprenderlo meglio e
diventare infine una cosa sola con lui.
Amare Dio significa in ultima analisi
diventare una cosa sola con lui.
L’amore non solo interpreta diversamente, ma
trasforma.
Prende in mano Dio e il suo indescrivibile mistero in modo tale da
diventare una cosa sola con lui. L’amore mira proprio a questo: diventare una
cosa sola con lui, sperimentare che la nostra vita è sana solo quando
diventiamo una cosa sola con Dio. E per sperimentarlo dobbiamo dimenticare il
mondo, gli uomini e noi stessi e abbandonarci unicamente a Dio, immergerci in
lui, cadere in ginocchio davanti a lui e adorarlo.
Nell’adorazione non vogliamo
raggiungere più nulla per noi stessi.
Non chiediamo nulla a Dio, neppure la
soluzione dei nostri problemi. Dimentichiamo noi stessi e i nostri problemi,
non ci rimproveriamo e non ci giustifichiamo davanti a Dio.
Smettiamo di
ruotare attorno a noi stessi e ci prostriamo semplicemente, perché Dio ci
tocca, perché egli è più importante della nostra costituzione personale.
In
tutti noi si nasconde questo ardente desiderio di poterci finalmente
dimenticare e di essere toccati da Dio al punto da esclamare: Dio solo basta.
Allora possiamo presagire ciò che significa amare Dio per se stesso.
- Anselm Grün -
(1945) è un monaco benedettino tedesco, che dirige il centro di spiritualità (Recollectio Haus) annesso all’abbazia di Münsterschwarzach nei pressi di Würzburg. Scrittore, conferenziere e terapeuta, è oggi uno dei più apprezzati maestri di spiritualità, le cui opere sono tradotte nelle principali lingue.
Buona giornata a tutti. :)