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domenica 14 dicembre 2025

Ho preso la parola, Signore - Michel Quoist

Ho preso la parola, Signore, e sono stizzito,
Ce l'ho messa tutta nelle mie frasi, nelle mie parole,
Perché l'essenziale non è in mio potere, Signore, e le parole sono troppo strette per contenerlo.

Sono stizzito perché mi sono agitato, speso, con il gesto e con la voce.

E temo di non aver dato l'essenziale.

Ho preso la parola, Signore, e son inquieto,
Ho paura di parlare, perché è grave;
E' grave disturbare gli altri, farli uscire da loro, immobilizzarli sulla soglia di casa loro;
E' grave trattenerli lunghi minuti, a mani tese, cuore teso, alla ricerca di un lume o di un po' di coraggio per vivere e per agire.

Se io li rimandessi a mani vuote, Signore!

Eppure debbo parlare.
Mi hai donato la parola per alcuni anni, e debbo servirmene.
Son debitore della mia anima agli altri, e sulle mie labbra le parole attendono per trasportarla presso gli altri in lunghi convogli serrati.
Perché l'anima non saprebbe esprimersi se le fosse tolta la parola.
Non si sa nulla del bimbo racchiuso nella sua carne
E la famiglia tutta esulta quando, a sillabe, a parole, a frasi, la sua anima appare davanti alla nostra anima.
Ma la famiglia si raccoglie disperata al capezzale del morente, ascoltando religiosamente le ultime parole, che egli pronuncia.
Egli se ne va, chiudendosi nel silenzio, ed i parenti non conosceranno più la sua anima quando pietosamente ne avranno chiuso gli occhi e serrato le labbra.

La parola è una grazia, Signore, e non ho il diritto di tacere per orgoglio, viltà, negligenza o paura dello sforzo.
Gli altri hanno diritto alla mia parola, alla mia anima, perché ho un messaggio da trasmettere da parte Tua. E nessun altro che me, Signore, sarebbe in grado di dirlo loro.
Ho una frase da pronunciare, breve, forse, ma ripiena della mia vita.
Non mi posso sottrarre.
Ma le parole che lancio debbono essere parole vere.
Sarebbe abuso di fiducia captare l'attenzione altrui se sotto la scorza delle parole non dessi la verità dell'anima.
Le parole che spando debbono essere parole vive, ricche di quanto la mia anima unica ha colto del mistero del mondo e del mistero dell'uomo.
Le parole che dono debbono essere portatrici di Dio, perché le labbra, che mi hai donato, Signore, sono fatte per dire la mia anima, e la mia anima Ti conosce e ti tiene avvinto.

Perdonami, Signore, per aver parlato tanto male;
Perdonami per aver spesso parlato per non dir nulla;
Perdonami i giorni in cui ho prostituito le mie labbra
pronunciando parole vuote,
parole false,
parole vili,
parole in cui Tu non hai potuto infiltrarti.
Sorreggimi quando debbo prendere la parola in un'assemblea, intervenire in una discussione, conversare con un fratello.
Fa soprattutto, o Signore, che la mia parola sia un seme.

E che quanti ricevono le mie parole possano sperare una bella messe. 

- Michel Quoist -  Preghiere, Marietti, Torino 1963, p. 72.74

Marc Louis Benjamin Vautier 1829-1898 Svizzera

«Dio ama prima, ama per primo! Nella sua misericordia, da sempre vuole stringere a sé tutti gli uomini, ed è la sua vita, donata per noi in Cristo, che ci fa uno, che ci unisce tra noi».

- Papa Leone XIV -


«Noi sappiamo quanto gli uomini del nostro tempo cerchino anche inconsapevolmente un luogo in cui riposare e vivere rapporti in pace, cioè riscattati dalla menzogna, dalla violenza e dal nulla in cui tutto tenderebbe altrimenti a finire. Il Natale è la buona notizia che questo luogo c’è, non nel cielo di un sogno, ma nella terra di una realtà carnale».

 - Luigi Giussani -


Buona giornata a tutti :-)






martedì 20 maggio 2025

Le cose che non hai fatto - don Bruno Ferrero

Ricordi il giorno che presi a prestito la tua macchina nuova e l'ammaccai? 
Credevo che mi avresti uccisa, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che ti trascinai alla spiaggia, e tu dicevi che sarebbe piovuto, e piovve?
Credevo che avresti esclamato: "Te l'avevo detto!". Ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che civettavo con tutti per farti ingelosire, e ti eri ingelosito?
Credevo che mi avresti lasciata, ma tu non l'hai fatto.
Ricordi quella volta che rovesciai la torta di fragole sul tappetino della tua macchina?
Credevo che mi avresti picchiata, ma tu non l'hai fatto.
E ricordi quella volta che dimenticai di dirti che la festa era in abito da sera e ti presentasti in jeans?
Credevo che mi avresti mollata, ma tu non l'hai fatto.
Sì, ci sono tante cose che non hai fatto.
Ma avevi pazienza con me, e mi amavi, e mi proteggevi.
C'erano tante cose che volevo farmi perdonare quando tu saresti tornato dal Vietnam. Ma tu non l'hai fatto.
Ma tu non sei tornato.

Una regola d'oro: passeremo nel mondo una sola volta. Tutto il bene, dunque, che possiamo fare o la gentilezza che possiamo manifestare a qualunque essere umano, facciamoli subito.
Non rimandiamolo a più tardi, né trascuriamolo, poiché non passeremo nel mondo due volte.

- don Bruno Ferrero - 


𝙄𝙡 𝙜𝙞𝙪𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤 𝙘𝙧𝙞𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙣𝙤𝙣 𝙚̀ 𝙥𝙚𝙘𝙘𝙖𝙩𝙤. 𝙀' 𝙤𝙗𝙗𝙡𝙞𝙜𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞𝙤

𝙇𝙞𝙣𝙙𝙤𝙩𝙩𝙧𝙞𝙣𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙚̀ 𝙞𝙢𝙢𝙤𝙧𝙖𝙡𝙚, 𝙞𝙢𝙥𝙚𝙙𝙞𝙨𝙘𝙚 𝙞𝙡 𝙜𝙞𝙪𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤 𝙘𝙧𝙞𝙩𝙞𝙘𝙤, 𝙖𝙩𝙩𝙚𝙣𝙩𝙖 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙨𝙖𝙘𝙧𝙖 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙩𝙖̀ 𝙙𝙚𝙡 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙧𝙤𝙥𝙧𝙞𝙖 𝙘𝙤𝙨𝙘𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙚 𝙚𝙧𝙧𝙤𝙣𝙚𝙖”.

Papa Leone -17 Maggio 2025


Nella vita bisogna sempre cercare di fare quello che amiamo e quando le circostanze, talvolta drammatiche, lo rendono impossibile, bisogna imparare ad amare quello che si fa.

- Simone Olianti 

Suor Ivana Rigoni

Buona giornata a tutti :-)