"…Se ognuno di voi (insegnanti) sapesse che ha da
portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebbe
l'ingegno per farli funzionare.
Io vi pagherei a cottimo.
Un tanto per ragazzo che impara tutte le materie. O meglio multa per ogni ragazzo che non ne impara una.
Allora l'occhio vi correrebbe sempre su Gianni.
Cerchereste nel suo sguardo distratto l'intelligenza che Dio ci ha messa certo uguale agli altri.
Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurando il più fortunato, come si fa in tutte le famiglie.
Vi svegliereste la notte con il pensiero fisso su lui a cercar un modo nuovo di fare scuola, tagliato su misura sua.
Andreste a cercarlo a casa sua se non torna.
Non vi dareste pace, perché la scuola che perde Gianni non è degna d'essere chiamata scuola…
Un tanto per ragazzo che impara tutte le materie. O meglio multa per ogni ragazzo che non ne impara una.
Allora l'occhio vi correrebbe sempre su Gianni.
Cerchereste nel suo sguardo distratto l'intelligenza che Dio ci ha messa certo uguale agli altri.
Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurando il più fortunato, come si fa in tutte le famiglie.
Vi svegliereste la notte con il pensiero fisso su lui a cercar un modo nuovo di fare scuola, tagliato su misura sua.
Andreste a cercarlo a casa sua se non torna.
Non vi dareste pace, perché la scuola che perde Gianni non è degna d'essere chiamata scuola…
- Don Lorenzo Milani -
da: "Lettera a una professoressa"
(da Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa, Libreria ed. fiorentine, Firenze, pp 16-19)
da: "Lettera a una professoressa"
"Dopo l'istituzione della scuola media
a Vicchio arrivarono a Barbiana anche
i ragazzi di paese. Tutti bocciati naturalmente.
Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose.
Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio.
Apparentemente il problema della timidezza per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose.
Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio.
Il maestro per loro era dall'altra parte
della barricata e conveniva ingannarlo.
Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire che non c'era registro.
Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si davano le gomitate come se avessero visto un adulterio.
Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire che non c'era registro.
Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si davano le gomitate come se avessero visto un adulterio.
Comunque sul principio era l'unica materia
scolastica che li svegliasse.
Avevamo un libro di anatomia. Si chiudevano a guardarlo in un cantuccio.
Due pagine erano tutte consumate.
Avevamo un libro di anatomia. Si chiudevano a guardarlo in un cantuccio.
Due pagine erano tutte consumate.
Più tardi scoprirono che son belline anche le
altre. Poi si accorsero che è bella anche la storia.
Qualcuno non s'è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa scuola ai più piccini, è diventato come noi.
Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un'altra volta.
Qualcuno non s'è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa scuola ai più piccini, è diventato come noi.
Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un'altra volta.
Delle bambine di paese non ne venne neanche
una. Forse era la difficoltà della strada. Forse la mentalità dei
genitori.
Credono che una donna possa vivere anche con
un cervello di gallina. I maschi non le chiedono di essere intelligente.
E' razzismo anche questo. Ma su questo punto
non abbiamo nulla da rimproverarvi. Le bambine le
stimate più voi che i loro genitori.
Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e
settanta, umiliato, adulto. I professori l'avevano giudicato un cretino.
Volevano che ripetesse la prima per la
terza volta.
Gianni aveva 14 anni. Svagato, allergico di
natura. I professori l'avevano sentenziato un delinquente. E non
avevano tutti i torti, ma non è un motivo per levarselo di torno.
Né l'uno né l'altro avevano intenzione di
ripetere. Erano ridotti a desiderare l'officina. Sono venuti da noi
solo perché noi ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo
nella classe giusta per la sua età.
Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda.
E' stata la prima soddisfazione scolastica della loro povera vita.
Sandro se ne ricorderà per sempre.
Gianni se ne ricorda un giorno sì e uno
no.
La seconda soddisfazione fu di cambiare
finalmente programma.
Voi li volevate tenere fermi alla ricerca
della perfezione. Una perfezione che è assurda perché il ragazzo sente le
stesse cose fino alla noia e intanto cresce. Le cose restano le stesse, ma
cambia lui. Gli diventano puerili tra le mani.
Per esempio in prima gli avreste detto
riletto per la seconda o terza volta la Piccola Fiammiferaia e la neve che
fiocca fiocca fiocca. Invece in seconda ed in terza leggete roba scritta
per adulti.
Gianni non sapeva mettere l'acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese.
Gianni non sapeva mettere l'acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese.
Qualche sera andava col babbo alla sezione
comunista o alle sedute del Consiglio Comunale.
Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull'ultima guerra si teneva quattro ore senza respirare.
Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull'ultima guerra si teneva quattro ore senza respirare.
A geografia gli avreste fatto l'Italia per la
seconda volta. Avrebbe lasciato la scuola senza aver sentito rammentare
tutto il resto del mondo.
Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo
per leggere il giornale.
Sandro in poco tempo s'appassionò a tutto. La mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A giugno il “cretino”; si presentò alla licenza e vi toccò passarlo.
Sandro in poco tempo s'appassionò a tutto. La mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A giugno il “cretino”; si presentò alla licenza e vi toccò passarlo.
Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era
uscito analfabeta e con l'odio per i libri.
Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto.
Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto.
Ma agli esami una professoressa gli disse: -
perché vai a scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere? -
Lo so anch'io che il Gianni non si sa esprimere.
Lo so anch'io che il Gianni non si sa esprimere.
Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima
voi che l'avete buttato fuori di scuola l'anno prima.
Bella cura la vostra.
Bella cura la vostra.
Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia
lingua corretta. Le lingue le
creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all'infinito.
I ricchi le
cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per
bocciarlo.
Voi dite che Pierino del dottore scrive bene.
Per forza, parla come voi.
Appartiene alla ditta.
Invece la lingua che parla e scrive Gianni è
quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla.
E il babbo serio: - Non si dice lalla, si dice aradio -
Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari
a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma
intanto non potete cacciarlo dalla scuola.
"Tutti i cittadini sono uguali senza
distinzione di lingua."
L'ha detto la Costituzione pensando a
lui."
(da Lorenzo Milani, Lettera ad una professoressa, Libreria ed. fiorentine, Firenze, pp 16-19)