"Si chiama speranza questa cosa che è l’unica cosa
che i nostri figli ci chiedono."
"Tutto il segreto, tutta la meraviglia, tutta la
bellezza dell’educazione sta in questo: che un figlio possa guardare suo padre
e sua madre e sentire che c’è una promessa di bene nella vita di cui il padre e
la madre sono testimonianza.
Una promessa che lo incoraggia, che lo tiene su, che lo fa camminare speditamente, che lo tira fuori dalle sabbie mobili di un’incertezza che invece è la malattia del secolo: l’incertezza, l’insicurezza, una paura della realtà.
E perciò, inevitabilmente, una cattiveria.
Quante volte ce lo siamo ricordati: non si può rimanere a lungo tristi senza diventare cattivi, senza cedere a quell’istintività che spinge a diventare cattivi.
Che cosa dunque aiuta l’uomo a governare la propria istintività? L’educazione!
Anni e anni di educazione paziente, cioè di un paziente lavoro per cui uno arriva a diciott’anni e ha visto tanto bene che gli è più facile praticare la virtù, come diceva il buon Dante:
«Quella cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda».
La virtù, essere virtuosi, essere buoni è possibile se si è molto felici; solo se si è molto felici si può provare a essere buoni.
È un lavoro lungo e paziente: il problema non è insistere con l’altro perché sia buono, l’altro è quel che è, esattamente come noi; bisogna insistere nel farlo felice, bisogna insistere non nel chiedergli questo e quello, non nelle regole che pure sono necessarie, ma nella testimonianza di un bene grande.
Perché un cuore felice governa di più la propria istintività, governa di più la propria capacità di male; conosce di più, governa di più la propria libertà.
Bisogna accompagnarsi in questa testimonianza di bene.
«Figlio mio, fai quello che ti dico perché io e la mamma e i nostri amici facciamo queste cose per essere felici come appunto siamo oggi».
Questa è la questione: poter guardare negli occhi i propri figli e – senza bisogno di discorsi, senza bisogno di dirlo – far vedere un bene grande, un bene possibile, una positività vissuta.
Si chiama speranza questa cosa che è l’unica cosa che i nostri figli ci chiedono."
Una promessa che lo incoraggia, che lo tiene su, che lo fa camminare speditamente, che lo tira fuori dalle sabbie mobili di un’incertezza che invece è la malattia del secolo: l’incertezza, l’insicurezza, una paura della realtà.
E perciò, inevitabilmente, una cattiveria.
Quante volte ce lo siamo ricordati: non si può rimanere a lungo tristi senza diventare cattivi, senza cedere a quell’istintività che spinge a diventare cattivi.
Che cosa dunque aiuta l’uomo a governare la propria istintività? L’educazione!
Anni e anni di educazione paziente, cioè di un paziente lavoro per cui uno arriva a diciott’anni e ha visto tanto bene che gli è più facile praticare la virtù, come diceva il buon Dante:
«Quella cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda».
La virtù, essere virtuosi, essere buoni è possibile se si è molto felici; solo se si è molto felici si può provare a essere buoni.
È un lavoro lungo e paziente: il problema non è insistere con l’altro perché sia buono, l’altro è quel che è, esattamente come noi; bisogna insistere nel farlo felice, bisogna insistere non nel chiedergli questo e quello, non nelle regole che pure sono necessarie, ma nella testimonianza di un bene grande.
Perché un cuore felice governa di più la propria istintività, governa di più la propria capacità di male; conosce di più, governa di più la propria libertà.
Bisogna accompagnarsi in questa testimonianza di bene.
«Figlio mio, fai quello che ti dico perché io e la mamma e i nostri amici facciamo queste cose per essere felici come appunto siamo oggi».
Questa è la questione: poter guardare negli occhi i propri figli e – senza bisogno di discorsi, senza bisogno di dirlo – far vedere un bene grande, un bene possibile, una positività vissuta.
Si chiama speranza questa cosa che è l’unica cosa che i nostri figli ci chiedono."
- Franco Nembrini -
da: " Di padre in figlio.
Conversazioni sul rischi di educare"
«Non ho bisogno di insegnare qualcosa ai bambini: sono loro che, stando in un ambiente favorevole, mi insegnano.»
- Maria Montessori -
«Le nostre scuole dimostrano che i bambini di età diverse si aiutano a vicenda. Ci sono molte cose che nessun maestro può trasmettere ad un bambino di tre anni, ma un bambino di cinque anni può farlo con facilità.»
"Ci sono giornate,che i pensieri ti fanno cosi male,
che l'unica cosa che vorresti è un abbraccio.
Perché l'abbraccio è come l'acqua, ti disseta..."
«Non ho bisogno di insegnare qualcosa ai bambini: sono loro che, stando in un ambiente favorevole, mi insegnano.»
- Maria Montessori -
«Le nostre scuole dimostrano che i bambini di età diverse si aiutano a vicenda. Ci sono molte cose che nessun maestro può trasmettere ad un bambino di tre anni, ma un bambino di cinque anni può farlo con facilità.»
- Maria Montessori -
"Ci sono giornate,che i pensieri ti fanno cosi male,
che l'unica cosa che vorresti è un abbraccio.
Perché l'abbraccio è come l'acqua, ti disseta..."
Buona giornata a tutti. :-)