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lunedì 26 settembre 2011

Giulietta beve il veleno - William Shakespeare

Frate Lorenzo ha dato a Giulietta una fiala contenente un potente sonnifero, che procura un sonno simile alla morte per quarantadueore ore. Nella seconda scena Giulietta torna a casa e trova papà Capuleto, Monna Capuleti e la nutrice impegnati della preparazione del matrimonio, il menù del pranzo, le stoviglie più belle, la casa, gli inviti........ Giulietta chiede perdono e tutti si riappacificano. Nella Scena terza le tre donne sono nella stanza di Giulietta  impegnate nell'ultimo preparativo: la preparazione dell'abito più adatto alla cerimonia.
Giulietta dice di essere stanca e chiede di poter andare a letto e di dormire da sola, senza la nutrice. Monna Capuleti acconsente. Si salutano. 

(Escono Monna Capuleti e la Nutrice)
Giulietta parla tra sè:
Addio!... Dio sa quando ci rivedremo...
Sento scorrermi per le vene un tremito
di paura, non so, che mi dà il senso
di raggelarmi il calor della vita...
Le richiamo, per sollevarmi un po'...
Nutrice!... Già, ma che farebbe, qui?
Per recitar la mia macabra scena
devo agire da sola... Vieni, o fiala!...

E se per caso, poi, questa mistura
non dovesse produrmi alcun effetto?...
Dovrò sposarmi domattina?... No!
Ci sarà sempre questo ad impedirlo!

(Prende un pugnale e se lo pone accanto)

Tu resta qui... E se fosse un veleno
che il frate m'ha somministrato apposta,
astutamente, per farmi morire,
e non sentirsi lui disonorato
per queste nozze, essendo stato lui
a maritarmi prima con Romeo?
Ho paura che sia proprio così...
Eppure, no, a pensarci, non può essere...
s'è dimostrato sempre un tal sant'uomo...

Ma che succederà, Vergine Santa,
se, messami a giacer nella mia tomba,
mi dovesse accadere di svegliarmi
avanti che Romeo venga a salvarmi?...
Ah, che dubbio terribile è mai questo!
Non potrò rimanere soffocata
in quella tetra sotterranea volta,
attraverso la cui fetida bocca
non entra un filo d'aria salutare,
e, prima ancor che giunga il mio Romeo,
là morire asfissiata?... E se sto viva, 
non può darsi che la notturna tenebra
e l'orrido pensiero della morte
e il terrore del luogo - quella cripta
antico sotterraneo ricettacolo
dove l'ossa di tutti gli avi miei
per secoli si sono ammonticchiate;
dove Tebaldo, ancora sanguinante,
che poc'anzi era verde sulla terra,
s'imputridisce già nel suo sudario...
e dove a una cert'ora della notte,
come dicono, appaiono gli spiriti...

Ohi! ohi!... se mi svegliassi innanzi tempo,
che potrebbe succedere di me,
in mezzo a quel nauseabondo lezzo
ed a stridii che paion di mandragole
quando sono divelte dalla terra,
e che fanno impazzire chi li ascolta?...

Oh, Dio, se mi svegliassi in quel momento,
circondata da tutti quegli orrori,
non rischierei d'uscire fuor di senno,
da mettermi a giocare, come pazza,
con l'ossa dei miei avi?...
Ed a strappar dal suo lenzuolo funebre
il martoriato corpo di Tebaldo?
E in questo eccesso di pazzia furiosa
brandire un osso di qualche antenato,
e con quell'osso, a guisa d'una clava,
farmi schizzar le spente mie cervella?
Oh, ecco, ecco, ch'io vedo lo spettro
di mio cugino che insegue Romeo
che l'ha infilzato... No, ferma, Tebaldo!
Eccomi a te, Romeo. Lo bevo a te.
(Ingerisce il contenuto della fiala
e cade riversa sul letto)

(William Shakespeare)
Giulietta, la nutrice,Monna Capuleti 

“La donna, nel paradiso terrestre, ha morso il frutto dell’albero della conoscenza dieci minuti prima dell’uomo: da allora ha sempre conservato quei dieci minuti di vantaggio.” (Jean Baptiste Alphonse Karr, 1808 – 1890, scrittore francese)

martedì 6 settembre 2011

Frate Lorenzo e la morte apparente - William Shakespeare

..... dove eravamo rimasti.....
 L'antica inimicizia tra la famiglia Montecchi e quella dei Capuleti insanguina Verona. Romeo Montecchi, mascherato, si reca al ballo dei Capuleti. Lì scoppia la scintilla, Romeo e Giulietta s'innamorano appassionatamente e si scambiano un bacio. A ballo finito, Romeo entra di nascosto nel giardino dei Capuleti  e sotto il balcone di Giulietta, scopre, udendola parlare, di essere amato e ottiene il suo assenso a un matrimonio segreto. Il giorno seguente, nella speranza che la loro unione possa  portare pace fra le due famiglie, frate Lorenzo li unisce in matrimonio. Uscito dalla chiesa Romeo incontra Tebaldo, cugino di Giulietta e di temperamento iracondo, che lo provoca. Romeo rifiuta di combattere contro colui che è ormai anche suo cugino, ma Mercuzio (ignaro di ciò) raccoglie la sfida. Tentando di separarli, Romeo inavvertitamente permette a Tebaldo di infilzare con la spada Mercuzio, che muore augurando "la peste a tutt'e due le vostre famiglie". Romeo, nell'ira, uccide Tebaldo. Il Principe, riconoscendo la non volontarietà dell'omicidio di Tebaldo, condanna Romeo solo all’ esilio. Egli  dovrà lasciare la città prima dell'alba del giorno seguente. I due sposi riescono a passare insieme un'unica notte d'amore. All'alba, svegliati dal canto dell'allodola, messaggera del mattino (che vorrebbero fosse il canto notturno dell'usignolo), si separano e Romeo fugge a Mantova. Giulietta, dopo la partenza di Romeo, piange tutta la mattina. I genitori decidono, per rallegrarla, di affrettare le nozze con  un giovane conte, Paride, che già aveva chiesto la sua mano.  Giulietta, rifiuta, piuttosto che sposarlo preferisce entrare in convento. Il padre la fa rinchiude nella sua stanza. Solo verso sera, Giulietta finge di acconsentire alle nozze ed ottiene il permesso di andare da frate Lorenzo per confessarsi.  Il frate sta parlando proprio con Paride delle vicine nozze.... Giulietta chiede di poter rimanere sola per confessarsi. Il frate ha paura, teme per sè. Giulietta  è sconvolta e minaccia di uccidersi seduta stante. Il frate, esperto in erbe medicamentose, decide di ricorrere a uno stratagemma dispera­to, dà a  Giulietta  una pozione che le darà una morte appa­rente per quarantadue ore. Il piano è quello di informare Romeo affinchè egli la possa raggiungere al suo risveglio e fuggire poi entrambi a Mantova……….

Atto quarto, scena prima
................
Frate Lorenzo:
Allora senti: adesso torna a casa,
cerca di darti un'aria spensierata,
e accetta di sposare il conte Paride.
Domani, mercoldì, è la vigilia:
domani notte devi fare in modo
di restar a dormire sola in camera,
senza tenerti con te la nutrice.
Toh, prendi questa fiala; e appena a letto,
bevi il liquido in essa contenuto;
ti sentirai fluire nelle vene
subito un freddo umore soporifero;
il polso perderà il normale ritmo,
cessando a poco a poco di pulsare.
Non resterà calore, né respiro
a dar segno che sei ancora in vita.
Il roseo sulle labbra e sulle gote
si stingerà fino a farsi pallore,
come color di cenere; le palpebre
s'abbasseranno, come quando morte
cala a chiudere il giorno della vita.
Le membra, prive d'ogni movimento,
irrigidite, gelide, indurite,
prenderanno l'aspetto della morte;
ed in questa mortal rigidità,
che sarà solamente artificiale,
tu resterai per quarantadue ore,
dopodiché tornerai a svegliarti
come da un sonno placido e tranquillo.

Ma quando, all'alba, giungerà lo sposo
per farti alzare, ti crederà morta;
allora, com'è d'uso nel paese,
vestita dei tuoi abiti più belli,
e distesa scoperta nella bara,
sarai portata nell'antica cripta
dove giacciono tutti i Capuleti.
Intanto, prima che tu sia ridesta,
Romeo, saputo del nostro disegno
da un mio messaggio, sarà giunto qui
ad attender con me il tuo risveglio,
e nella stessa notte di domani
potrà condurti a Mantova con lui.

Così, se nessun ticchio subitaneo,
se nessun panico da femminuccia
la vinceranno sopra il tuo coraggio
all'atto di eseguire questo piano,
tu ti potrai sottrarre alla vergogna
che ti minaccia.

Giulietta:
Dammi, dammi qua!
Oh, non parlarmi, padre, di paura!

Frate Lorenzo: Ecco, prendi. Ora va'. Rimani ferma
e serena nella tua decisione.
Io mando in fretta un mio fratello a Mantova
con una lettera per tuo marito.

Giulietta: Amore, dammi forza; la tua forza
sarà il mio aiuto. Caro padre, addio!

(Escono)

(William Shakespeare)

Romeo e Giulietta (1594-95) tragedia in 5 atti in versi e in prosa di W. Shakespeare. Nel 1968 Zeffirelli girò il film ispirato alla famosa tragedia di Shakespeare e per alcune importanti scene scelse un luogo ben lontano dalla Verona che fu il teatro della tragedia dei due giovani amanti: la chiesa di San Pietro a Tuscania. Non era la prima volta e non sarà l'ultima che un grande regista scelga questa splendida basilica romanica per girare i suoi film. Ricordiamo l'Otello di Orson Welles del 1948, Uccellacci e Uccellini di Pierpaolo Pasolini, il Brancaleone di Monicelli, il Francesco della Cavani. A San Pietro Zeffirelli ambientò il matrimonio segreto fra Giulietta e Romeo e le scene finali della tragedia, quelle della tomba di famiglia di Giulietta, dove si svolgerà il triste epilogo, furono girate nella cripta della chiesa. Il film si presentò con varie candidature al premio Oscar aggiudicandosi quello per la fotografia (Pasqualino De Santis) e per i costumi (Danilo Donati).

 

lunedì 8 agosto 2011

Romeo e Giulietta, Mercuzio: atto I, scena IV - William Shakespeare

Ah! Allora, lo vedo, la regina Mab è venuta a trovarti.
Essa è la levatrice delle fate, e viene,
in forma non più grande di un'agata
all'indice di un dignitario,
tirata da una muta di piccoli atomi,
lungo il naso degli uomini, mentre sono addormentati.
Con esili zampe di ragno son fatti i raggi delle ruote del suo carro;
ali di cavallette per mantice,
la ragnatela la più sottile per tirelle;
brina di raggi di luna per pettorali,
osso di grillo per manico della frusta, un filamento sottilissimo per sferza;
un moscerino di grigia livrea è il cocchiere,
grosso appena metà di un piccolo verme tondo,
estratto con uno spillo dal pigro dito di una fanciulla.
Un guscio di nocciola per cocchio,
scavato dallo scoiattolo falegname o da una vecchia larva,
da tempo immemorabile son essi i carrozzieri delle fate.
Così messa Mab cavalca notte dopo notte,
attraversa la mente degli innamorati facendoli, così, sognar l'amore;
o anche le rotule dei cortigiani che nel sogno si inchinano in salamelecchi;
o sulle dita degli avvocati perché sognino laute parcelle;
talvolta sulle labbra delle dame così che sognino d'esser baciate,
e spesso, quando irritata dai loro aliti guasti per i troppi dolci, Mab vi lascia delle pustole.
Talvolta galoppa lungo il naso di un cortigiano,
così che senta, in sogno, l'odore d'una petizione a pagamento;
talaltra solletica il naso di un prevosto col crine d'un porcello della decima,
inducendolo a sognare un altro benefizio parrocchiale.
A volte le capita di passare lungo il collo di un soldato,
e quindi il sogno è tutto un tagliare forestieri gargarozzi,
di brecce, di imboscate, di lame spagnole, e di brindisi con enormi, colmi, bicchieri;
poi, all'improvviso, un tamburo rulla nell'orecchio si sveglia e salta su di botto,
e dopo avere smoccolato per la paura una bestemmia o due,
riprende a dormire morto di sonno. Questa è la vera Mab
che nella notte intreccia le criniere dei cavalli
e fa con i loro crini dei nodi magici
che portano sventura a chi li prova a districare.
È questa la strega, che quando le pulzelle giacciono supine,
le pressa perché imparino a "portare"
così che imparino a essere donne di "buon portamento".
Questa è lei.

(William Shakespeare)
Fonte: Romeo e Giulietta di William Shakespeare, Mercuzio: atto I, scena IV)
James C. Christensen
La regina mab nelle rovine
Queen Mab in the Ruins

La regina Mab :  è una fata citata nella tragedia di Shakespeare-Romeo e Giulietta,  in uno dei monologhi più celebri della storia del teatro. in questo monologo, la regina Mab è descritta come una minuscola creatura che si posa sui volti dei dormienti e ne realizza i desideri in sogno, per poi svegliarli di soprassalto e farli riaddormentare. In qualche occasione è portatrice di sventure . Mercuzio parla di sogni e fa presagire il destino dei due amanti .Nel momento in cui Mercuzio parla della regina Mab, Romeo ha il presentimento di disgrazia, riguardo alla festa dove incontrerà Giulietta per la prima volta, a causa di un sogno che ha fatto. Questo infastidisce Mercuzio , che non riconosce la premonizione dell'amico Romeo, ed imputa al "mal d'amore" i funesti pensieri. Mercuzio, risponde che i sogni spesso sono bugiardi, e da il via al discorso che condizionerà l'andamento della scena che sino a questo momento è quella tipica di un gruppo di adolescenti che passeggiano per la strada.Il discorso della regina mab è totalmente fantasioso, come se fosse detto ad un bambino, descrivendo questa piccola creatura che vola attraverso l'aria in una piccola carrozza guidata da un moscerino. Ma….attenzione che  la copertura della carrozza della regina è fatta di ali di cavallette , il che implica che qualcuno deve avere staccato le ali dalle cavallette per farle. Lo stesso per le gambe di ragno, o le ossa di grillo, altri elementi di costruzione  della carrozza .


mercoledì 6 luglio 2011

Romeo e Giulietta - Scena V - William Shakespeare

Scena V - L'orto dei Capuleti

Romeo e Giulietta, grazie all'aiuto di Frate Lorenzo si sono uniti in matrimonio. Il frate li ha sposati nella speranza che dall'amore dei due giovani scaturisse poi la pace fra le rispettive famiglie.
Romeo, coinvolto suo malgrado in una rissa, uccide Tebaldo cugino di Giulietta. Il Principe condanna Romeo all'esilio a Mantova. I due sposi riescono a passare insieme un'unica notte d'amore.
Giulietta - Vuoi già partire? L'alba è ancor lontana.
Era dell'usignolo,
non dell'allodola, il cinguettio
che ha ferito poc'anzi il trepidante
cavo del tuo orecchio. Un usignolo,
credimi, amore; è lui che canta, a notte,
laggiù sull'albero di melograno.

Romeo - No, cara, era l'araldo del mattino,
l'allodola; non era l'usignolo.
Guarda, amor mio, quante strisce di luce
maligne sfrangiano le rade nuvole
che si dissolvono laggiù all'oriente.
Le fauci della notte sono spente
e già s'affaccia il luminoso giorno,
quasi in punta di piedi,
sugli alti picchi brumosi dei monti.
Debbo andarmene e seguitare a vivere,
o restare e morire.
Quel barlume laggiù
non è ancora la luce del mattino.
Io la conosco bene: è una meteora
che il sole irradia e rende luminosa
perché ti sia torciere questa notte
a illuminarti la strada per Mantova.
E però resta. Non devi partire.

Oh, che m'arrestino pure, m'uccidano!
S'è così che tu vuoi, io son felice!
Son pronto a dir con te che quel grigiore
laggiù non è lo sguardo del mattino,
ma soltanto un riflesso smorto e pallido
della faccia di Cinzia;
e a negare con te che sia l'allodola,
a martellar gli archivolti del cielo
con le sue note, sopra il nostro capo.
L'ansia di rimanere
è più forte di quella di partire.
O morte, vieni, e sii la benvenuta!
Così vuole Giulietta, e così sia!
Sei soddisfatta adesso, anima mia?
Parliamo pure. Non è ancora giorno.

È giorno, invece, è giorno! Ahimè, fa' presto!
Va'! È l'allodola quella che canta,
ora, con quel suo verso fuori tono,
sforzandolo con aspre dissonanze.
Dicono che l'allodola
sa modulare in dolci variazioni
le note del suo canto; questa no,
perché in luogo di dividere le note
in armonia, divide noi. L'allodola,
dicono pure, ha scambiato i suoi occhi,
col ripugnante rospo.
Che si siano scambiate anche le voci?
Perché questa, che va destando il giorno,
ci strappa trepidanti dalle braccia
l'uno dell'altro, e mi ti porta via.
Vattene, va', si fa sempre più chiaro.
Sempre più chiaro in cielo,
sempre più buio dentro i nostri cuori.

(William Shakespeare)



Romeo e Giulietta, 1968, diretto da Franco Zeffirrelli. Gli attori principali, entrambi premi Oscar: Leonard Whiting (Romeo) 17 anni, Olivia Hussey (Giulietta) 16. Per questa scena di nudo tra due minorenni, Zeffirelli dovette ottenere un permesso speciale dalla censura italiana. In America e in Inghilterra il film uscì “solo per adulti”. Alla stessa Hussey fu proibito entrare in sala per vedere il film perché ritenuto per adulti a causa della sua breve scena di nudo, e lei commentò. "come è possibile che non possa vedere sullo schermo qualcosa che - vedo nello specchio ogni giorno - ".
Se ti interessa il monologo di Romeo sotto il balcone: 
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/06/romeo-e-giulietta-atto-ii-scena-ii.html
Se ti interessa il duetto di Giulietta e Romeo al balcone:
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/06/romeo-e-giulietta-nel-giardino-dei.html

sabato 25 giugno 2011

Romeo e Giulietta, nel giardino dei Capuleti, Scena II - Shakespeare William

Scena  II - Verona, il giardino dei Capuleti
E' notte fonda e Romeo è nel giardino dei Capuleti. Giulietta appare al balcone
Giulietta
(Come avesse sentito un rumore, o forse assorta in tristi pensieri, sospirando)
Ahimè!..

Romeo (tra sé) - Dice qualcosa... Parla ancora,
angelo luminoso, sei sì bella,
e da lassù tu spandi sul mio capo
tanta luce stanotte
quanta più non potrebbe riversare
sulle pupille volte verso il cielo
degli sguardi stupiti di mortali
un alato celeste messaggero
che, cavalcando sopra pigre nuvole,
veleggiasse per l'infinito azzurro!

Giulietta - Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?
Ah, rinnega tuo padre!...
Ricusa il tuo casato!...
O, se proprio non vuoi, giurami amore,
ed io non sarò più una Capuleti!

Romeo (Sempre tra sé) - Che faccio, resto zitto ad ascoltarla,
oppure le rispondo?...

Giulietta - Il tuo nome soltanto m'è nemico;
ma tu saresti tu, sempre Romeo
per me, quand'anche non fosti un Montecchi.
Che è infatti Montecchi?...
Non è una mano, né un piede, né un braccio,
né una faccia, né nessun'altra parte
che possa dirsi appartenere a un uomo.
Ah, perché tu non porti un altro nome!
Ma poi, che cos'è un nome?...
Forse che quella che chiamiamo rosa
cesserebbe d'avere il suo profumo
se la chiamassimo con altro nome?
Così s'anche Romeo
non si dovesse più chiamar Romeo,
chi può dire che non conserverebbe
la cara perfezione ch'è la sua?
Rinuncia dunque, Romeo, al tuo nome,
che non è parte della tua persona,
e in cambio prenditi tutta la mia.

Romeo (forte) - Io ti prendo in parola!
D'ora in avanti tu chiamami "Amore",
ed io sarò per te non più Romeo,
perché m'avrai così ribattezzato.


Giulietta - Oh, qual’ uomo sei tu,
che protetto dal buio della notte,
vieni a inciampar così sui miei pensieri?

Romeo - Dirtelo con un nome,
non saprei; il mio nome, cara santa,
è odioso a me perché è nemico a te.
Lo straccerei, se lo portassi scritto.

Giulietta - L'orecchio mio non ha bevuto ancora
cento parole dalla voce tua,
che ne conosco il suono:
non sei Romeo tu, ed un Montecchi?

Romeo - No, nessuno dei due, bella fanciulla,
se nessuno dei due è a te gradito.

(Shakespeare William)
Fonte: Romeo e Giulietta di William Shakespeare, Romeo: atto II, scena II
se sei interessato alla prima parte clicca qui sotto:
se sei interessato alla seconda parte clicca qui sotto:
http://leggoerifletto.blogspot.com/2011/06/romeo-e-giulietta-atto-ii-scena-ii.html


Romeo e Giulietta (1968) regia di Franco Zeffirelli.

Gli attori principali  Leonard Whiting (Romeo)  17 anni, Olivia Hussey (Giulietta) 16.