«Argento e oro non possiedo, ma ciò che ho ti do: nel
nome di Gesù Cristo, il Nazareno, risorgi e cammina» (leggi Atti 3,1-9)
Pietro, insieme ai suoi fratelli, è testimone di Gesù: evangelizza innanzitutto vivendo, poi parlando e infine facendo come lui.
Pietro, insieme ai suoi fratelli, è testimone di Gesù: evangelizza innanzitutto vivendo, poi parlando e infine facendo come lui.
Il testo narra la prima azione
del primo Papa: rimette in piedi l’uomo. Programma, suo e della Chiesa, è fare
agli altri ciò che Gesù ha fatto a noi.
Lo storpio, ritorto su se stesso, ha perso la stazione eretta, che distingue l’uomo dall’ animale.
Non vede l’altro in faccia, ma solo dal basso in alto. Incapace di muoversi e mendico professionale, per lui l’altro non esiste: è solo mano che dà.
Ma neppure lui esiste: è solo mano che riceve.
Lo storpio, ritorto su se stesso, ha perso la stazione eretta, che distingue l’uomo dall’ animale.
Non vede l’altro in faccia, ma solo dal basso in alto. Incapace di muoversi e mendico professionale, per lui l’altro non esiste: è solo mano che dà.
Ma neppure lui esiste: è solo mano che riceve.
Lo storpio è
simbolo della disumanità di ogni uomo le cui relazioni sono strumentali alla
sua stortura, che lo esclude dal tempio e da una vita autentica.
Questo malato
è specchio del vero male che ci affligge: l’egoismo che ci accartoccia su noi
stessi, lasciandoci soli e bisognosi di tutto.
Nessuno guarda il povero negli
occhi, soprattutto il ricco: fa paura vedere in lui noi stessi se perdiamo ciò
che abbiamo.
La Chiesa, come Gesù, vuole guarirci dall’ egoismo e darci la libertà di camminare sulla via dell’amore, in comunione con i fratelli e con il Padre.
Pietro, con Giovanni, fissa l’uomo e gli dice di guardare a loro, non alla loro tasca.
Nel suo sguardo, ancora fresco di rinnegamento, lo storpio vede lo stesso sguardo di Gesù che l’ha salvato dal restare aggrovigliato nel suo fallimento (Lc 22,61). Quel Gesù che lo ha guardato come lui guarda l’uomo, è il vero tesoro di San Pietro.
Avendo questo, e non argento e oro, può dirgli: «Ciò che ho, ti do. Risorgi e cammina».
Se Pietro avesse avuto danaro, avrebbe fatto l’elemosina, cosa buona.
Se ne avesse avuto tanto, avrebbe fatto un istituto per zoppi, cosa ancora migliore.
Ma l’unico mezzo per risuscitare l’uomo dalla sua morte religiosa e civile, è la povertà: Dio e mammona, danaro e nome di Gesù sono incompatibili.
Ciò che possediamo ci possiede: ci rende paralitici e contorti come lo storpio. La brama di possedere è idolatria (Ef 5,5), l’amore del denaro radice di ogni male (1Tm 6,10).
La Chiesa, come Gesù, vuole guarirci dall’ egoismo e darci la libertà di camminare sulla via dell’amore, in comunione con i fratelli e con il Padre.
Pietro, con Giovanni, fissa l’uomo e gli dice di guardare a loro, non alla loro tasca.
Nel suo sguardo, ancora fresco di rinnegamento, lo storpio vede lo stesso sguardo di Gesù che l’ha salvato dal restare aggrovigliato nel suo fallimento (Lc 22,61). Quel Gesù che lo ha guardato come lui guarda l’uomo, è il vero tesoro di San Pietro.
Avendo questo, e non argento e oro, può dirgli: «Ciò che ho, ti do. Risorgi e cammina».
Se Pietro avesse avuto danaro, avrebbe fatto l’elemosina, cosa buona.
Se ne avesse avuto tanto, avrebbe fatto un istituto per zoppi, cosa ancora migliore.
Ma l’unico mezzo per risuscitare l’uomo dalla sua morte religiosa e civile, è la povertà: Dio e mammona, danaro e nome di Gesù sono incompatibili.
Ciò che possediamo ci possiede: ci rende paralitici e contorti come lo storpio. La brama di possedere è idolatria (Ef 5,5), l’amore del denaro radice di ogni male (1Tm 6,10).
A un giovane pio, osservante della legge, che chiede
cosa fare per avere la vita eterna, Gesù risponde: «Una sola cosa ti manca:
va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e poi vieni e seguimi». La prima
comunità sa che i beni non sono da possedere, ma da condividere con i fratelli.
È la solidarietà che dà vita, non l’accumulo di cose.
L’accaparramento priva il povero della vita materiale e
il ricco della vita eterna, che consiste nell’ amore fraterno.
La solidarietà permette a tutti la vita materiale e dà
nel contempo quella divina: ci fa figli perché fratelli.
Ciò che ostacola la missione della Chiesa non è la mancanza di beni.
Ciò che ostacola la missione della Chiesa non è la mancanza di beni.
Una sola cosa sempre le manca, come a Davide per
vincere Golia, simbolo del male: liberarsi dall’ armatura dei privilegi che ha,
per fraternizzare con tutti.
Pensare così non è ingenuità, come già credeva Pietro quando Gesù lo chiamò «satana».
Il pensiero di Dio è opposto a quello dell’uomo, come l’amore all’ egoismo (cfr Mc 8,31-33). Nonostante il fatto sia evidente in tutta la storia della Chiesa, non vogliamo mai capire che ricchezza e potere distruggono la Chiesa, mentre povertà e persecuzione la costruiscono e rafforzano.
Pensare così non è ingenuità, come già credeva Pietro quando Gesù lo chiamò «satana».
Il pensiero di Dio è opposto a quello dell’uomo, come l’amore all’ egoismo (cfr Mc 8,31-33). Nonostante il fatto sia evidente in tutta la storia della Chiesa, non vogliamo mai capire che ricchezza e potere distruggono la Chiesa, mentre povertà e persecuzione la costruiscono e rafforzano.
Sono stato spesso in Mozambico, Angola e Guinea Bissau,
dove la Chiesa era potente: per cinque secoli ha goduto del «Patronato
portoghese», che costruiva chiese, scuole e case parrocchiali, stipendiando
clero e catechisti.
In mezzo millennio di benessere e alleanza con i potenti la Chiesa non è mai decollata.
In mezzo millennio di benessere e alleanza con i potenti la Chiesa non è mai decollata.
Arrivati i comunisti, che le hanno confiscato tutto e l’hanno
perseguitata, la Chiesa è nata, fiorita e cresciuta.
Che Dio ci guarisca dalle nostre «scoliosi»!
(Padre Silvano Fausti)
Gesuita, biblista e scrittore
Si lascino pure gli uomini del tempo nostro
parlare (...) di anacronismo e di antistoria. (...) Li si lascino alle loro
"verità" e ad un'unica cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo
di rovine. (...) Rendere ben visibili i valori della verità, della realtà e
della Tradizione a chi, oggi, non vuole il "questo" e cerca
confusamente "l'altro" significa dare sostegni a che non in tutti la
grande tentazione prevalga, là dove la materia sembra essere ormai più forte
dello spirito.
(Julius Evola)
Non
abbiamo bisogno di grandi cose o chissà quali grandi uomini.
Abbiamo solo bisogno di più gente onesta.
- Benedetto Croce -
Nè San Domenico, nè San
Francesco hanno fatto profezie sul futuro, ma hanno saputo leggere il segno dei
tempi e capire che era arrivato per la Chiesa il momento di liberarsi dal
sistema feudale, di ridare valore all'universalità e della povertà del Vangelo,
come pure alla "vita apostolica".
Così facendo hanno ridato
alla Chiesa il suo vero aspetto, quello di una Chiesa animata dallo Spirito
Santo e condotta dal Cristo stesso.
Hanno così contribuito alla riforma della
gerarchia ecclesiastica.
Altri esempi sono Santa Caterina da Siena e Santa
Brigida di Svezia, due grandi figure di donne. Penso sia importante
sottolineare come in un momento particolarmente difficile per la Chiesa, quale
fu quello della crisi di Avignone e lo scisma che ne seguì si siano levate
figure di donne per annunciare che il Cristo vivente è anche il Cristo che
soffre nella sua Chiesa.
- Cardinale Joseph Ratzinger, intervista 1998
Cristo in
trono, Chiesa di S. Tommaso Apostolo, Caramanico Terme.
«Cristo è il Pastore della Chiesa,
ma la sua presenza nella storia passa attraverso la libertà degli uomini: tra
di essi uno viene scelto per servire come suo vicario, successore dell'apostolo
Pietro. Ma Cristo è il centro, non il successore di Pietro: Cristo. Cristo è il
centro. Cristo è il riferimento fondamentale, il cuore della Chiesa. Senza di
lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d'essere, come ha
ripetuto più volte Benedetto XVI».