Morte, con
un solo colpo tu abbatti
tanto il
re nella sua torre
che il
povero sotto il suo tetto:
tu di
continuo vai errando, senza riposo,
per
incitare a suo tempo ciascuno
a pagare a
Dio quanto gli spetta.
Morte, tu
tieni rinserrata l’anima
finché
essa non abbia pagato quanto deve,
senza
scampo alcuno e senza sconto.
Per questo
è folle chi fa debiti sulla sua anima,
perché
essa non ha pegni da dare in garanzia
dal
momento che giunge nuda alla prova.
Morte, hai
ben stretto d’assedio il mondo,
all’intorno
da ogni parte:
su tutti
innalzi il tuo stendardo,
e non
trovi alcuno che ti risponda,
né per
forza, né per facondia,
tanto è
spaventevole il tuo aspetto.
In tal
guisa tu ci assalti:
da presso,
scagli macigni con la petriera,
da lungi,
minacci con la fionda.
Tu poni in
fondo ciò che sta innanzi
perché per
prima appresti la bara
che ci si
aspettava solo più tardi.
Morte,
dolce ai buoni, ai malvagi amara,
con gli
uni è prodiga, con gli altri avara,
caccia
alcuni, ed altri sfugge.
Sovente fa
in primo luogo cenno al giovane
e prende
il figlio prima del padre,
e coglie
il fiore innanzi al frutto,
e colpisce
il corpo prima che esso si sostenga,
e toglie
l’anima prima che essa si sdebiti,
e la
ferisce prima che sia preparata.
La morte
va come ladro di notte,
e colui
che è assopito nei piaceri,
subitamente
lo convoca per raderlo a suo modo.
Morte, che
a chiare lettere è scritta
nel volto
vecchio e ripugnante,
ben si
cela ai giovinetti,
e
maggiormente si diverte vicino a coloro
che per
orgoglio le dicono “vattene!”.
In quegli
eleganti damerini
che
incedono fra cani e uccelli
e fanno
onore ai buoni bocconi
e sono più
ardenti d’una leccarda.
Con questi
la morte gioca di coltello,
e fa loro
indossare dei mantelli tali
che per
essi a mezzogiorno annotta.
Morte,
tutti siamo in attesa
che tu ci
richieda la tua rendita,
ben forte
ci hai legato i pugni:
tu prendi
nella sua giovinezza
colui che,
a vent’otto o a trenta,
crede di
essere nel suo tempo migliore.
Allorchè
più si orna e più si abbiglia,
repentinamente
lo pungi col tuo aculeo,
che
avvelena più di una tarantola.
Per questo
è giusto che ciascuno ti tema,
perché da
colui che è sottomesso ai piaceri del mondo
l’anima si
separa con grande dolore.
Morte, in
un’anima santa ed eletta,
comunque
sia la carne che la riveste, magra o pingue,
non ha che
un effimero potere:
appena
essa è uscita dal mondo, la dichiara libera.
Per questo
è saggio chi ora soddisfa i propri debiti,
finché ha
la possibilità di farlo;
perché in
un’anima priva di fede,
che lasci
vivere il proprio corpo senza leggi,
la morte
perpetuamente dimora…
Che vale
beltà, che vale ricchezza,
che vale
onore e che vale grandezza,
dal
momento che morte a suo capriccio
fa pioggia
o secco su di noi,
dal
momento che tutto essa ha in suo potere,
ciò che si
pregia e ciò che si disprezza?
Chi ha
deposto la paura della morte
è quello
che la morte maggiormente incita,
ed è verso
di lui che essa si dirige in primo luogo.
un corpo
ben nutrito, una carne delicata,
si fanno
camicia di vermi e di fuoco.
Chi più
insegue il piacere, maggiormente si ferisce.
Morte
prova, non ne dubito affatto,
che
altrettanto valgono poco e molto
di ogni
cosa che si disseca e muore
morte
mostra che tutto è nulla,
e quanto
inghiotte ghiottoneria,
e quanto
lussuria brama.
Morte fa
sì che il sant’uomo non pecchi,
poiché non
lo attira cosa alcuna
che ella
possa giungere a colpire…
Morte è la
rete che tutto imprigiona
morte è la
mano che tutto arranca
e in suo
possesso resta tutto ciò che afferra.
Morte a
tutti prepara un oscuro mantello
e una
coperta di semplice terra.
Morte a
tutti presta uguale servizio,
morte
porta alla luce ogni segreto,
morte
rende libero schiavo,
morte
asservisce pontefice e re,
morte dà a
ciascuno ciò che merita,
morte
rende al povero quant’egli perde
morte
strappa al ricco quant’egli ghermisce.
Morte
rende a ciascuno il suo diritto
morte dà a
tutti appropriata misura,
morte pesa
tutto con giusto peso,
morte
vendica ognuno dell’ingiustizia subita.
Morte
getta l’orgoglio a marcire,
morte fa
fallire la guerra ai sovrani,
morte fa
osservare leggi e decreti,
morte fa
abbandonare profitto ed usura,
morte
rende la bella vita aspra,
morte alla
zuppa e ai legumi
dà il
sapore del cibo gustoso
nei
chiostri ove si teme la lussuria.
Morte
rappacifica i litiganti,
morte
acquieta i gaudenti,
morte pone
termine ad ogni contesa,
morte
mette in croce ogni falso crociato,
morte fa
giustizia a tutti gli ingannati
morte
compone equamente ogni lite,
morte
separa rosa da spina,
paglia da
grano, crusca da farina,
i vini
schietti da quelli adulterati,
morte vede
attraverso ogni tenda e cortina,
morte sola
sa e indovina
come
ciascuno vada esattamente valutato.
Morte è
uno svergognato chi non ti teme,
e più
svergognato ancora chi altro non paventa
se non che
la vita gli venga meno:
dovrà
senza fallo terminare.
E poco la
terrà chi più la tiene stretta:
ciò che
l’uomo allunga, la morte tronca…
Ah, Dio!
Perché a tal punto si brama
l’avvelenata
gioia carnale,
che tanto
corrompe la nostra natura,
e che ha
così breve durata?
Dopo, a
tal prezzo si paga!
Com’è
malvagio quello stimolo
che fa
acquistare all’anima, ad usura,
un’amarezza
che in eterno dura
per un
piacere che subito svanisce.
Vattene
vizio! Fuggi lussuria!
Di un cibo
tanto caro, non ho desiderio:
maggiormente
amo la mia zuppa ed i miei legumi.
Alcuni passaggi dello splendido poema I vers de la mort, del frate cistercense Hélinand di Froidmont, composto tra il 1194 e il 1197
Il 2 Novembre è il giorno della memoria,
il giorno in cui si ricorda chi ha sfiorato la nostra
vita
e che la vita ce l’ha donata.
Il 2 Novembre è solo un giorno della memoria,
la memoria delle persone che si sono amate e che non ci
sono più,
ma che vivono nei ricordi di ognuno di noi,
ogni giorno.
- Stephen Litteword -
“La terra non ha alcuna
tristezza che il cielo non possa curare”.
- San Tommaso Moro -
Buona giornata a tutti. :-)
Laura, Gabriele, Mario... quanto vi ho amato... più della mia stessa vita.