Mio Signore e Dio,
io sono così
convinto che Tu hai cura di tutti quelli che sperano in Te
e che niente può mancare
a coloro che aspettano tutto da Te,
che ho deciso, per
l'avvenire, di vivere senza alcuna preoccupazione
e di riversare su
di Te ogni mia inquietudine.
Gli uomini possono
spogliarmi di tutti i beni e del mio stesso onore;
le malattie possono
privarmi delle forze e dei mezzi per servirti;
col peccato posso
perdere perfino la tua grazia,
ma non perderò mai
e poi mai la mia fiducia in Te.
La conserverò fino
all'estremo della mia vita
e il demonio, con
tutti i suoi sforzi, non riuscirà mai a strapparmela.
Gli altri aspettino
pure la loro felicità dalle ricchezze e dal loro ingegno;
facciano anche
affidamento sulla innocenza della loro vita,
sui rigori delle
loro penitenze,
sulla quantità
delle loro opere buone o sul fervore delle loro preghiere;
per me tutta la mia
confidenza è la mia stessa confidenza;
confidenza che non
ha mai ingannato nessuno.
Ecco perché ho
l'assoluta certezza di essere eternamente felice,
perché ho
l'incrollabile fiducia di esserlo e perché lo spero unicamente da Te.
Per mia triste esperienza
devo purtroppo
riconoscere di essere debole e incostante;
so quanto le
tentazioni possono contro le virtù più affermate;
eppure nulla,
finché conserverò questa ferma fiducia in Te, potrà spaventarmi;
starò al riparo da
ogni disgrazia e sarò certo di continuare a sperare,
perché spero questa
stessa immutabile speranza.
Infine, mio Dio,
sono intimamente
persuaso
che non sarà mai
troppa la fiducia che ho in te
e che ciò che
otterrò da Te,
sarà sempre al di
sopra di ciò che avrò sperato.
Spero anche,
Signore,
che tu mi
sorreggerai nelle facili debolezze;
mi sosterrai negli
assalti più violenti;
che farai trionfare
la mia fiacchezza
sopra i miei più
temuti nemici.
Ho tanta fiducia
che Tu mi amerai sempre
e che anch'io, a
mia volta, ti amerò per sempre.
E per portare al
più alto grado questa mia fiducia,
o mio Creatore,
io spero Te e da Te
stesso,
per il tempo e per
l'eternità. Amen.
(Beato Claudio de
la Colombiére S. J.)
Nella foto: Claude
la Colombière, conosciuto anche come Claudius de la Columbière
(1641-1682) gesuita e scrittore francese, propagatore della
devozione al Sacro Cuore di Gesù. Papa Giovanni Paolo II lo ha
proclamato santo nel 1992.
Santa Maria, Madre
di Dio,
conservami un cuore di fanciullo,
puro e limpido come sorgente.
Ottienimi un cuore semplice,
che non si ripieghi sulle proprie tristezze;
un cuore generoso nel donarsi,
pieno di tenera compassione;
un cuore fedele e aperto,
che non dimentichi alcun bene,
e non serbi rancore di alcun male.
Creami un cuore dolce e umile,
che ami senza esigere d'essere riamato,
felice di sparire in altri cuori
sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino.
Un cuore grande e indomabile,
che nessuna ingratitudine possa chiuderlo
e nessuna indifferenza stancare.
Un cuore tormentato
dalla gloria di Gesù Cristo,
con piaga che non rimargini se non in cielo.
conservami un cuore di fanciullo,
puro e limpido come sorgente.
Ottienimi un cuore semplice,
che non si ripieghi sulle proprie tristezze;
un cuore generoso nel donarsi,
pieno di tenera compassione;
un cuore fedele e aperto,
che non dimentichi alcun bene,
e non serbi rancore di alcun male.
Creami un cuore dolce e umile,
che ami senza esigere d'essere riamato,
felice di sparire in altri cuori
sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino.
Un cuore grande e indomabile,
che nessuna ingratitudine possa chiuderlo
e nessuna indifferenza stancare.
Un cuore tormentato
dalla gloria di Gesù Cristo,
con piaga che non rimargini se non in cielo.
Padre de
Grandmaison
L’amore cristiano è quanto mai esigente poiché sgorga
dall’amore totale di Cristo per noi: quell’amore che ci reclama, ci accoglie,
ci abbraccia, ci sostiene, sino a tormentarci, poiché costringe ciascuno a non
vivere più per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma per “Colui che è morto
e risorto per noi” (cfr 2Cor 5,15).
L’amore di Cristo ci fa essere in Lui
quella creatura nuova (cfr 2Cor 5,17) che entra a far parte del suo Corpo
mistico che è la Chiesa.
Papa Benedetto XVI
"Una sera, anzi una notte, mentre ero in attesa del
sonno che tardava ad arrivare, mi sono seduto in un campo, ascoltando la
conversazione tranquilla di alcuni agricoltori vicini.
Parlavano di cose molto semplici, anche se nessuna di
esse era grossolana o frivola come accade in altre classi sociali. I nostri
contadini parlano raramente e quando lo fanno è per dire qualche cosa di necessario,
sensibile, e, a volte, di saggio.
Alla fine essi tacquero, come
se la maestà serena e solenne della notte, senza luna ma brulicante di stelle,
aveva fatto scendere un misterioso incantesimo su quelle anime semplici .
Rompendo il silenzio, ma non
l'incantesimo, la voce rustica di un corpulento, tarchiato contadino, che
giaceva disteso sul prato, con gli occhi fissi alle stelle, esclamò, quasi come
se stesse obbedendo ad una profonda ispirazione: "Come sono belle! Eppure
alcuni dicono che Dio non esiste."
L'ho ripetuta a me stesso molte volte da allora, la
frase di quel vecchio contadino del luogo. Dopo mesi di arido studio, quella
frase toccò la mia mente e il mio cuore in modo così vivido che ancora adesso
mi ricordo di quella semplice scena come se fosse ieri.
Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere, ma
nel suo cuore, tutelato da una vita onesta e laboriosa, c'era un piccolo angolo
in cui la luce di Dio scese con potenza non molto inferiore a quella dei
profeti e forse superiore a quella dei filosofi".
- Enrico Fermi -
Buona giornata a tutti :-)