Il silenzio di Dio
L’incontro fra Dio e noi nell’orazione continua parte sempre dal silenzio. Dobbiamo imparare a distinguere due generi di silenzio: il silenzio di Dio e il nostro silenzio interiore.
Anzitutto il silenzio di Dio, spesso più difficile
da sopportare del suo rifiuto, quel silenzio assente di cui già abbiamo detto.
In secondo luogo, il silenzio dell’uomo, più fecondo del nostro parlare, in una
comunione più stretta con Dio di quella mediata da qualsiasi parola.
Il silenzio di Dio di fronte alla nostra preghiera può durare solo per un attimo, o può sembrare che vada avanti all’infinito.
Il silenzio di Dio di fronte alla nostra preghiera può durare solo per un attimo, o può sembrare che vada avanti all’infinito.
Cristo restò in silenzio
di fronte alle suppliche della cananea, e questo lo condusse a raccogliere
tutta la propria fede, la speranza e l’amore umano per offrirli a Dio, per far
sì che egli potesse estendere i confini del suo regno al di là del popolo
eletto.
Il silenzio di Cristo suscitò quindi la risposta della donna, la fece
crescere di qualità.
E Dio può fare lo stesso nei nostri riguardi, con silenzi di maggiore o minore durata, che chiamano a raccolta le nostre forze e la nostra fedeltà e ci conducono a un rapporto più profondo con lui rispetto a quello che si sarebbe potuto realizzare se la via fosse stata facile.
E Dio può fare lo stesso nei nostri riguardi, con silenzi di maggiore o minore durata, che chiamano a raccolta le nostre forze e la nostra fedeltà e ci conducono a un rapporto più profondo con lui rispetto a quello che si sarebbe potuto realizzare se la via fosse stata facile.
Ma a volte il silenzio per noi
assume il suono tetro dell’irrevocabile.
- Anthony Bloom -
Il silenzio della sequela
La sequela inizia con il silenzio e l’ascolto.
Quando ascoltiamo qualcuno,
pensiamo di essere in silenzio perché non parliamo; ma le nostre menti
continuano a lavorare, le nostre emozioni reagiscono, la nostra volontà si
schiera pro o contro quel che stiamo ascoltando; possiamo anche spingerei
oltre, in pensieri e sentimenti che ronzano nella testa e che nulla hanno a che
vedere con quello che viene detto. Questo non è il silenzio di cui la sequela
ha bisogno.
Il vero silenzio al quale dobbiamo tendere come punto di partenza è un riposo totale della mente, del cuore e della volontà, il silenzio totale di tutto ciò che è in noi, compreso il nostro corpo, di modo che possiamo essere pienamente consapevoli delle parole che stiamo udendo, completamente all’erta e tuttavia nella quiete più totale.
Il silenzio di cui sto parlando è il silenzio della sentinella che monta la guardia in un momento critico: vigile, immobile, con lo sguardo fisso e tuttavia attenta a ogni suono, a ogni movimento.
Il vero silenzio al quale dobbiamo tendere come punto di partenza è un riposo totale della mente, del cuore e della volontà, il silenzio totale di tutto ciò che è in noi, compreso il nostro corpo, di modo che possiamo essere pienamente consapevoli delle parole che stiamo udendo, completamente all’erta e tuttavia nella quiete più totale.
Il silenzio di cui sto parlando è il silenzio della sentinella che monta la guardia in un momento critico: vigile, immobile, con lo sguardo fisso e tuttavia attenta a ogni suono, a ogni movimento.
Questo silenzio di attesa è il
primo requisito della sequela, e non lo si ottiene senza un certo sforzo.
Richiede da parte nostra che alleniamo l’attenzione, il corpo, la mente e le
emozioni, perché ogni cosa sia mantenuta completamente e perfettamente in
ordine.
- Anthony Bloom -
(1914 – 2003) Da “La preghiera giorno dopo giorno” , Gribaudi Editore.
“Perdonare ai propri nemici è
la prima, la più elementare caratteristica del cristiano; se non l’abbiamo non
siamo affatto cristiani”
- Anthony Bloom -