L'altro giorno ho trovato una lettera per mia sorella che mi ero dimenticata di imbucare.
Bastava aggiornarla un po', per spedirla. Dopo «Il piccolo ormai...» ho cancellato «ha imparato a stare sul vasino» e ho scritto «finisce gli esami delle scuole superiori il mese prossimo».
E nel PS, dove avevo scritto «oggi ho trovato il primo capello bianco» ho cancellato «bianco» e ci ho scritto «nero».
Il resto della lettera andava ancora bene. «Mi sono messa a dieta perché ormai scoppio anche dalla pelle. I ragazzi sono impossibili e io mi sento sempre più fuori dalla realtà. La settimana prossima dipingerò il bagno e scriverò al resto della famiglia.» Il mio guaio è che non mi piace scrivere lettere, a meno che abbia qualcosa di veramente eccitante da raccontare.
La gente capace di scrivere lettere emozionanti o elettrizzanti mi fa soggezione.
La gente capace di scrivere lettere emozionanti o elettrizzanti mi fa soggezione.
Ho un gruppo di amici che mi scrivono solo una volta all'anno... dalla crociera. Sanno che impazzirò di invidia e mandano cartoline con paesaggi stupendi, che cominciano con «Tesoro: ti pensiamo tanto, saltando da un'isola all'altra», e finiscono con «Devo scappare. C'è un tipo che assomiglia come una goccia d'acqua a Robert Redford che mi insegue per tutta la nave».
Altri amici delle cui lettere farei volentieri a meno sono quelli che hanno i figli superdotati. Le loro missive traboccano di notizie su Roberto che ha appena vinto una borsa di studio per Harvard. (E così intelligente che per laurearsi gli basterà starsene con il sedere su una sedia e respirare per quattro anni l'aria dell'università.)
C'è anche Emy, nove anni, che vince tutte le gare di atletica leggera, si fa i vestiti da sé, ha appena venduto un articolo a Selezione e ha intenzione di passare le vacanze estive a leggere la Bibbia. E non dimentichiamo il piccolo Tom, che si alza durante la notte e si cambia i pannolini da sé. (E tu-sai-chi porta ancora le mutandine di plastica sotto la tenuta da football?)
C'è anche Emy, nove anni, che vince tutte le gare di atletica leggera, si fa i vestiti da sé, ha appena venduto un articolo a Selezione e ha intenzione di passare le vacanze estive a leggere la Bibbia. E non dimentichiamo il piccolo Tom, che si alza durante la notte e si cambia i pannolini da sé. (E tu-sai-chi porta ancora le mutandine di plastica sotto la tenuta da football?)
Quelle che veramente non posso sopportare, però, sono le persone che scrivono su carta da lettera e busta coordinate. È facile scrivere quando si ha tutto il necessario a disposizione! Per me invece è già difficile trovare un pezzo di carta senza macchie o scarabocchi, una matita e un francobollo.
Oggi nella cassetta delle lettere ho trovato una lettera di mia sorella.
Nella frase «Sono contenta che la guerra sia finita», ha cancellato la parola «guerra» e l'ha sostituita con «Natale». Dice che la loro nuova Dauphine va benissimo, poi ha cancellato Dauphine e ha scritto Toyota.
Nella frase «Sono contenta che la guerra sia finita», ha cancellato la parola «guerra» e l'ha sostituita con «Natale». Dice che la loro nuova Dauphine va benissimo, poi ha cancellato Dauphine e ha scritto Toyota.
Io e mia sorella abbiamo lo stesso carattere recessivo, il Crampo dello Scrittore.
- Erma Bombeck -
Fonte: "Se la vita è un piatto di ciliege perchè a me solo i noccioli?"
Non esiste un genitore perfetto,
quindi basta essere un genitore vero.
Il rapporto tra madre e figlio è paradossale e, per un senso, tragico. Richiede il più intenso amore da parte della madre, e tuttavia questo stesso amore deve aiutare il figlio a staccarsi dalla madre e a diventare indipendente.
- Erich Fromm -
Se tutti lo facessero
anche solo una volta al giorno...
regalare un sorriso,
regalare un sorriso,
immagini che
incredibile contagio di buon umore si espanderebbe sulla terra????
Preghiera della sera
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