Quando i giorni diventano via via più
corti, quando, nel corso di un inverno normale cadono i primi fiocchi di neve,
timidi e sommessi si fanno strada i primi pensieri del Natale.
Questa semplice
parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può
sottrarsi. Anche coloro che professano un’altra fede e i non credenti, cui
l’antico racconto del Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa
e cercano di irradiare qua e là un raggio di gioia.
Già settimane e mesi prima
un caldo flusso di amore inonda tutta la terra. Una festa dell’amore e della
gioia, questa è la stella verso cui tutti accorrono nei primi mesi
invernali.
Ma per il cristiano e in particolare
per il cristiano cattolico essa è anche qualcos’altro.
La stella lo guida alla
mangiatoia col Bambinello, che porta la pace in terra. L’arte cristiana ce lo
pone davanti agli occhi in innumerevoli e graziose immagini, mentre antiche
melodie, da cui risuona tutto l’incantesimo dell’infanzia, lo cantano.
Nel cuore di colui che vive con la
Chiesa le campane del Rorate e i canti dell’Avvento risvegliano una
santa e ardente nostalgia, e a chi si disseta alla fonte inesauribile della
sacra liturgia il grande profeta dell’incarnazione ripete, giorno dopo giorno,
le sue grandiose esortazioni e promesse: “Stillate, cieli, dall’alto, e le nubi
piovano il Giusto! Il Signore è vicino! Adoriamolo! Vieni, Signore, e non
tardare! Esulta, Gerusalemme, sfavilla di gioia, perché viene a te il tuo
Salvatore!”.
Dal 17 al 24 dicembre le grandi antifone ‘O’ del Magnificat (O
sapienza, O Adonai, O radice di Jesse, O chiave della città di Davide, O
Oriente, O re delle nazioni) gridano con un desiderio e ardore crescente il
loro “Vieni a salvarci”. E sempre più cariche di promesse risuonano le parole:
“Ecco, tutto è compiuto” (ultima domenica di Avvento). E infine “Oggi saprete
che il Signore viene e domani contemplerete la sua gloria”.
Sì, quando la sera
gli alberi di Natale luccicano e ci si scambiano i doni, una nostalgia
inappagata continua a tormentarci e a spingerci verso un’altra luce splendente,
fintanto che le campane della messa di mezzanotte suonano e il miracolo della
notte santa si rinnova su altari inondati di luci e di fiori :
”E il Verbo si
fece carne”.
Allora è il momento in cui la nostra speranza si sente beatamente
appagata.
- Edith Stein -
Auguri per un Santo
Natale da papa Benedetto XVI
«Il saluto che corre in questi giorni sulle labbra di tutti
è “Buon Natale! Auguri di buone feste natalizie!”.
Facciamo in modo che, anche nella società attuale,
lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso, e la festa non venga assorbita
dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore.
«Il saluto che corre in questi giorni sulle labbra di tutti
è “Buon Natale! Auguri di buone feste natalizie!”.
Facciamo in modo che, anche nella società attuale,
lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso, e la festa non venga assorbita
dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore.
Certamente, i segni
esterni sono belli e importanti,
purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere
il Natale nel suo senso più vero,
quello sacro e cristiano,
in modo che anche la nostra gioia
non sia superficiale, ma profonda».
purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere
il Natale nel suo senso più vero,
quello sacro e cristiano,
in modo che anche la nostra gioia
non sia superficiale, ma profonda».
(Papa Benedetto XVI
nell'Udienza Generale
del 21 dicembre 2011, Aula Paolo VI, Vaticano)
del 21 dicembre 2011, Aula Paolo VI, Vaticano)
"Nel Natale noi incontriamo la tenerezza
e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti,
sulle nostre debolezze,
sui nostri peccati e si abbassa fino a noi.”
- Papa Benedetto XVI -
Buona giornata a tutti. :-)
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