giovedì 13 aprile 2017

Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi (II sec.), vescovo


Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen» (Gal 1, 5 ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente attraverso il corpo soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.
Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue.
Egli è colui che coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il faraone. Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia, come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.
Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè, e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.
Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnello senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.
Icona di Cristo Pantocratore, V sec. Monastero di Santa Caterina nel Sinai, Egitto.

Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi (II sec.), vescovo
(Capp. 65-67; SC 123, 95-101)



Giovedì Santo

Parole potenti questa sera. Gesù sa che è l'ora. Sa che il Padre gli ha dato tutto. Sa che viene da lui e a Dio ritorna. La piena comunione col Padre è la fonte della sua pace, anche nell'ora dell'angoscia. Si parla di morte dicendo che tutto "passa al Padre", facendo Pasqua.
Giovanni non riporta l'Ultima Cena, ma la lavanda dei piedi .
Il gesto è quello del servo. Perciò Pietro si oppone. Però è soprattutto, un gesto che purifica e libera, infinitamente misericordioso. 
Una misericordia divina data a tutti, anche a Giuda, citato in modo anonimo alla fine. Anche a lui che lo tradiva Gesù lava i piedi; il suo perdono è più forte di ogni nostra infedeltà, di ogni nostro tradimento. 
Per lavare i piedi Gesù prima si toglie le vesti e poi le riprende. Penso alla sua spogliazione sulla croce e alla gloria che lo riveste nella resurrezione. 
È l'abbassamento che precede l'innalzamento, l'umiliazione prima della signoria manifesta e gloriosa.

- don Tonino Bini




Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da usare per tutto l’anno per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. 
A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, morte e Resurrezione. 
Nel tardo pomeriggio c’è la celebrazione della Messa in “Cena Domini”, cioè la ‘Cena del Signore’. Non è una cena qualsiasi, è l’Ultima Cena che Gesù tenne insieme ai suoi Apostoli, importantissima per le sue parole e per gli atti scaturiti; tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa degli ‘Azzimi’, chiamata Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace. 






"Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri.
Riempi di amicizie discrete la loro solitudine.
Rendili innamorati della terra e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze.
Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna.
Ristora la loro stanchezza, perchè non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro.
Liberali dalla paura di non farcela più.
Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze.
Dal Loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza.
Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano.
Fa' risplendere di gioia i loro corpi.
Rivestili di abiti nuziali.
E cingili con cinture di luce.
Perchè, per essi e per tutti, lo Sposo non tarderà.

( + Tonino Bello )



Buon Giovedì Santo :-)