sabato 5 novembre 2016

Come un girasole - Padre Ermes Ronchi


Il fiore che preferisco è il girasole.
Mi piace la fiamma gialla dei suoi petali dove si condensa la luce; sembrano i raggi di un ostensorio attorno allo scrigno, al tabernacolo dei cento semi.
Mi piace l’arroganza dello stelo diritto e robusto, la danza immobile della sua corolla, il peso del frutto che ne fa reclinare il capo sul seno della terra.
Credo che tutto preghi nell’universo, tutto proteso verso Dio: “Il giorno al giorno annuncia il messaggio di Dio, la notte alla notte.
Gli alberi della foresta ne modulano il canto” (Sal 19). Ma tra tutte le creature, l’immagine più bella della preghiera è proprio il girasole: pregare è lasciarsi irradiare dal sole che è Dio; radicarsi con salde radici nella terra e poi muovere verso il cielo.
La preghiera non consiste nel dire preghiere, ma è tendere, con tutto me stesso, verso l’Oltre, verso l’Alto, spesso senza parole, come una pianta che ha sete. Questo accade quando entro in chiesa, sono alla presenza di Dio, e non mi viene nulla da dirgli, nulla esce dal centro arido del cuore.
Finisco per dedicargli il silenzio.
Eppure qualcosa di me prega: prega il mio corpo, prega il mio tempo, ne faccio un piccolo tappeto di minuti, una passatoia di istanti senza parole che stendo davanti ai passi del Signore che viene sempre in me.
Guardo il girasole e capisco che non contano le parole, tanto il Signore le conosce tutte prima che salgano alle labbra.
Conta il fatto che per un tempo io sto in faccia al mio sole, senza mettere nulla prima di Dio, senza anteporgli nessuno dei miei mille affari.
Girasole della preghiera passiva, che non fa nulla se non esporsi alla luce, bere il blu del cielo e l’oro del sole, lasciarsi amare.
La forza non è in noi, la forza è nel sole, basta lasciarsi irradiare, esporsi. Davanti al Crocifisso non si va per guardare il Crocifisso ma per lasciarsi guardare da quel corpo dove l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili come l’amore.
Girasole del desiderio attivo.
Pregare è diventare cercatore di sole, mendicante di cielo.
Lo seguo affascinato da qualcosa che Lui solo ha e nessun altro sa dare. E poi viene la notte, quando il girasole abbassa la testa, in una sorte di piccola morte quotidiana, quando al tramonto diventa, da specchio di cielo, specchio    d’ombra. E il peso della terra è più forte del peso della luce. Così accade per noi, quando l’attrazione delle cose della terra conta più della seduzione del cielo. Ma poi ecco la piccola risurrezione quotidiana, quando il sole ritorna. Così mi sento quando prego: un girasole che come bussola e come risurrezione ha la quotidiana seduzione del cielo. Un uomo che ha strade nel sole. Un nomade cosmico, pellegrino dei cieli, piccolo cielo in cui spazia il Signore.

- Padre Ermes Ronchi -



Convertirsi è girarsi verso la Luce
Gesù non spiega il Regno, lo mostra con il suo primo agire: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza di relazione a tutti, anche a quelli marchiati dall'esclusione.
Il Regno è guarigione dal male di vivere, fioritura della vita in tutte le sue forme. A questo movimento discendente, di pura grazia, Gesù chiede una risposta: convertitevi e credete nel Vangelo.
Immagino la conversione come il moto del girasole, che alza la corolla ogni mattino all'arrivo del sole, che si muove verso la luce: «giratevi verso la luce perché la luce è già qui».
Credere nel Vangelo è un atto che posso compiere ogni mattino, ad ogni risveglio. Fare memoria di una bella notizia: Dio è più vicino oggi di ieri, è all'opera nel mondo, lo sta trasformando. E costruire la giornata non tenendo gli occhi bassi, chini sui problemi da affrontare, ma alzando il capo, sollevandolo verso la luce, verso il Signore che dice: sono con te, non ti lascio più, ti voglio bene.

- Padre Ermes Ronchi -
Da: Avvenire del 19 gennaio 2012


Credete nel Vangelo. Non al Vangelo ma nel Vangelo. Non solo ritenerlo vero, ma entrate e buttarsi dentro, costruirvi sopra la vita, con una fiducia che non darò più a nient'altro e a nessun altro.
Camminando lungo il mare di Galilea, Gesù vide… Gesù vede Simone e in lui intuisce la Roccia.
Vede Giovanni e in lui indovina il discepolo dalle più belle parole d'amore.
Un giorno guarderà l'adultera e in lei vedrà la donna capace di amare bene.
Il suo sguardo è creatore. Il maestro guarda anche me, e nonostante i miei inverni vede grano che germina, una generosità che non sapevo di avere, capacità che non conoscevo.
È la totale fiducia di chi contempla le stelle prima ancora che sorgano. Seguitemi, venite dietro a me.
Non si dilunga in spiegazioni o motivazioni, perché il motivo è lui, che ti mette il Regno appena nato fra le mani. E lo dice con una frase inedita, un po' illogica: Vi farò pescatori di uomini.
Come se dicesse: «vi farò cercatori di tesori».

- Padre Ermes Ronchi -
Da: Avvenire del 19 gennaio 2012


Buona giornata a tutti. :-)