Il progresso tecnico, segnatamente nel campo
dei trasporti e delle comunicazioni, ha reso la vita dell’uomo più
confortevole, ma anche più concitata, a volte convulsa.
Le città sono quasi
sempre rumorose: raramente in esse c’è silenzio, perché un rumore di fondo
rimane sempre, in alcune zone anche di notte.
Negli ultimi decenni, poi, lo
sviluppo dei media ha diffuso e amplificato un fenomeno che già si profilava
negli anni Sessanta: la virtualità che rischia di dominare sulla realtà.
Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera.
Sempre più, anche senza accorgersene, le persone sono immerse in una dimensione virtuale, a causa di messaggi audiovisivi che accompagnano la loro vita da mattina a sera.
I più giovani, che sono nati già in questa condizione, sembrano
voler riempire di musica e di immagini ogni momento vuoto, quasi per paura di
sentire, appunto, questo vuoto.
Si tratta di una tendenza che è sempre
esistita, specialmente tra i giovani e nei contesti urbani più sviluppati, ma
oggi essa ha raggiunto un livello tale da far parlare di mutazione
antropologica.
Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in
silenzio e in solitudine. […] ritirandosi nel silenzio e nella solitudine,
l’uomo, per così dire, si “espone” al reale nella sua nudità, si espone a quell’apparente
“vuoto” cui accennavo prima, per sperimentare invece la Pienezza, la presenza
di Dio, della Realtà più reale che ci sia, e che sta oltre la dimensione
sensibile.
È una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto.
È una presenza percepibile in ogni creatura: nell’aria che respiriamo, nella luce che vediamo e che ci scalda, nell’erba, nelle pietre… Dio, Creator omnium, attraversa ogni cosa, ma è oltre, e proprio per questo è il fondamento di tutto.
- papa Benedetto XVI -
Omelia, Chiesa della Certosa di Serra San Bruno, 9 ottobre 2011
Bisogna imparare
a stare soli,
solo così si può
imparare a stare
con gli altri,
altrimenti ci stai perché
ne hai bisogno.
Bisogna fare a scuola
un’ora di insegnamento
alla solitudine,
imparare a bastarsi.
Il silenzio è mitezza
quando non rispondi alle offese
quando non reclami i tuoi diritti
quando lasci la tua difesa a Dio.
Il silenzio è Misericordia
quando non infierisci sulle colpe dei fratelli
quando dimentichi senza frugare nel passato
quando il tuo cuore non condanna, ma perdona.
Il silenzio è pazienza
quando soffri senza lamentarti
quando non cerchi di esser consolato, ma consoli
quando attendi che il seme germogli lentamente.
Il silenzio è umiltà
quando accogli nel segreto il dono di Dio
quando non opponi la resistenza all’arroganza
quando lasci ad altri la gloria e il merito.
Il silenzio è fede
quando ti fermi a contemplare il Suo volto
quando ascolti la sua presenza nella bufera
quando taci, perchè egli parla al tuo cuore.
Il silenzio è adorazione
quando non chiedi il “perchè” nella prova
quando t’immergi nella sua Volontà
quando dici: “Tutto è compiuto”.