domenica 18 ottobre 2020

da: "La casa degli sguardi", Daniele Mencarelli

 All’altezza della vetrata liberty stazionano due ragazzi, la madre tiene in braccio un bambino mentre il padre gioca con lui...

Quando sono a non più di un metro da loro i due genitori si voltano, e con loro il bambino. Il passo perde la cadenza, così come il respiro.

Il piccolo avrà tre anni, a parte gli occhi il suo viso non esiste. Al posto del naso, la bocca, ci sono buchi di carne rossa. Schiaccio gli occhi sul marmo del pavimento, gli sfilo a fianco senza più guardarli. 

Nel magazzino, mentre preparo il carrello, arrivo alla certezza di essere arrivato a saturazione.

Basta. Con quest’ospedale, con tutti i bambini malati, sciancati, informi, morti.

Basta. Mi fumo una sigaretta, poi un’altra, perdo tempo sperando che quei due ragazzi e il figlio sfigurato se ne siano andati. Le risate del bambino arrivano prima di tutto. Sono ancora lì. Ora però non sono da soli. Davanti a loro c’è una suora, è anziana, piegata in avanti, il suo viso sfiora quello tremendo del bambino. «Te sei il bello di mamma e papà, vero?»
Prende una manina e la bacia, lui forse per il solletico scoppia a ridere, la suora non avrà meno di ottant’anni, ha il viso paffuto, bianco come il latte.

«Allora non sei solo bello, sei pure simpatico, ti piace così?» E ripassa la manina sulla sua bocca, il mento, per il piacere di lui. Poi la suora si drizza, guarda il padre e la madre. «Ma non sentite che risata che c’ha? Questo dentro non ha l’argento, ha l’oro, l’oro vivo». Lo bacia, incurante del suo viso, di tutto.
Continuo a spingere il carrello con secchi e scopettoni. Sono stordito, non riesco a capire, decifrare. Ho visto qualcosa di umano e al tempo stesso straniero, come un rito proveniente da una terra lontanissima, non riesco dentro di me a rintracciare strumenti per tradurlo nella mia lingua.

La mattina si esaurisce dietro questa ubriacatura sobria, ho provato ogni approccio possibile, ho tentato di liquidare quel che ho visto come il delirio di una vecchia vestita di grigio, poi come il fanatismo di una suora sorda e cieca al dolore che voleva in ogni modo attestare la supremazia del suo Dio, anche di fronte a quella deturpazione, poi come lo spettacolo di una bravissima attrice che un secondo dopo, magari, nel chiuso di un cesso si sarà lavata la bocca per il bacio dato su quel viso informe.

Ma nessuna lettura riesce a colmare la distanza tra quel che ho visto e la mia logica...

Ho soltanto una certezza: quel che ho visto mi parla come se fosse una cosa nuova.

Non pensavo esistessero ancora primizie da vivere.

- Daniele Mencarelli -

da: La casa degli sguardi, Mondadori


Buona giornata a tutti. :-)