martedì 6 settembre 2011

Frate Lorenzo e la morte apparente - William Shakespeare

..... dove eravamo rimasti.....
 L'antica inimicizia tra la famiglia Montecchi e quella dei Capuleti insanguina Verona. Romeo Montecchi, mascherato, si reca al ballo dei Capuleti. Lì scoppia la scintilla, Romeo e Giulietta s'innamorano appassionatamente e si scambiano un bacio. A ballo finito, Romeo entra di nascosto nel giardino dei Capuleti  e sotto il balcone di Giulietta, scopre, udendola parlare, di essere amato e ottiene il suo assenso a un matrimonio segreto. Il giorno seguente, nella speranza che la loro unione possa  portare pace fra le due famiglie, frate Lorenzo li unisce in matrimonio. Uscito dalla chiesa Romeo incontra Tebaldo, cugino di Giulietta e di temperamento iracondo, che lo provoca. Romeo rifiuta di combattere contro colui che è ormai anche suo cugino, ma Mercuzio (ignaro di ciò) raccoglie la sfida. Tentando di separarli, Romeo inavvertitamente permette a Tebaldo di infilzare con la spada Mercuzio, che muore augurando "la peste a tutt'e due le vostre famiglie". Romeo, nell'ira, uccide Tebaldo. Il Principe, riconoscendo la non volontarietà dell'omicidio di Tebaldo, condanna Romeo solo all’ esilio. Egli  dovrà lasciare la città prima dell'alba del giorno seguente. I due sposi riescono a passare insieme un'unica notte d'amore. All'alba, svegliati dal canto dell'allodola, messaggera del mattino (che vorrebbero fosse il canto notturno dell'usignolo), si separano e Romeo fugge a Mantova. Giulietta, dopo la partenza di Romeo, piange tutta la mattina. I genitori decidono, per rallegrarla, di affrettare le nozze con  un giovane conte, Paride, che già aveva chiesto la sua mano.  Giulietta, rifiuta, piuttosto che sposarlo preferisce entrare in convento. Il padre la fa rinchiude nella sua stanza. Solo verso sera, Giulietta finge di acconsentire alle nozze ed ottiene il permesso di andare da frate Lorenzo per confessarsi.  Il frate sta parlando proprio con Paride delle vicine nozze.... Giulietta chiede di poter rimanere sola per confessarsi. Il frate ha paura, teme per sè. Giulietta  è sconvolta e minaccia di uccidersi seduta stante. Il frate, esperto in erbe medicamentose, decide di ricorrere a uno stratagemma dispera­to, dà a  Giulietta  una pozione che le darà una morte appa­rente per quarantadue ore. Il piano è quello di informare Romeo affinchè egli la possa raggiungere al suo risveglio e fuggire poi entrambi a Mantova……….

Atto quarto, scena prima
................
Frate Lorenzo:
Allora senti: adesso torna a casa,
cerca di darti un'aria spensierata,
e accetta di sposare il conte Paride.
Domani, mercoldì, è la vigilia:
domani notte devi fare in modo
di restar a dormire sola in camera,
senza tenerti con te la nutrice.
Toh, prendi questa fiala; e appena a letto,
bevi il liquido in essa contenuto;
ti sentirai fluire nelle vene
subito un freddo umore soporifero;
il polso perderà il normale ritmo,
cessando a poco a poco di pulsare.
Non resterà calore, né respiro
a dar segno che sei ancora in vita.
Il roseo sulle labbra e sulle gote
si stingerà fino a farsi pallore,
come color di cenere; le palpebre
s'abbasseranno, come quando morte
cala a chiudere il giorno della vita.
Le membra, prive d'ogni movimento,
irrigidite, gelide, indurite,
prenderanno l'aspetto della morte;
ed in questa mortal rigidità,
che sarà solamente artificiale,
tu resterai per quarantadue ore,
dopodiché tornerai a svegliarti
come da un sonno placido e tranquillo.

Ma quando, all'alba, giungerà lo sposo
per farti alzare, ti crederà morta;
allora, com'è d'uso nel paese,
vestita dei tuoi abiti più belli,
e distesa scoperta nella bara,
sarai portata nell'antica cripta
dove giacciono tutti i Capuleti.
Intanto, prima che tu sia ridesta,
Romeo, saputo del nostro disegno
da un mio messaggio, sarà giunto qui
ad attender con me il tuo risveglio,
e nella stessa notte di domani
potrà condurti a Mantova con lui.

Così, se nessun ticchio subitaneo,
se nessun panico da femminuccia
la vinceranno sopra il tuo coraggio
all'atto di eseguire questo piano,
tu ti potrai sottrarre alla vergogna
che ti minaccia.

Giulietta:
Dammi, dammi qua!
Oh, non parlarmi, padre, di paura!

Frate Lorenzo: Ecco, prendi. Ora va'. Rimani ferma
e serena nella tua decisione.
Io mando in fretta un mio fratello a Mantova
con una lettera per tuo marito.

Giulietta: Amore, dammi forza; la tua forza
sarà il mio aiuto. Caro padre, addio!

(Escono)

(William Shakespeare)

Romeo e Giulietta (1594-95) tragedia in 5 atti in versi e in prosa di W. Shakespeare. Nel 1968 Zeffirelli girò il film ispirato alla famosa tragedia di Shakespeare e per alcune importanti scene scelse un luogo ben lontano dalla Verona che fu il teatro della tragedia dei due giovani amanti: la chiesa di San Pietro a Tuscania. Non era la prima volta e non sarà l'ultima che un grande regista scelga questa splendida basilica romanica per girare i suoi film. Ricordiamo l'Otello di Orson Welles del 1948, Uccellacci e Uccellini di Pierpaolo Pasolini, il Brancaleone di Monicelli, il Francesco della Cavani. A San Pietro Zeffirelli ambientò il matrimonio segreto fra Giulietta e Romeo e le scene finali della tragedia, quelle della tomba di famiglia di Giulietta, dove si svolgerà il triste epilogo, furono girate nella cripta della chiesa. Il film si presentò con varie candidature al premio Oscar aggiudicandosi quello per la fotografia (Pasqualino De Santis) e per i costumi (Danilo Donati).

 

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