Secondo San Tommaso l’amicizia consiste essenzialmente in un amore scambievole tra simili: è un rapportarsi ad altri come a se stessi. "L’amore col quale uno ama se stesso è forma e radice dell’amicizia: abbiamo infatti amicizia per gli altri in quanto ci comportiamo con loro come verso noi stessi" (II-II, q. 24, a. 4).
L’amicizia si distingue sia dall’amore sia dalla carità. San Tommaso chiarisce che c’è distinzione tra amicizia e amore mostrando come non qualsiasi amore si possa chiamare amicizia: "Non un amore qualsiasi ma soltanto quello accompagnato dalla benevolenza ha natura (rationem) di amicizia: quando cioè amiamo uno così da volergli del bene. Se invece non vogliamo del bene alle cose amate, ma il loro stesso bene stesso bene lo vogliamo a noi, come quando amiamo il vino o altre cose del genere, non si ha un amore di un amore di amicizia ma di concupiscenza. Infatti è ridicolo dire che uno ha amicizia per il vino o per il cavallo. Anzi, per l'amicizia non basta neppure la benevolenza ma si richiede l’amore scambievole; poiché un amico è amico per l’amico. E tale mutua benevolenza è fondata su qualche comunanza" (II-II, q. 23, a. 1).
Ma c’è
distinzione anche tra amicizia e carità. Infatti l’ambito
dell’amicizia è più grande di quello della carità, tanto che si può dire che la
carità è una sottospecie dell’amicizia: "La carità è l’amicizia
dell’uomo con Dio principalmente e quindi con gli esseri che a Lui appartengono"
(II-II. q. 25, a. 4), e tra gli esseri che appartengono a
Dio anzitutto con gli uomini. ma poi anche con gli angeli (cfr.
II-II, q. 25. a. 10). Però solo l’uomo buono può avere
amicizia con Dio (I-II. q. 99, a. 2). e questa
amicizia esige l’obbedienza (II-II, q. 24, a. 12).
L’amicizia è anzitutto virtù di Dio nei confronti delle sue creature dotate di intelligenza. "E' dell’essenza dell’amicizia che l’amante voglia sia esaudito il desiderio dell’amato, in quanto appunto vuole il bene e la perfezione di lui; e perciò si dice che gli amici siano un medesimo cuore (Sallustio, Catil.. 20). Ora, si è visto (Libro I. c. 75) che Dio ama la sua creatura e tanto maggiormente l'ama quanto più partecipa alla sua bontà che è il primo e principale oggetto da Lui amato. Vuole pertanto che siano adempiuti i desideri della creatura ragionevole, la quale tra tutte le creature partecipa in modo perfettissimo alla bontà divina"(C. G., III. c. 95).
L'amicizia
può fondarsi o su una comunanza di vita (II-II, q. 75, a. 3) o
di beni (II-II. q. 26, a.2) oppure. sulla virtù (II-II,
q. 106, a. I, ad 3).
L’amicizia si basa essenzialmente sulla comunione e condivisione. Perciò si danno tanti tipi di amicizia, quanti sono i tipi di comunione e di condivisione. San Tommaso elenca quattro tipi di amicizia: amicizia tra consanguinei (amicitia patris et filii et aliorum consanguineorurn) fondata sulla comunione naturale dovuta alla stessa discendenza; amicizia tra "lavoratori",. fondata sulla condivisione economica, in quanto partecipano alla stessa attività produttiva; amicizia tra concittadini, in quanto partecipano alla stessa vita politica: infine amicizia tra credenti, cioè tra i cristiani: "consiste nella comunione divina grazie alla quale essi fanno parte del corpo della Chiesa o in atto o in potenza". (III Sent., d. 29, q. 1, a. 6). L‘ ultima è l'amicizia di carità (amicitia caritatis) e la si deve anche ai nemici (ibid.)
Per l’amicizia ci vuole una certa eguaglianza tra i due termini: solo una certa eguaglianza, non una perfetta eguaglianza; amicitia non requirit aequaliatem aequiparantiae, sed aequa1itatem proportionis (III Sent., d. 28, q. 1, a. 3. ad 3). Una sproporzione troppo grande tra i due termini annulla l’amicizia e la rende impossibile. Occorre quanto meno una affinità analogica. E tra l’uomo e Dio, secondo San Tommaso tale affinità (analogia) c’è, e così può affermare che "l’uomo ama naturalmente Dio di amore di amicizia. ancor più che se stesso" (III Sent.. d. 29. q. 1. a. 3).
La
sola eguaglianza però non basta: non basta che si tratti di due quaderni
uguali, di due piante uguali: occorre che tra i due termini si possa stabilire
una certa comunicazione, uno scambio. Da ciò risulta che l'uomo non
può trattare da amici gli animali o le cose e neppure le virtù o le
belle qualità: "infatti non comunicano nella nostra vita umana né quanto
all’essere né quanto all'agire; perciò non possiamo nutrire nel loro confronti
la benevolenza che si deve a un amico"
(III Sent. d. 28. q. 1, a. 2).
- Battista Mondin -
Dizionario enciclopedico del pensiero di S.Tommaso D'Aquino, Edizioni Studio Domenicano, Bologna.
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