Il patrimonio culturale della Chiesa non potrà sfuggire
alla generale decadenza della tradizione e là dove esso ancora sussisterà sarà
assalito da molti problemi. Ma per quanto concerne il dogma, è essenziale alla
sua natura il sopravvivere ad ogni mutamento di tempi, poiché esso è fondato
nel sovratemporale; si può tuttavia supporre che di esso si avvertirà in modo
particolare il carattere di guida della vita.
Quanto più il cristianesimo si
affermerà di nuovo come cosa non spontanea ed automatica, e si distinguerà
decisamente dalla dominante concezione non-cristiana della vita, tanto più
emergerà nettamente nel dogma, accanto all’ elemento teoretico, quello pratico
ed esistenziale.
Non c’è certamente bisogno che io sottolinei che non intendo
con ciò alcuna «modernizzazione»; nessuna attenuazione qualsiasi né di
contenuto, né di valore. Al contrario il carattere di incondizionata
assolutezza della sua espressione e del suo imperativo si accentueranno più
fortemente.
E in questa assolutezza si avvertiranno la definizione
dell’esistenza e l’orientamento della condotta.
Così la fede sarà capace di resistere nel pericolo.
Nel
rapporto con Dio emergerà decisamente l’elemento dell’obbedienza. Obbedienza
pura, la quale sa che si tratta delle cose supreme, che solo per l’ubbidienza
possono realizzarsi. Non perché l’uomo sia «eteronomo», ma perché Dio è santità
assoluta.
Un atteggiamento assolutamente non-liberale dunque, orientato con
assolutezza verso l’assoluto, ma nella libertà, e per questo distinto da tutte
le violenze.
Questa assolutezza non è una resa alla forza fisica o psichica del
comando: ma l’uomo per essa accoglie nel suo atto la qualità del comando
divino.
E questo suppone la maturità del giudizio e la libertà dell’opzione.
Ed una fiducia che solo qui è possibile. Non fiducia in
un ordine razionale del tutto, o in un principio ottimistico di benevolenza, ma
in Dio, nella sua realtà e nella sua azione, in Dio, che è all’ opera ed agisce.
Se non sbaglio, l’Antico Testamento va assumendo un significato particolare:
esso mostra il Dio vivente, che spezza e irrompe sia attraverso l’incantesimo
mitico del mondo sia attraverso le potenze politiche pagane della terra, e
l’uomo credente che, accettando l’Alleanza, si ricollega a questa azione di
Dio.
E si comprenderà l’importanza di questo.
Quanto più crescono le forze
anonime, tanto più la «vittoria che vince il mondo» [1 Gv. 5,4], la fede,
si attua in una conquista di libertà, nell’accordo della libertà donata
all’uomo e della libertà creatrice di Dio.
E nella fiducia in ciò che Dio fa
non soltanto nel suo operare, ma nel suo agire.
È singolare questo
presentimento di possibilità divine, in mezzo alla crescente oppressione del
mondo!
Questo incontro di assolutezza e di personalità, di
incondizionatezza e di libertà, renderà il credente capace di resistere, senza
luogo e senza rifugio, e di riconoscere la direzione. Lo renderà capace di
accedere ad un rapporto diretto con Dio, attraverso tutte le situazioni della
violenza e del pericolo; e di rimaner persona vivente nella crescente
solitudine del mondo futuro, solitudine proprio in mezzo alle masse ed alle
organizzazioni.
Se comprendiamo esattamente i testi escatologici della
Sacra Scrittura, la fiducia ed il coraggio formeranno il carattere proprio
della fine dei tempi. L’ambiente della cultura cristiana, l’appoggio della
tradizione perderanno vigore.
Questo sarà uno degli elementi di quello
scandalo, del quale è detto che «se fosse possibile, anche gli eletti vi
soccomberebbero» (Mt. 24, 24).
La solitudine nella fede sarà tremenda.
L’amore
scomparirà dalla condotta generale (Mt. 24, 12).
Non sarà più compreso, e
diverrà tanto più prezioso, nel suo passare da un solitario ad un altro
solitario: forza del cuore che discende immediatamente dall’ amore di Dio, quale
si è rivelato in Cristo. Forse si farà una esperienza tutta nuova in questa
carità: della sua sovrana originalità, della sua indipendenza dal mondo, del
mistero del suo supremo perché.
Forse la carità acquisterà una profondità
d’intimità mai prima esistita. Qualche cosa di ciò che si esprime in
quelle parole che sono la chiave a comprendere il messaggio di Gesù sulla
Provvidenza: che le cose si trasformano per l’uomo che ha come suo primo
pensiero la volontà ed il Regno di Dio (Mt. 6, 33).
Questo carattere escatologico si rileverà, io penso,
nel futuro atteggiamento religioso. Non intendiamo con ciò annunciare alcuna
facile Apocalisse. Nessuno ha il diritto di dire che la fine si avvicina,
quando Cristo stesso ha dichiarato che solo il Padre conosce le cose della fine
(Mt. 24, 36).
E se qui si parla di un avvicinarsi alla fine, lo si intende in
senso essenziale, non temporale: la nostra esistenza giunge al traguardo della
opzione assoluta e delle sue conseguenze: delle possibilità più alte e dei
pericoli estremi.
don Romano Guardini
La fine dell’epoca moderna, Morcelliana, Brescia, 1984
“...L'uomo deve riconoscere
la piena misura delle proprie responsabilità ed assumerla. Ma per poter far
questo, deve riconquistare il giusto rapporto con la verità delle cose, con le
esigenze del suo io più profondo, infine con Dio. Altrimenti soccomberà al suo
proprio potere e quella "catastrofe globale", diverrà
inevitabile..."
don Romano Guardini
"Si costituisce una forma di vita non cristiana,
anzi per molti aspetti anti-cristiana,
che si impone in modo così conseguente da apparire normale; e sembra un abuso l’esigenza
della Chiesa che vuole che la vita sia determinata dalla rivelazione.
Lo stesso credente accetta questa situazione quando pensa che le cose della religione costituiscano un settore a sé (…).
Lo stesso credente accetta questa situazione quando pensa che le cose della religione costituiscano un settore a sé (…).
La conseguenza è che da un lato si afferma
una esistenza profana, autonoma, staccata da influenze cristiane
dirette, e dall’ altro nasce un cristianesimo che imita in uno strano modo
questa autonomia".
Romano Guardini, La fine dell’epoca moderna, Morcelliana, Brescia 1984
Romano Guardini, La fine dell’epoca moderna, Morcelliana, Brescia 1984
"Il mondo moderno, lo spirito moderno, laico,
positivista e ateo, credono di essersi liberati di Dio e in realtà, per chi
vuole oltrepassare le formule, mai l’uomo è stato tanto imbarazzato da Dio.
Quando l’uomo si trovava in presenza degli dei, poteva più nettamente rimanere uomo. Essendo Dio al proprio posto di Dio, il nostro uomo poteva rimanere al proprio posto di uomo. Con una ironia veramente amara, è proprio nell’ età in cui l’uomo crede di essersi sbarazzato di tutti gli dei
che lui stesso non si mantiene più al suo posto di uomo, e che, al contrario, si trova ingombrato da tutti gli dei. Di fronte allo zero-Dio il vecchio orgoglio fa il suo lavoro, lo spirito umano ha perso il suo equilibrio, la bussola è impazzita"
Charles Péguy, "Zangwill"
Quando l’uomo si trovava in presenza degli dei, poteva più nettamente rimanere uomo. Essendo Dio al proprio posto di Dio, il nostro uomo poteva rimanere al proprio posto di uomo. Con una ironia veramente amara, è proprio nell’ età in cui l’uomo crede di essersi sbarazzato di tutti gli dei
che lui stesso non si mantiene più al suo posto di uomo, e che, al contrario, si trova ingombrato da tutti gli dei. Di fronte allo zero-Dio il vecchio orgoglio fa il suo lavoro, lo spirito umano ha perso il suo equilibrio, la bussola è impazzita"
Charles Péguy, "Zangwill"
...E per dire la verità, se cerco di
immaginare un po' come sarà in Paradiso, mi sembra sempre il tempo della mia
giovinezza, della mia infanzia. Così, in questo contesto di fiducia, di gioia e
di amore eravamo felici e penso che in Paradiso dovrebbe essere simile a come
era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare "a casa",
andando verso l'"altra parte del mondo".
papa Benedetto XVI - dalla "Festa delle Testimonianze" Parco di Bresso Milano 02 giugno 2012
papa Benedetto XVI - dalla "Festa delle Testimonianze" Parco di Bresso Milano 02 giugno 2012