"I Figli non voi li crescete, ma essi crescono
voi. Sono essi i vostri educatori, perché attendono che voi siate nel bene
prima di imitarvi.
E quando dite: Daremo la vita a un figlio, sapete quale
vita state dando? Non la loro, ma la vostra.
Se non avete compreso questo, meglio sarebbe serrare i
fianchi e proseguire oltre.
E quando dite: I Figli sono la nostra croce,
rallegratevi che essi vi abbiano inchiodato impedendovi di finire nel baratro.
Ed anche quando dite: I nostri Figli ci tolgono un
mucchio di tempo, domandatevi se tutto quel tempo che vi viene tolto sarebbe
impiegato meglio.
Nella loro infanzia ascoltate i vostri Figli, perché
sui loro visi è ancora impigliato qualche frammento del sorriso con cui li
hanno rivestiti gli angeli.
Nel tenerli per mano, non date loro fretta, ma
camminate al loro passo, perché vogliono guarirvi dal vostro correre.
Non fate ad essi doni, ma donate voi stessi. I doni
sono il vostro alibi per non regalare voi a loro.
Consegnatevi nelle loro mani, perché hanno quella
saggezza che voi perdeste.
Chiamateli per nome, ed essi chiameranno il bimbo in
voi, quello che da soli non riuscivate a rianimare, e lo faranno giocare nel
giardino della Vita.
E nella loro adolescenza ascoltate i vostri Figli. Gran
parte del muro che in quei giorni spesso vi oppongono non l’hanno costruito coi
loro mattoni ma coi vostri.
Non chiedete ad essi cose che già voi non fate. Se
siete saggi, vi basterà essere voi stessi.
Ma se non lo siete, non saturateli di limiti senza
indicare loro le mete, bensì mostrate di queste la bellezza, e otterrete di più
che non mostrando i pericoli di eventuali abissi.
Non affliggetevi se educandoli alle regole essi non le
rispetteranno. In realtà tremerebbero di paura se tali regole non vi fossero.
Le loro trasgressioni sono per collaudarne la
veridicità. Altre volte per reclamare invece il vostro rimprovero, a
testimonianza del vostro amore per loro. Se vi feriranno è perché avete porto
loro la vostra vulnerabilità. O perché avete dato senza insegnare a dare.
Talvolta sbattendo la porta vi lasceranno, ma anche se
li vedete partire, le navi con cui salpano hanno stive colme dei doni
consegnati dalle vostre parole buone. E alla prima tempesta vi si rifugeranno.
Voi siete i seminatori dei loro campi, non i
raccoglitori delle loro messi. E la vostra missione consiste nel donare sempre,
anche quando la lama della loro libertà vi taglierà le mani.
Nella loro giovinezza, infine, ascoltate i vostri
Figli. Con stupore scorgerete che vi hanno superato, che la loro nave ha
oltrepassato tutti i primi scogli, ed ora non ha che davanti lo scoglio più
pericoloso: voi. Saranno infatti chiamati lungo vie di realizzazione che voi
non conoscete, e ciecamente sbarrerete loro le strade.
Ma alla pianta è dato di generare, e non di contenere
ciò che genera. Ritenete i vostri progetti più grandi dei progetti che ha la
Vita? Non tratteneteli, dunque. Avete donato loro la vostra vita: ora
riprendetevela, donando loro di rinunciare a trattenerli.
Sgombrate il vostro cuore da ogni brama di ricevere,
perché se il vostro flauto non è cavo, la rinnovata melodia della Vita non
potrà attraversarlo.
Se vivrete questa perfetta donazione, saprete amarli
nel loro nuovo aspetto, e allora, siano essi Figli del vostro stesso sangue, o
siano essi Figli scelti dal cuore, avrete compiuto il terzo passo della vostra
crescita.
Potrete così udire le note universali trapassarvi
dentro, e capirete che attraverso di voi la Vita ha composto un nuovo
canto".
(Stefano Biavaschi)
da “Il Profeta del Vento”, di Stefano Biavaschi,
Edizioni Fede & Cultura
Non giudicare ciascun giorno in base al raccolto che
hai ottenuto,
ma dai semi che hai piantato.