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mercoledì 29 gennaio 2014

Ultima lettera - Virginia Woolf

Caro Amore,
guardare in faccia la vita, guardarla attentamente e capirla al fine unico di comprenderla, amarla, e scegliere di metterla da parte, scegliere di lasciarla alla sua bellezza universale e andarsene insieme agli anni vissuti e trascorsi insieme. Ai giorni. All’amore.
Andarsene via insieme a tutto quello che la vita stessa unita alla consapevolezza della morte e al desiderio intrinseco di quest’ultima ci hanno regalato. E poi attimi. Istanti eterni…
Lasciarsi guidare in un mondo che volevo ma che non hai voluto tu. 
Fa che sul mio viso non scompaia mai il tuo sorriso, il tuo amarmi e il mio non voler…cosa? Farmi amare, forse. Farti soffrire, probabilmente. 
Mostrarti parti di me che spaventano persino me stessa, sicuramente. 
Me ne andrò dalla tua vita, per non farci ulteriormente del male, per non urtarci con i nostri ricatti morali, con il nostro troppo e il nostro troppo poco. Quando verrà la tua assenza mi sentirò impreparata, ancora legata a te. E tu?
Che cosa farai?
Ed io, su quale cuscino scioglierò i miei capelli?
Dove porterò quel sorriso e la mia valigia piena di vestiti che conosci?
Una frenesia nel cuore, un dubbio atroce: é finito tutto oppure non è cominciato? Fuori tutto il mondo ed ogni cosa stanno al suo posto, gli orologi girano le ore e tutto quanto il resto.
Amore mio fermami, da questi pensieri troppo fragili, da queste fiale troppo complici, dai sorrisi troppo ironici, dalla troppa solitudine.
Guardare la vita, guardarla attentamente e tentare di comprenderla al fine di amarla e scegliere di metterla da parte. Di andarsene insieme a quello che ci ha legati. Alle parole. L’amore. L’oblio.
Insieme alle ore. Quelle ore che non avranno più sorelle. E scegliere di andarsene.
Per sempre.

                                                                              (Virginia Woolf)


L'ultima lettera che una delle più grandi scrittrici del 900,Virginia Woolf,ha scritto al marito prima di suicidarsi.
Scrittrice,critica,poetessa maledetta, esempio emblematico della crisi interiore. La morte, da lei definita “l’unica esperienza che non descriverò mai”, viene scelta per l’ultima e definitiva volta (in passato aveva già tentato il suicidio). Il mattino del 28 Marzo 1941 il mondo assiste impotente all’addio di una delle più tormentate menti del Novecento che, dopo cinquantanove anni di vita, non può più tollerare di farne parte.




Noi, che siamo uomini e donne qualunque, ringraziamo la Natura per la sua munificenza usando ciascuno dei sensi che ella ci ha dato; variamo la nostra condizione il più possibile; voltiamoci ora da questo lato, ora da quello, al calore, e assaporiamo in pieno, prima che il sole si corichi, i baci della giovinezza e gli echi di una bella voce che canta Catullo. Ogni stagione è piacevole, i giorni di pioggia e quelli belli, il buon vino rosso e quello bianco, la compagnia e la solitudine. Perfino il sonno, quel deplorevole riduttore della gioia della vita, può esser pieno di sogni; e le azioni più comuni - una passeggiata, due chiacchiere, la solitudine nel proprio frutteto – possono essere aumentate e accese dalle associazioni della mente. La bellezza è dappertutto, la bellezza è a due sole dita dalla bontà.

- Virginia Woolf -



Leggere è come aprire la porta a un’orda tumultuosa di ribelli che ti attaccano in venti posti diversi contemporaneamente – mi ritrovo colpita, stimolata, sbucciata, denudata, lanciata per aria, al punto che la vita sembra balenarmi davanti. E poi di nuovo accecata, colpita in testa – tutte sensazioni piacevoli per una lettrice (perché non c’è niente di più triste che aprire la porta e non sentire risposta).



Virginia Woolf  - Lettera a un giovane poeta



Ma d’altra parte, mentre voi siete così diversi e cambiate mille volte a seconda delle idee e delle risate degli altri, io invece resterò sempre cupa, nero tempesta, viola.

Virginia Woolf
(Le onde)



 «Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi, faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so… Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe… Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi. »

- Virginia Woolf - 




Buona giornata a tutti :-)





Virginia Woolf - biografia


Virginia Woolf nata Adeline Virginia Stephen (Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941) è stata una scrittrice e saggista britannica.
Nasce a Londra da Sir Leslie Stephen e Julia Prinsep Stephen. 
I suoi genitori, entrambi vedovi, si sposano e prendono casa al 22 di Hyde Park Gate, Kensington, dove si trasferiscono coi rispettivi figli di primo letto. Dal loro matrimonio nascono altri quattro figli: Vanessa Stephen (1879–1961); Thoby Stephen (1880–1906); Virginia e Adrian Stephen (1883–1948). 
Ebbe un’educazione molto tradizionale in un tipico ambiente familiare vittoriano. Nel 1895, a soli 13 anni Virginia è colpita da un grave lutto: muore la madre. Solo due anni dopo muore invece la sorellastra, Stella. Questi eventi la portano al primo serio crollo nervoso. 
Nel racconto autobiografico “Moments of Being” riportò che lei e la sorella Vanessa Bell subirono abusi sessuali da parte dei fratellastri George e Gerald Duckworth.

Questo ha sicuramente influito sui frequenti esaurimenti nervosi, sulle crisi depressive e sui forti sbalzi d’umore che hanno caratterizzato la vita della scrittrice e che la porteranno, dopo diversi tentativi, al suicidio.

Le moderne tecniche diagnostiche hanno portato ad una postuma diagnosi di disturbo bipolare. Dopo la morte del padre, Sir Leslie Stephen, un noto editore e critico letterario, avvenuta nel 1904, si trasferì con la sorella a Bloomsbury, dove diedero vita al primo nucleo del circolo intellettuale noto come Bloomsbury Group. Cominciò a scrivere nel 1905, inizialmente, per il supplemento letterario del Times.

Nel 1912 sposò Leonard Woolf, un teorico della politica. 
Il suo primo libro The Voyage Out, fu pubblicato nel 1915. 
Ebbe relazioni con alcune donne come  Violet Dickinson, Vita Sackville-West, Ethel Smyth, che influenzarono profondamente la sua vita e le sue opera letterarie. 
Virginia conosceva Violet fin dall’infanzia; ma la corrispondenza intima prende avvio nel 1902, quando Virginia ha vent’anni e Violet trentasette. Sulle prime, Virginia dissimula a fatica la passione che ha concepito per questa donna goffa ma amabile. Le inventa un marito, che probabilmente è Ozzie, un vicino di casa di cui si finge gelosissima. 
Virginia scrive e sollecita lettere che definisce “appassionate”. 
“ Tu sei la sola donna comprensiva al mondo. Ecco perché tutti vengono da te coi loro guai.” Da Violet Virginia si rifugia per tre mesi durante una crisi di follia nell’estate del 1904.
Impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi (come ha affermato nel saggio “Le tre ghinee”, non si reputava una “femminista”, poiché riteneva che tale termine già negli anni ’30 fosse superato), nel periodo fra le due guerre fu un importante personaggio nell’ambiente letterario londinese e membro del Bloomsbury Group.

Il 28 marzo del 1941, si riempì le tasche di sassi e si annegò nel fiume Ouse, non lontano da casa, nei pressi di Rodmell.

Lasciò una toccante nota al marito. Le sue ceneri sono state seppellite nel giardino della Monk’s House, a Rodmell (Sussex, Inghilterra) sotto un olmo.




















































lunedì 28 ottobre 2013

Per donne forti - Marge Piercy -

Una donna forte è una donna determinata
a fare qualcosa che altri sono determinati
a non farle fare. Cerca di sollevare il coperchio di piombo
di una cassa da morto. Cerca di alzare
con la testa un tombino. Prova
a sfondare a testate una parete d’acciaio.
La testa le fa male. Chi aspetta che il buco
sia fatto dice, più in fretta, sei così forte.
Una donna forte è una donna che sanguina
dentro. Una donna forte è una donna che si fa
forte ogni mattina, mentre i denti s’allentano
e la schiena duole. Ogni bambino,
un dente, sentenziavano le levatrici, ed ora
ogni battaglia una ferita. Una donna forte
è un mucchio di cicatrici che fanno male
quando piove e di ferite che sanguinano
quando le urti e di memorie che si svegliano
di notte e marciano avanti e indietro.
Una donna forte è una donna che ha bisogno assoluto d’amore
come d’ossigeno oppure diventa cianotica.
Una donna forte è una donna che ama
fortemente e piange fortemente e fortemente
è terrorizzata e ha forti desideri. Una donna forte è forte
in parole, opere, relazioni, sentimenti,
non è forte come una roccia ma come una lupa
che allatta i suoi piccoli. La forza non è in lei, ma lei
la mette in moto come il vento che gonfia una vela.

Marge Piercy




Mi piace quel che si tocca, si assaggia. Mi piace la pioggia quando diventa neve e si fa palpabile. Ed essendo impulsiva e più coraggiosa di voi, non tempero, perché non mi scotti, la bellezza con la grettezza. La ingoio tutta intera.


—   Virginia Woolf, “Le onde”



Riuscite a immaginare un mondo privo di uomini? Tasso di criminalità ridotto allo zero e un sacco di donne, grasse e felici.

Nicole Hollander

Illustrazione : ( Duane Bryers)

Tra sogni nel cassetto e scheletri nell’armadio io apro il frigorifero, dove trovo solide certezze…

(Dal Web. Autore non conosciuto)


Illustrazione (Duane Bryes)

Molto spesso noi donne siamo grasse, ma voi uomini siete pesanti, 
e per questo mettersi a dieta non basta.

(Geppi Cucciari)


Buona giornata a tutti. :-)