Il Sabato Santo è il terzo e ultimo giorno del Triduo
Pasquale.
Il culto cristiano celebra il mistero della discesa agli inferi del Signore
Gesù dopo la Sua morte, avvenuta il giorno precedente alle tre del pomeriggio.
Gesù discese dopo la sua morte agli inferi con la sua divinità e con la sua
anima umana, ma non con il suo corpo, che incorrotto per azione dello Spirito
Santo, riposava nella tomba.
Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua
anima nella dimora dei morti.
Ma Lui vi è disceso come Dio e ha liberato gli
spiriti buoni che vi si trovavano prigionieri aprendo loro il Paradiso.
Infatti tutti quelli che vi si trovavano erano privati della visione di Dio in
quanto, nell'attesa del Redentore, questa era la sorte di tutti i morti,
cattivi o giusti.
Ottiene con tale discesa la sua vittoria sulla morte e sul diavolo.
Si legge nel Catechismo cattolico che Gesù, «l'Autore della vita», ha ridotto
«all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il
diavolo», liberando «così tutti quelli che per timore della morte erano
soggetti a schiavitù per tutta la vita».
Compiuta tale missione, la divinità e l'anima di Gesù si ricongiungono al Corpo
nel sepolcro: e ciò costituisce il mistero della resurrezione, centro della
fede di tutti i Cristiani.
Nei giorni del venerdì e del sabato santo, la Chiesa non celebra alcuna messa e l'Eucarestia non è conservata nel Tabernacolo, che è spalancato, per simboleggiare che Gesù oggi non è nel mondo.
Sono i giorni del digiuno nei quali lo Sposo le è tolto (Mt 9,15). Il sabato santo, la Chiesa si ferma presso il sepolcro del Signore, meditandone la passione e morte, segno efficace di un Amore che non conobbe limiti (“li amò – dice san Giovanni – sino alla fine”: Gv 13,1),
Sempre in segno di lutto le luci e le candele sono spente, gli altari sono spogli, senza fiori e paramenti, le campane mute. In molte chiese rimane esposta la Croce, simbolo di Salvezza dalla morte eterna, per tutti coloro che credono.
Ci si prepara però a celebrare, nella notte, la grande Veglia pasquale, “madre di tutte le veglie” (sant’Agostino).
Questa, per una tradizione antichissima, è “la notte di veglia in onore del Signore” (Es 12,42). I fedeli porteranno in mano la fiaccola – secondo l’ammonizione del Maestro (Lc 12,35ss) – per somigliare a coloro che, fedeli al vangelo, attendono vigili il ritorno del Signore.
- Felice Accrocca -
Arcivescovo di Benevento
La celebrazione del lucernario iniziale è
particolarmente suggestiva: la chiesa è vuota, completamente al buio; le
tenebre, discese sulla terra durante le ultime ore di vita del Salvatore,
sembrano prevalere. Fuori della chiesa è acceso un fuoco divampante, dal quale
il sacerdote accenderà il nuovo cero pasquale. Dopo il saluto, il sacerdote
rivolge un’esortazione ai presenti, quindi benedice il fuoco con queste parole:
“O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della
tua gloria, benedici questo fuoco nuovo. Fa’ che le feste pasquali accendano in
noi il desiderio del cielo, e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa
dello splendore eterno. Per Cristo nostro Signore”.
C’è una scena nel Vangelo che anticipa in maniera
straordinaria il silenzio del Sabato santo e appare quindi ancora una volta
come il ritratto del nostro momento storico. Cristo dorme in una barca che,
sbattuta dalla tempesta, sta per affondare.
Il profeta Elia aveva una volta
irriso i preti di Baal, che inutilmente invocavano a gran voce il loro dio
perché volesse far discendere il fuoco sul sacrificio, esortandoli a gridare
più forte, caso mai il loro dio stesse a dormire. Ma Dio non dorme realmente?
Lo scherno del profeta non tocca alla fin fine anche i credenti del Dio di
Israele che viaggiano con lui in una barca che sta per affondare?
Dio sta a
dormire mentre le sue cose stanno per affondare, non è questa l’esperienza
della nostra vita?
La Chiesa, la fede, non assomigliano a una piccola barca
che sta per affondare, che lotta inutilmente contro le onde e il vento, mentre
Dio è assente?
I discepoli gridano nella disperazione estrema e scuotono il
Signore per svegliarlo, ma egli si mostra meravigliato e rimprovera la loro
poca fede. Ma è diversamente per noi? Quando la tempesta sarà passata, ci
accorgeremo di quanto la nostra poca fede fosse carica di stoltezza. E
tuttavia, o Signore, non possiamo fare a meno di scuotere te, Dio che stai in
silenzio e dormi, e gridarti: svegliati, non vedi che affondiamo?
Destati, non
lasciar durare in eterno l’oscurità del Sabato santo, lascia cadere un raggio
di Pasqua anche sui nostri giorni, accompàgnati a noi quando ci avviamo
disperati verso Emmaus perché il nostro cuore possa accendersi alla tua
vicinanza.
Tu che hai guidato in maniera nascosta le vie di Israele per essere
finalmente uomo con gli uomini, non ci lasciare nel buio, non permettere che la
tua parola si perda nel gran sciupio di parole di questi tempi.
Signore, dacci
il tuo aiuto, perché senza di te affonderemo.
Amen.
Amen.
- papa Benedetto XVI -
da: Meditazioni sul Sabato Santo
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