Inerme, debole e impotente, devi accingerti
alla più difficile impresa: quella di vincere i tuoi egoistici desideri.
È precisamente da questa «persecuzione di te
stesso» che dipende infine l’esito del tuo combattimento; perché, finché
dominerà la tua volontà egocentrica, non potrai dire al Signore con cuore puro:
«Sia fatta la tua volontà».
Se non puoi sbarazzarti della tua propria
grandezza, non potrai aprirti alla vera grandezza.
Se ti aggrappi alla tua
propria libertà, non puoi aver parte alla vera libertà che è il regno di un
unico Volere.
Il grande segreto dei santi è questo: non cercare la libertà, e
la libertà ti sarà data.
La terra non produrrà che cardi e spine, dice la
Scrittura. È con il sudore della fronte, con molta fatica, che l’uomo deve
coltivarla. Questa terra è l’uomo stesso, la sua natura.
I santi Padri
consigliano di incominciare con piccole cose; perché, come dice sant'Efrem il
Siro, come potresti spegnere un grande incendio se prima non avrai imparato a
soffocare un fuoco di piccole dimensioni?
Se vuoi essere capace di resistere ad
una passione violenta, dicono i santi Padri, spezza i piccoli desideri.
Non
credere che si possano separare gli uni dalle altre; essi stanno uniti come gli
anelli di una catena o le maglie di una rete. Per questo, a nulla serve lottare
contro i vizi principali e le cattive abitudini che ti oppongono una forte
resistenza, se contemporaneamente non ti sforzi di vincere le tue piccole
debolezze ‘innocenti’: piccole golosità, voglia di parlare, curiosità,
abitudine di immischiarsi negli affari altrui.
Tutti i nostri desideri,
infatti, grandi e piccoli, hanno lo stesso fondamento: la nostra costante
abitudine di soddisfare la volontà propria. È quindi la volontà propria che
deve essere messa a morte. Dopo la caduta originale, la nostra volontà è ad
esclusivo servizio del nostro io. Così l’oggetto del nostro combattimento è la
morte della volontà propria.
Bisogna impegnarvisi senza indugio e persistere
nella lotta senza tregua. Ti prude di fare una domanda? Non farla!
Hai una gran
voglia di bere due tazze di caffè? Bevine solo una! Ti viene la tentazione di
guardare dalla finestra? Non affacciarti! Vorresti uscire per una visita?
Rimani a casa. Questo è perseguitare se stessi.
In tale modo, con l’aiuto di
Dio, si fa tacere la voce chiassosa della volontà propria. Forse, ti chiederai
se tutto questo sia veramente necessario!
I santi Padri ti rispondono con
un’altra domanda: Credi tu che sia davvero possibile riempire di acqua pura un
vaso pieno di acqua sudicia, senza prima vuotarlo? O vorresti accogliere un
ospite amato in una stanza ingombra di roba vecchia e di oggetti di rifiuto?
No, certo!
«Chi ha questa speranza (di vedere il Signore), purifica se stesso,
com’egli è puro» (i Gv 3,3).
Purifichiamo dunque il nostro cuore! Gettiamo via
tutto il vecchiume polveroso che vi si è accumulato; laviamo il pavimento con
la spazzolone, puliamo i vetri e spalanchiamo le finestre, perché aria e luce
entrino nella stanza di cui vogliamo fare un santuario per il Signore. Infine,
cambiamoci il vestito, perché il nostro vecchio odore di tanfo non ci si
appiccichi più e non ci succeda di essere buttati fuori (Lc 13,28).
Ecco il
nostro lavoro di ogni giorno e di ogni momento. Con questo, non facciamo che
mandare ad effetto quello che il Signore ci ha prescritto per mezzo del suo
santo apostolo Giacomo: «Purificate i vostri cuori! » (Gc 4,8). Anche
l’apostolo Paolo ci esorta a «purificarci da ogni macchia della carne e dello
spirito » (2 Cor 7,1). Poiché il Cristo dice: «Dal di dentro, infatti, cioè dal
cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: prostituzioni, furti,
omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia,
calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di
dentro e contaminano l’uomo» (Mc 7,21-23).
Per questo ammonisce i farisei:
«Pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi netto!»
(Mt 23,26). Mettendo in pratica questo precetto di incominciare dall’interno,
dobbiamo tener presente allo spirito che non è affatto per noi stessi che
purifichiamo il nostro cuore. Non è per la nostra soddisfazione personale che
ripuliamo e lucidiamo la camera dell’ospite, ma perché il nostro ospite ci si
trovi bene. Interroghiamoci: «La troverà di suo gusto? Vi si fermerà?». Ogni
nostro pensiero sia per lui. Quindi, noi ci ritiriamo, ci teniamo in disparte,
senza aspettare risposta.
Come ci insegna Nicetas Sthetatos, l’uomo può
trovarsi in una di queste tre situazioni vitali: c’è l’uomo carnale, che vuole
vivere per il proprio piacere, anche a danno degli altri; c’è l’uomo naturale,
che vuole piacere a se stesso e agli altri; c’è infine l’uomo spirituale, che
vuole piacere solo a Dio, anche con proprio svantaggio.
Il primo, vive al di
sotto della natura; il secondo, conforme a natura; il terzo, al di sopra della
natura, e questo è vivere in Cristo.
L’uomo spirituale pensa spiritualmente; la
sua speranza è di confidare che un giorno gli angeli abbiano a rallegrarsi «per
un peccatore pentito» (Lc 15,10), un peccatore che non è altri che lui stesso.
Siano questi i tuoi sentimenti; lavora animato da questa speranza, secondo il
precetto che il Signore ci ha dato: «Siate perfetti come è perfetto il Padre
vostro celeste» (Mt 5,48), e «Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia»
(Mt 6,33). Non darti riposo, non concederti tregua, finché non avrai costretta
a morire quella parte di te stesso che proviene dalla natura carnale. Sii
risoluto a snidare in te ogni manifestazione dell’uomo animale, e a braccarla
drasticamente. «Poiché la carne lotta contro lo Spirito, e lo Spirito contro la
carne» (Gal 5,17). Ma se temi di diventare giusto ai tuoi occhi lavorando alla
tua salvezza, se hai paura di essere vinto dall’orgoglio spirituale, scrutati
bene e di’ a te stesso che colui che teme di diventare giusto ai propri occhi
soffre di cecità. Perché non vede di essere giusto ai propri occhi.
- Tito
Colliander -
da “Il cammino dell’asceta"
Gli chiese:
"Che cosa impari, dalla tua vita, di
silenzio?".
L'eremita stava attingendo acqua, da un pozzo, e disse, al suo visitatore:
"Guarda, giù, nel pozzo! Che cosa, vedi?".
L'uomo guardò, nel pozzo...
"Non vedo, niente!".
Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile,
l'eremita disse, al visitatore:
"Guarda, ora! Che cosa vedi, nel pozzo?".
L'uomo ubbidì, e rispose:
"Ora, vedo me stesso: mi specchio,
nell'acqua!".
L'eremita disse:
"Vedi: quando io immergo il secchio, l'acqua è
agitata... Ora, invece, l'acqua è tranquilla!
È questa, l'esperienza, del silenzio: l'uomo vede, se
stesso!".
"È nel silenzio, che maturano le decisioni
importanti!
È nel silenzio, che puoi ascoltare la voce, della tua
coscienza...
È nel silenzio, che puoi sentire la presenza, di Dio!
Oggi, scegliti un angolo tranquillo, e lasciati cullare,
dal silenzio...".
Buona giornata a tutti. :-)