giovedì 8 ottobre 2020

La vigilanza - card. Carlo Maria Martini

Il tema è quello della vigilanza: il discepolo che attende il ritorno del Signore non si addormenta, non si lascia intorpidire dall'abitudine, si guarda continuamente intorno, con capacità di discernimento e di penetrazione.
La vigilanza e una delle virtù tipiche del discepolo del Nuovo Testamento ed è interessante, a questo proposito, la nota della Bibbia di Gerusalemme: "Vegliate: propriamente è l'astenersi dal sonno. Qui è l'atteggiamento che Gesù raccomanda a coloro che aspettano la sua venuta... La vigilanza, in questo stato di allarme, suppone una solida speranza ed esige una costante presenza di spirito che prende il nome di sobrietà.”
Possiamo allora riflettere sull'importanza dell'atteggiamento dello spirito che non si addormenta e che non si lascia inebriare od ottenebrare dalla realtà in cui vive e sul suo rapporto con la sobrietà come capacità di dominio di sé, di disciplina degli occhi, della mente, del corpo e della fantasia.
La sobrietà è certamente garanzia della capacità di preghiera, di lectio divina, di gusto dello Spirito Santo. Non a casco il Nuovo Testamento usa la parola sobrietà: propriamente vuol dire “astenersi dall' ubriachezza"e noi possiamo tradurla in “ubriacatura di immagini" che ci viene, ad esempio, dall'uso indiscriminato della televisione. 
Io credo però che lo Spirito Santo, una volta che ci saremo svegliati dall'ubriacatura televisiva, porterà molti, anche ragazzi e giovani, a prendere delle decisioni drastiche rispetto ad una realtà che attira in modo quasi magico creando un rapporto di dipendenza pericoloso.
Non si tratta, è vero, di grandi decisioni che toccano, di per sè, la fede o l'essenza della Chiesa, si tratta però di vita quotidiana che si ripercuote sulla capacità e prontezza ad accogliere la consolazione dello Spirito.

- Card. Carlo Maria Martini -



L’ uomo «nuovo» — cui la fede ha dato un occhio penetrante che vede oltre la scena e la carità un cuore capace di amare l’Invisibile — sa che il vuoto non c’è e il niente è eternamente vinto dalla divina Infinità; sa che l’universo è popolato di creature gioiose; sa di essere spettatore e già in qualche modo partecipe dell’esultanza cosmica, riverberata dal mistero di luce, di amore, di felicità che sostanzia la vita inesauribile del Dio Trino.

"Affidarsi allo Spirito significa riconoscere
che in tutti i settori arriva prima di noi,
lavora più di noi e meglio di noi;
a noi non tocca né seminarlo, né svegliarlo,
ma anzitutto riconoscerlo,
accoglierlo, assecondarlo, seguirlo.
Anche nel buio del nostro tempo,
lo Spirito c'è e non si è mai perso d'animo:
al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge,
arriva là dove mai avremmo immaginato".


- card. Carlo M. Martini -


Buona giornata a tutti. :-)