Mi era così facile!
Le volevo così bene!
Le volevo così bene!
Maria, dimmi come è andata?
Raccontalo a me come l'hai raccontato a Luca l'evangelista.
Tu lo sai, mi disse, perché conosci il Vangelo.
È stato tutto molto bello!
Tu lo sai, mi disse, perché conosci il Vangelo.
È stato tutto molto bello!
Io vivevo a Nazaret in
Galilea e la mia vita era la vita di tutte le ragazze del popolo: lavoro,
preghiera, povertà, molta povertà, gioia di vivere e soprattutto speranza nelle
sorti di Israele.
Abitavo con Anna, mia madre,
in una casetta molto semplice che aveva un cortile davanti ed un gran muro di
cinta fatto apposta perché noi donne ci sentissimo in libertà ed intimità.
Lì sostavo sovente per
lavorare e pregare. In me l'una e l'altra cosa si mescolavano ed ero piena di
pace e di gioia.
Quel giorno ero sola nel
piccolo cortile e una gran luce mi avvolgeva.
Pregavo, seduta su uno
sgabello. Tenevo gli occhi socchiusi e sentivo una gioia invadermi tutta.
La luce aumentava ed io
incominciai a socchiudere le palpebre che avevo chiuso per non restare
abbacinata.
Ero contenta di lasciarmi
riempire di quella luce. Mi pareva il segno della presenza di Dio che mi
avvolgeva come un manto. Ad un tratto quella luce prese l'aspetto di un angelo.
Ho sempre pensato agli angeli così come lo vidi in quel momento.
Tu sai com'è la questione
della fede. Non sai mai se la visione è dentro o fuori.
È certamente dentro perché se
fosse solo fuori potresti dubitare come fosse un'illusione.
Ma dentro l'illusione non
c'è, è così, sai che è così: ne è testimone Dio.
Io stavo molto ferma per paura che tutto scomparisse.
Io stavo molto ferma per paura che tutto scomparisse.
E invece l'Angelo parlò.
Anche qui: non sai mai se la voce la senti nell'orecchio o più in profondo.
Certamente in profondo perché
se fosse solo nell'orecchio potresti illuderti.
La voce la senti là dove lo stesso Dio è il testimone.
E che ti disse?
Mi disse: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
E tu che provasti?
La voce la senti là dove lo stesso Dio è il testimone.
E che ti disse?
Mi disse: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
E tu che provasti?
È evidente che ne fui
turbata. Era come se fossi visitata da cose troppo grandi per me e per la mia
dimensione così piccola.
Tu puoi pensare alle cose di
Dio con immenso desiderio ma quando ti toccano non puoi non spaventarti.
Difatti mi disse subito.
«Non temere, Maria» (Luca 1,30).
Difatti mi disse subito.
«Non temere, Maria» (Luca 1,30).
Mi feci coraggio perché la
stessa frase l'avevo sentita alla Sinagoga quando si leggeva la storia di
Abramo.
«Non temere, Abramo. Io sono il tuo scudo» (Genesi 15, 1).
«Non temere, Abramo. Io sono il tuo scudo» (Genesi 15, 1).
Poi l'Angelo mi diede
l'annuncio della maternità con poche parole ma così chiare che avevo
l'impressione mi stessero nascendo dentro. Non mi era mai capitato di sentire
parole come fossero avvenimenti.
Dimmi, Maria, sei stata colta
di sorpresa? Non avevi mai pensato prima che tu... proprio tu...
Oh sì! Ci avevo pensato. Noi
ragazze ebree non pensavamo ad altro. Sentivamo che i tempi erano quelli e
quando pregavamo nella Sinagoga l'aria era satura di attesa del Messia.
Che hai capito quando
l'angelo ti disse che eri tu la scelta e che il Messia sarebbe nato da te?
Capii esattamente cosa voleva
dirmi, e rimasi soltanto stupita della straordinarietà della cosa. Com'era
possibile se io ero vergine?
L'Angelo mi spiegò le cose e
mi fu facile accettarle perché mi sentivo immersa in Dio come in quella luce
vivissima del mezzogiorno.
Confusamente capii anche che
pasticci ce ne sarebbero stati, che non sarei riuscita a spiegarmi con mia
madre, specialmente col mio fidanzato Giuseppe, ma non avrei potuto fermarmi
tanta era forte la presa di Dio su di me e tanta era la certezza che mi veniva
dalle parole dell'Angelo.
«Nulla è impossibile a Dio
nulla è impossibile a Dio
«Nulla è impossibile a Dio
nulla è impossibile a Dio
nulla è impossibile a Dio»
(Luca 1,37).
Adagio, adagio la luce diminuì e non vidi più l'Angelo.
Vidi mia madre Anna
attraversare il cortile e mi venne voglia di parlarle, ma non ne fui capace
perché non trovai le parole adatte.
Capii subito che non c'erano
parole con cui potevo spiegare le cose.
Così nei giorni che
seguirono, anzi, più andavo avanti e più diventavo silenziosa.
Fu più difficile il discorso con Giuseppe, mio fidanzato.
Fu più difficile il discorso con Giuseppe, mio fidanzato.
Tu sai come avvenivano le
cose nelle nostre tribù. La sposa veniva promessa molto presto. Era come un
patto tra famiglie.
Ma essendo così giovane la
futura sposa continuava a vivere in famiglia in attesa della maturità.
Allora con grande festa, di
notte, si compiva lo sposalizio e lo sposo accompagnato dai suoi amici veniva
con tante luci e canti e gioia a prendere la sua sposa ed a condurla a casa. Da
quel momento si era veramente sposati.
Quando l'Angelo mi apparve
per annunciarmi la maternità, io ero ancora in casa. Ero stata promessa a
Giuseppe ma non ero ancora andata ad abitare con lui.
Bastarono pochi mesi perché
tutto divenisse complicato agli occhi degli uomini. Io non potevo nascondere la
mia maternità e il mio ventre mi denunciava.
Capii allora cos' era la fede oscura, dolorosa.
Come potevo spiegarmi con mia madre?
Come potevo discutere col mio fidanzato Giuseppe?
Capii allora cos' era la fede oscura, dolorosa.
Come potevo spiegarmi con mia madre?
Come potevo discutere col mio fidanzato Giuseppe?
Vissi tempi veramente
dolorosi e l'unico conforto mi veniva nel ripetere: «Tutto è possibile a Dio,
tutto è possibile a Dio».
Toccava a Lui spiegarsi ed io
avevo tanta confidenza. Ma ciò non toglieva la mia sofferenza che in certi
momenti mi straziava l'anima.
Come potevo trovare le parole
per dire che quel bimbo che portavo in seno era il figlio dell'Altissimo?
Intanto non osavo più uscire
di casa ed una volta vidi una vicina guardarmi da sopra il muro del cortile con
evidente attenzione puritana.
Ci furono dei momenti
terribili ed io tremai al pensiero di essere denunziata come adultera.
Ci voleva così poco. Bastava
che Giuseppe andasse alla Sinagoga a spiegare la cosa e non gli sarebbero
mancati gli zelanti che l'avrebbero seguito con le pietre per lapidarmi. Non
era la prima volta che a Nazaret veniva uccisa un'adultera.
Ma è vero: «Dio può tutto». E si spiegò Lui.
Ma è vero: «Dio può tutto». E si spiegò Lui.
Si spiegò con Giuseppe per
primo che mi disse di avere avuto un sogno veramente straordinario e che non
aveva perduto la confidenza in me e che mi avrebbe sposata lo stesso.
Che gioia quando me lo disse!
Ma che paura avevo provato! Che oscurità!
Che gioia quando me lo disse!
Ma che paura avevo provato! Che oscurità!
Sì, il fatto mi aveva
spiegato che la fede è di quella natura e che dobbiamo abituarci a vivere
nell'oscurità.
Ci fu anche un fatto
straordinario che alleviò le mie pene in quei mesi.
Tu sai che l'Angelo mi aveva
dato un segno per aiutare la mia debolezza. Mi aveva detto che mia cugina
Elisabetta era al sesto mese di una maternità straordinaria perché tutti noi
della famiglia sapevamo che era sterile.
Dovevo andare a trovarla in
Giudea ad Ain-Karim dove abitava.
Non mi feci pregare a partire.
Non mi feci pregare a partire.
L'idea venne a mia madre
perché era preoccupata che la gente del paese mi vedesse con quel ventre grosso
e non voleva dicerie.
Partii di notte, ma così
contenta di allontanarmi da Nazaret dove c'erano troppi occhi indiscreti e non
potevo raccontare a tutti le mie faccende.
Trovai mia cugina già vicina
al parto e così felice, poverina! Aveva aspettato tanto un figlio!
Il Signore si era spiegato
anche perché quando giunsi fu come se sapesse
tutto!
tutto!
tutto!
Si mise a cantare per la gioia ed io cantavo con lei.
Sembravamo due pazze, ma pazze di amore.
E c'era un terzo che sembrava impazzito di gioia.
tutto!
tutto!
tutto!
Si mise a cantare per la gioia ed io cantavo con lei.
Sembravamo due pazze, ma pazze di amore.
E c'era un terzo che sembrava impazzito di gioia.
Era il piccolino, il futuro
Giovanni che danzava nel ventre di Elisabetta come per fare festa a Gesù che
era nel mio.
Furono giorni indimenticabili.
Furono giorni indimenticabili.
Ma Elisabetta, che se ne
intendeva di fede e di fede oscura e che aveva tanto sofferto nella vita, mi
disse una cosa che mi fece piacere e che fu come il premio a tutta la mia
solitudine di quei mesi.
«Beata te che hai creduto»
(Luca 1,44). E me lo ripeteva tutte le volte che mi incontrava e mi toccava il
ventre, come per toccare Gesù, il nuovo Mosè che stava per venire al mondo.
Il fuoco con cui avevo cotto
il pane si stava spegnendo. La notte era già alta e mi sentii solo.
La presenza di Maria ora era
nel rosario che avevo in mano e che mi invitava a pregare.
Sentivo freddo e mi avvolsi
nel «bournous» (Mantello arabo di lana di pecora) che avevo con me.
L'oscurità divenne totale ma
non avevo nessuna voglia di addormentarmi.
Volevo gustare la meditazione che Maria mi aveva regalata.
Volevo gustare la meditazione che Maria mi aveva regalata.
Soprattutto volevo entrare
con dolcezza e forza nel mistero della fede, la vera, quella dolorosa, oscura,
arida.
Oh no! Non è facile credere, è più facile ragionare.
Oh no! Non è facile credere, è più facile ragionare.
Non è facile accettare il
mistero che ti supera sempre e che ti allarga sempre i limiti della tua
povertà.
Povera Maria!
Povera Maria!
Dover credere che quel bimbo
che portava in seno era figlio dell'Altissimo. Sì, è stato semplice concepirlo
nella carne, estremamente più impegnativo concepirlo nella fede! Quale cammino!
Eppure non ne esiste un altro. Non c'è altra scelta.
Eppure non ne esiste un altro. Non c'è altra scelta.
Vuoi tu, Maria, spaventata
dal credere, tornare indietro, pensare che non è vero, che è inutile tentare,
che è una illusione quella di un Dio che si fa uomo, che non c'è Messia di
salvezza, che tutto è un caos, che sul mondo domina l'irrazionale, che sarà la
morte a vincere sul traguardo e non la vita?
No!
Se credere è difficile, non credere è morte certa.
No!
Se credere è difficile, non credere è morte certa.
Se sperare contro ogni
speranza è eroico, il non sperare è angoscia mortale.
Se amare ti costa il sangue, non amare è inferno.
Credo, Signore!
Credo perché voglio vivere.
Se amare ti costa il sangue, non amare è inferno.
Credo, Signore!
Credo perché voglio vivere.
Credo perché voglio salvare
qualcuno che affoga: il mio popolo.
Credo perché quella del
credere è l'unica risposta degna di te che sei il Trascendente, l'Infinito, il
Creatore, la Salvezza, la Vita, la Luce, l'Amore, il Tutto.
Che cosa strana per non dire
meravigliosa: appena ho detto con tutte le viscere la parola «credo» ho visto
la notte farsi chiara.
Ora chiudo gli occhi perché è
proprio lei la notte che mi abbaglia con la sua luce al di là di ogni luce.
Sì, nulla è più chiaro di
questa notte oscura, nulla è più visibile dell'invisibile Dio, nulla è più
vicino di questo infinitamente lontano, nulla è più piccolo di questo infinito
Iddio.
Difatti è riuscito a stare
nel tuo piccolo seno di donna, Maria, e tu l'hai potuto scaldare col tuo
corpicino bello.
Maria! Sorella mia!
Maria! Sorella mia!
Beata te che hai creduto, ti
dico stasera con entusiasmo, come te lo disse tua cugina Elisabetta, in quel
vespero caldo ad AinKarim.
- Carlo Carretto -
da: Beata te che hai creduto
Salmo 97
(Il
trionfo del Signore)
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;
con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani, *
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;
con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani, *
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.