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domenica 3 agosto 2014

Non lascio perdere - Susanna Casciani -

E’ che mi sembra tutto-tutto-tutto importante.
Magari mi sbaglio, magari non è vero, magari niente è veramente degno di nota, degno di tempo, degno di attenzione. Solo che io non ce la faccio, forse sono venuta al mondo per perdermi dietro a quei particolari che nessuno nota più, per dare spiegazioni che non interessano a nessuno, per fare caso a mondi che ad altri sembrano idiozie.
Magari dovrei fare più attenzione al disegno, alla meta, al “grande” e non all’insignificante.
Oggi non interessa a nessuno se mentre stavi andando a lavoro hai visto un prato di cui non ti eri mai accorto, l’importante è che tu arrivi.
Oggi non importa a nessuno se un giorno ti sei svegliato e hai sentito la necessità di indossare cinque colori diversi solo per mostrarti più allegro, per non morire dentro. L’importante è che tu faccia quello che devi.
Sono pesante, sono permalosa.
Non ricordo date, non ricordo le capitali, non ricordo i nomi dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Non ricordo i nomi delle strade e non ricordo mai che lavoro fa la gente.
Ricordo bene se qualcuno mi ferisce, però.
Ricordo bene se qualcuno ha gli occhi tristi, o se li ha pieni di gioia infinita.
Ho sempre paura di essere fraintesa, è vero.
E’ che credo, credo fermamente, che tutto questo pressapochismo, tutta questa “leggerezza” di cui in tanti dicono di aver bisogno, tutto questo “ne riparleremo poi”, tutto questo “le cose stanno così, pace!” non faccia per me.
Io sanguinerei, mi farei sanguinare le labbra pur di essere precisa in quello che dico e faccio.
Io, perché io so che basta una parola, una piccola parola a far piangere una persona per notti e notti intere.
Non io, io non lascio perdere.
Io cercherò di far piangere meno persone possibili, perché sono i particolari ad uccidere.

- Susanna Casciani
11 dicembre 2012 alle ore 17.11




“Come si fa a capire se è amore? Quando va tutto male, ma male male, e non si sopporta più l’altro, e lo vorremmo picchiare, lo vorremmo far sparire, lo vorremmo cambiare, lo vorremmo mandare via, via, più lontano possibile, però non lo facciamo.
Quando, per una volta, ce ne freghiamo di aver ragione e pensiamo alla nostra storia. Ci rimbocchiamo le maniche e cerchiamo di sistemare le cose. Questo è amore: finire nello schifo insieme e uscirne insieme.
Nessuno è immune alle crisi, alla scarsa sopportazione, alla noia, ai dubbi, ai problemi. Nessuno. Solo alcuni ce la fanno. Amore è resistere, fino alla fine. E’ una sfida.”

- Susanna Casciani -





"Lui era un bravo ragazzo e con me, solo con me, la sua faccia era diversa. Baciava come un ragazzo di quelli da evitare. Toccava come un ragazzo di quelli da evitare. Faceva l’amore come un ragazzo di quelli da evitare. Però era un bravo ragazzo, perché dopo certi baci mi accarezzava, dopo certe notti mi richiamava, e poi mi guardava in un modo, in quel modo in cui ti guardano quando non sanno cosa fare, cosa dire, ma capisci che vogliono solo stare con te. Noi eravamo due bravi ragazzi che facevano un sacco di cose che non si possono raccontare, insieme. Cose che non l’avresti mai detto, con quelle espressioni dolci, che ne potessimo essere capaci. Lui era un bravo ragazzo, e io, io l’ho amato tanto. Soprattutto quando fingeva di essere un duro e poi mi prendeva la mano senza accorgersene e non la lasciava più.”

Susanna Casciani




































Buona giornata a tutti :-)

www.leggoerifletto.it































venerdì 6 giugno 2014

Vuota. Ce l’hai presente una stazione vuota? - Susanna Casciani -

























Con tutti quei treni merci che passano ed è buio, in quelle ore in cui i treni per i passeggeri non ci sono, sono fermi, e allora nessuno si mette sulle panchine ad aspettare, nessuno riempie le sale d’attesa.
Vuota.
Ce l’hai presente una casa vuota?
Quando anche l’ultimo mobile e l’ultimo scatolone sono stati portati via, quando tutte le camere sono rimaste senza un legittimo proprietario, quando poi sono passati dei mesi e la polvere si insinua ovunque e fa freddo anche se fuori è caldo, e c’è un odore strano, l’odore del niente mischiato a quello che era. 
Vuota.
Ce l’hai presente una scatola vuota?
Una scatola che un tempo nascondeva lettere e segreti e poi a un certo punto quelle lettere e quei segreti sono diventati troppo “da giovani”, troppo scomodi, e allora sono stati buttati via senza nemmeno tanti rimpianti per lasciare il posto a qualcosa di più utile.
Solo che niente sembra essere utile abbastanza per prendere il posto di certi ricordi, e si capisce dopo, e allora la scatola resta vuota.
Ce l’hai presente due occhi vuoti?
Quando li guardi e non sfuggono, non si nascondono ma non parlano, non sanno parlare o forse non vogliono farlo. E allora stanno fissi su un punto che sembra avere un senso e invece non ne ha e guardano sempre lì, lì continuamente, per non riempirsi più, mai più, perché da quando sono vuoti stanno meglio, da quando sono vuoti niente più lacrime, niente più domande indiscrete e qualche “uh, come ti trovo bene! Sei in splendida forma” e ti credo, con gli occhi vuoti puoi far credere di essere chiunque, anche una persona felice ma resti sempre vuota.
Ce l’hai presente una giornata vuota?
Uno di quei giorni in cui potrebbe succedere di tutto e invece non succede niente e comunque non quel niente che rende una giornata “tranquilla”, ma quel niente che fa arrivare al momento di andare a letto e fa pensare di aver perso un giorno e ti chiedi se ti verrà mai restituito, perché insomma…non volevi, non credevi, non pensavi che passasse così velocemente e ti senti in colpa e ti sembra quasi di non esserti mai svegliato quei giorni lì.
Vuoti.
Ce l’hai presente una persona vuota?
Ci sono giorni in cui mi sento talmente vuota che dico “ti voglio bene” a tutti i miei amici, dico “ti amo” all’uomo che amo, faccio l’amore, accarezzo un po’ di più, abbraccio più forte, rido di più.
E gli altri mi guardano e pensano “com’è dolce” e io invece penso che non serve a niente, che volevo riempirmi di un corpo solido, che volevo riempirmi di qualcosa di bello e invece resto sempre
Vuota.
Vuota come una stanza in cui prima c’era una festa e poi la festa è finita, la musica è stata spenta, e resta qualche bicchiere abbandonato qua e là, il disordine, il silenzio, bottiglie vuote.
Vuote come chi un tempo era pieno di qualcosa, e poi ha perso questo qualcosa e al suo posto non sa più metterci niente di niente di niente.

- Susanna Casciani -
12 dicembre 2012 alle ore 13.43





“Noi riceviamo il nostro orientamento, la bussola per orientarci nella caotica sovrabbondanza di impressioni, da quattro funzioni.
La sensazione ci dice che qualcosa esiste; il pensiero, grosso modo, ci dice di che cosa si tratta.
Il sentimento ci dice se è piacevole o meno, se va accettato o rifiutato.
E l’intuizione … ecco, qui incominciano le difficoltà. Non sappiamo, di norma, come funziona l’intuizione. L’intuizione è una percezione che avviene per passaggi intermedi, ma a noi arriva solo il finale della lunga catena di associazioni. Dunque la mia definizione è che l’intuizione è una percezione che passa per l’inconscio.
… Il tipo intuitivo si basa su presentimenti. Ci può dare percezioni e orientamenti in situazioni in cui i nostri sensi, il nostro intelletto e il nostro sentimento non servono a nulla.
Quando si è in grave stallo, un’intuizione può indicarci la via d’uscita.
E’ una funzione importante ogni volta che dobbiamo affrontare questioni vitali che non possono essere padroneggiate con le regole o con la logica.”


In " Jung parla, interviste e incontri" (1977), a cura di William Mc Guire e R.E.C. Hull, traduzione di Adriana Bottini, Adelphi, 1977, pagg. 385/386, 425/426




Ricordi le vie per le quali siamo passati?
Sono diventate le mie arterie.

- Hamda Khamis - 


Dipinto di Alex Ruiz

Quando non sarai più parte di me
ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline,
allora il cielo sarà così bello
che tutto il mondo si innamorerà della notte.

(William Shakespeare)



Buona giornata a tutti. :-)

www.leggoerifletto.it




venerdì 9 maggio 2014

Le coglione come me...... – Susanna Casciani -

Le coglione come me, di solito, tacciono. 
Tacciono quando sono felici, perché hanno paura di disturbare le tristezza altrui. 
Tacciono quando sono tristi, perché hanno paura di rovinare un bel momento agli altri. 
Le coglione come me tacciono soprattutto quando si incazzano, quando trovano che qualcosa non sia giusto, quando si sentono schiacciate, attaccate o non comprese. 
Le coglione come me arrivano ad un certo punto in cui si guardano allo specchio e si dicono: “da oggi si cambia, da oggi non si tiene più tutto dentro”. 
E lo fanno, lo fanno sul serio. 
Dicono che sono felici e gli viene risposto: “Beata te, io ho una vita di merda.” 
Dicono che sono tristi e gli viene risposto: “Dai, via… ti passerà. Ne possiamo parlare dopo?” 
Si ribellano, provano ad esprime la propria opinione, a difendersi e cosa si sentono dire? “Oddio, stai calma! Stavo scherzando…che pesantezza!” 
O peggio: “Certo che sei una stronza eh!” 
Le coglione come me non reggono a sentirsi cattive, nemmeno per un minuto. Le coglione come me sono fatte per sfogarsi contro i muri, per abbracciare chi piange, per ridere quando qualcuno ride. 
Le coglione come me, (cercherò di non bestemmiare), si sentono in colpa per qualsiasi sentimento stiano provando. 
Cogliona. Cogliona. Cogliona.

Susanna Casciani



Sono abituata ad amarlo, 
e poi ad odiarlo,
 

e poi a rimanere incastrata tra le due cose.

(M. Robotham)


Regole per essere felici:

qualcosa da fare,
qualcuno da amare,
qualcosa in cui sperare.

- Immanuel Kant -




Ho mandato via tutte le persone che, in un modo o in un altro,
mi hanno fatto male.
Molte di loro le amavo moltissimo,
altre le amo ancora adesso.
Ma sono stanca delle spine.
Adesso voglio le rose.

-Tatiana Andena-



Buona giornata a tutti/e :-)